La settimana appena conclusa è stata la testimonianza di quanto sia diventato difficile districarsi in questo periodo sui mercati finanziari.
Se prendiamo l’indice americano SP500, il più stabile al mondo, osserviamo: lunedì scorso forte ribasso, martedì e mercoledì forte rimbalzo, giovedì nuova importante scivolata, venerdì recupero di quel che ha perso il giorno prima. Cose simili sono capitate in Europa. Anzi, in Europa le candele quotidiane hanno mostrato enormi ombre, poiché l’escursione quotidiana dei prezzi è stata molto più ampia, ed ha espresso visivamente la marcata volubilità delle valutazioni all’interno del medesimo giorno.
Emblematica la seduta di venerdì, ultimo giorno del mese e del trimestre. L’indice Eurostoxx50, che solo il giorno precedente aveva segnato un massimo di 3.032,5, ha aperto male ed è precipitato in mattinata fino a 2.922,8 (-3,6% dal massimo del giorno prima). Poi il vento cambia e in poche ore riesce a recuperare fino a 3.010,8 (+3% dal minimo di giornata).
E stiamo parlando di indici, perché se andiamo a vedere la giornata di Deutsche Bank veniamo sopraffatti da un senso di stordimento e di nausea, come capita a chi, controvoglia, si lascia convincere a fare un giro sull’ottovolante.
La banca tedesca, che da alcuni giorni soffriva per le notizie circa una mastodontica multa da 14 miliardi di dollari, comminata dall’autorità di controllo USA per gravi illeciti compiuti nel 2008, ha subito le conseguenze di un rumor che parlava di precipitose fughe di fondi hedge ed in mattinata ha infranto con un profondo gap il suo minimo storico precipitando per la prima volta sotto i 10 euro di quotazione (9,90, -9% dalla chiusura di giovedì sera). Poi, dopo una mattinata di vendite e di oscillazione sui 10 euro, è bastato l’arrivo di un nuovo rumor, che parlava di un possibile patteggiamento della sanzione con un fortissimo sconto (da 14 a 5,9 miliardi) per causare il recupero fino a 11,71 euro (+18% dal minimo della mattinata).
A parte le considerazioni sui principi di equità e parità di trattamento di tutti di fronte alle leggi, che ispirano queste trattative da suk mediorientale, quale affidabilità possiamo trarre da mercati in grado di farsi prendere dall’emotività in questo modo? Qualunque strategia che abbia una ottica di investimento superiore ai 5 minuti viene spazzata via da svarioni come quelli di venerdì, che hanno trascinato a zonzo l’intero settore bancario europeo e gli stessi indici. Poco importa se poi nessuna conferma è arrivata nel week-end. Oggi è un altro giorno e porterà altre soffiate che, manderanno nuovamente in frenesia i mercati. Però non quello tedesco, che oggi è chiuso.
E non è che Deutsche Bank sia l’unico esempio, poiché anche il prezzo del petrolio è salito sull’ottovolante nei giorni precedenti, quando il mercato è passato dalla rassegnazione che la riunione OPEC non avrebbe raggiunto alcun accordo sul blocco della produzione, all’entusiasmo irrefrenabile quando è stato annunciato un accordo di facciata, che rende pubblico un obiettivo produttivo, ma rinvia a novembre l’individuazione di chi dovrà farsi carico dei tagli alle quote.
Insomma: il fumo dei rumors provoca un sacco di volatilità e svarioni nello spazio di poche ore. Operare sui mercati è diventato un esercizio simile a quello di una bisca dove le mani forti giocano con le carte truccate. I piccoli operatori vengono sballottati, col rischio di vedersi sempre stoppate tutte le posizioni che aprono, oppure prendersi dei rischi enormi di perdite.
E le autorità di controllo che fanno? Ovviamente nulla. Come oggi scopriamo che Deutsche Bank, in compagnia delle banche americane, nel 2008 manipolava il mercato dei titoli basati sui mutui subprime, magari nel 2024 scopriremo che qualcuno in questi giorni si è fatto i soldi manipolando le notizie. Benvenuti nella “Manipocrazia” finanziaria.
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