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Arrivano le trimestrali, mentre Trump si affloscia
10/10/2016

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La scorsa settimana è stata, per i mercati azionari principali, molto incerta, priva di direzionalità e scarsa di spunti previsionali. La lateralità prosegue dappertutto senza grandi emozioni che non si esauriscano nel breve spazio di qualche ora. Ha fatto sensazione il flash crash della sterlina, capitato nella notte tra giovedì e venerdì scorso, quando i mercati erano particolarmente deserti. Una bordata di vendite che ha frantumato il supporto ed innescato una pioggia di stop loss automatici, fino a far perdere alla sterlina contro il dollaro oltre il 6%, che per i cambi è una percentuale enorme. Poi, come d’incanto, in pochi minuti è stato recuperato gran parte dello scivolone, come se nulla fosse successo.

I giornali si sono sbizzarriti a cercare il colpevole ed avanzare mille ipotesi. Credo che si tratti di fulmini speculativi orchestrati da qualche grosso operatore che ha fatto razzia degli stop loss dei piccoli trader, spennandoli quando l’attacco era più semplice. Chiamerei “terrorismo speculativo” queste azioni predatorie che siamo destinati a vedere sempre più spesso, dato che la speculazione di medio periodo è ora di fatto impedita dalla manipolazione dei mercati ad opera delle banche centrali, che hanno narcotizzato i mercati con i tassi a zero. I grossi istituzionali reagiscono andando a raccattare rendimento dalla piccola manipolazione consentita dalle loro dimensioni, che non sono quelle di una banca centrale, ma sono certo più grandi di quelle dei semplici trader fai da te. Questi ultimi si trovano nella morsa e vengono massacrati, come il classico idiota della scenetta da cabaret, che prende schiaffi dal compagno di destra e da quello di sinistra.

Al di là di questi fenomeni di piccola manipolazione, segnalo che invece che sul fronte della grande manipolazione delle banche centrali, dopo le voci che la BCE stava studiando come interrompere il QE, che avevano preoccupato la speculazione rialzista, venerdì è arrivata l’importante smentita nientemeno che da parte del n. 1 Mario Draghi. Terrorizzato dalla possibilità che i mercati credessero alle voci, ha approfittato della prima occasione pubblica (la Riunione del FMI) per confermare autorevolmente che il QE durerà almeno fino a marzo 2017 ed oltre, se necessario. Una rassicurazione che potrebbe portare forse  po’ di spinta verso il ritorno in negativo dei rendimenti del Bund tedesco, che in seguito alle voci erano tornati in positivo, e magari un sostegno anche all’azionario.

Oltre a Draghi, a favorire un po’ di rialzo dei mercati azionari, potrebbe contribuire nei prossimi giorni la debacle di Donald Trump, che si sta consumando in questi giorni e che sembra spianare la strada verso la Casa Bianca ad Hillary Clinton.

Gli avvenimenti degli ultimi giorni stanno risolvendo definitivamente e con un certo anticipo la sfida americana. Una sfida che preoccupava i mercati, che tifano per Hillary Clinton,  da quando i problemi di salute della candidata democratica sembravano favorire il recupero del miliardario sbruffone.

Ma le principali testate giornalistiche americane , che hanno deciso in grandissima parte di sostenere Hillary, chi per scelta convinta, chi per interesse, chi come male minore, stanno passando al setaccio da giorni la ricca collezione di performance discutibili offerta negli anni da Donald Trump e stanno riesumando, per rimbalzarglielo in faccia, gran parte del fango che lui, facendo ampio uso delle parole in libertà nei vari show a cui ha partecipato, ha buttato su donne, minoranze etniche ed emarginati, a cui oggi ha la faccia tosta di chiedere il voto.

Sono ormai molti i notabili del partito repubblicano, tra cui addirittura il suo candidato vice-presidente Pence, che non riescono più a nascondere l’imbarazzo per il personaggio e non si lasciano convincere dalle scuse che Trump balbetta in tv, che assomigliano a quelle del marito scoperto dalla moglie con una bionda nel letto: “Cara… non è come sembra…”.

A questo punto le 4 settimane mancanti non dovrebbero far altro che allargare il divario nei sondaggi a favore di Hillary, a meno che non emergano altri problemi di salute per la candidata democratica oppure che l’accoppiata Putin-Wikileaks, che appoggiano apertamente Trump, non pubblichino in contropiede, come hanno promesso, qualche segreto molto compromettente a carico di Hillary. Intanto stanotte ci sarà il secondo faccia a faccia televisivo, che Hillary affronterà con un sacco di nuove frecce per il suo arco, mentre Donald apparirà come un pugile che inizia il match già suonato.

Non so se queste notizie basteranno a scuotere i mercati, che peraltro non hanno molte motivazioni reali per salire. Le cercheranno anche nelle trimestrali USA, che da questa settimana tornano ad allietare le giornate di borsa. Si comincia domani con il tradizionale battistrada Alcoa e si prosegue venerdì con un tris di colossi bancari (Citigroup, JP Morgan, Wells Fargo).

Al momento la media del consenso degli analisti si attende per gli utili societari USA ancora un trimestre in calo, del -2,1%. Sarebbe il sesto calo consecutivo. Va detto che tradizionalmente le società riescono a far meglio delle previsioni. Sarà interessante verificare se per il terzo trimestre la sovra performance dei dati reali sulle previsioni riuscirà a trasformare il segno negativo in segno positivo. Sarebbe una notizia che magari consentirebbe ai mercati, se messa insieme alla vittoria a mani basse di Hillary, di affrontare gli ultimi mesi dell’anno con il tradizionale rally rialzista e magari tornare con l’indice SP500 a superare i precedenti massimi storici, arrivando finalmente alla cifra tonda dei 2.200 punti. Sempre che, nel frattempo, Yellen non rovini troppo la festa con il rialzo dei tassi, previsto per dicembre. 

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