Scoperchiato il primo Euro-vaso di Pandora
20/03/2013 08:42
La frittata cipriota è bruciata ieri sera, quando il Parlamento ha bocciato il piano di esproprio dei conti correnti, concordato con la Troika sotto gli auspici tedeschi e osteggiato dalla Russia, ben decisa a proteggere gli oligarchi dell’associazione a delinquere putiniana.
Tra la Germania e la Russia il popolo cipriota ha scelto la Russia e probabilmente avviato un processo di default oppure di salvataggio russo e successivo sganciamento dall’eurozona.
Se queste conseguenze non sono state previste dagli eurocrati, ci troviamo di fronte ad un caso da manuale di incapacità politica. Altrimenti siamo di fronte al primo esperimento di espulsione degli anelli deboli dall’Eurozona, attuato sul più piccolo e meno importante tra essi, per esplorare un terreno su cui finora nessuno aveva messo piede e che potrebbe poi essere attraversato anche da altri in futuro, se si rivelasse meno impervio dei temuto.
Gli apprendisti stregoni hanno scoperchiato il primo piccolo euro-vaso di Pandora ed ora attendono di verificare che cosa uscirà da esso.
Intanto si sta facendo luce, come sempre a posteriori, sul come sia stato possibile che in un paese di 1 milione di anime, con un PIL che pesa lo 0,2% del PIL europeo, il sistema bancario sia riuscito a produrre un buco pari quasi all’intero PIL, senza che nessuno se ne accorgesse.
Il meccanismo, semplificando, pare che fosse quello di fornire una sorta di paradiso fiscale per oligarchi ed evasori russi, greci ed italiani (in ordine di importanza), di cui sono stati attirati i “risparmi” per poi investirli in operazioni speculative sul debito greco, con la complicità delle banche soprattutto tedesche (ancora una volta) che hanno retto il moccolo e compartecipato con un’esposizione, secondo lo Spiegel, pari a quasi 6 miliardi. Curiosamente la stessa cifra che si intendeva spillare ai conti correnti ciprioti. Sarà un caso?
Ora il semplice cittadino europeo, che dovrebbe mettere 9 degli altri 10 miliardi di aiuti (1 lo mette la signora Lagarde del FMI), dapprima si fa un conto di quanto costa il crack cipriota alle sue tasche, e scopre che, se italiano, dovrebbe sborsare il 17,5% dei 9 miliardi, cioè quasi 1 miliardo e 575 milioni (quasi metà dell’IMU sulla prima casa). Poi si pone qualche domanda.
Come è possibile che le banche cipriote siano state lasciate libere di scorrazzare in operazioni rischiose senza che nessuna delle prezzolate autorità che stipendiamo a Bruxelles se ne sia nemmeno accorta, fino a quando non è stato presentato il conto da 17 miliardi da pagare all’UE?
E, prima ancora, come è possibile che sia stata accolto nel club esclusivo dell’Eurozona un paese che fa della protezione della delinquenza e dell’evasione la sua ragione sociale, senza chiedergli di adeguarsi prima agli standard dei paesi giuridicamente “civili”, o fargli almeno qualche domandina di verifica?
E, visto che ci siamo, come mai la Germania, che fa le pulci a casa di tutti gli altri paesi tempestandoli col mantra del rigore e della serietà, non riesce proprio a tener d’occhio il suo sistema bancario, che si comporta peggio dei peggiori rapaci londinesi?
Questo si chiede il cittadino europeo, ma anche l’investitore mondiale, quando decide di mettere i suoi risparmi in euro oppure in dollari o yen.
Fino a quando queste domande non avranno risposta smettiamo di meravigliarci se in giro per il mondo si fa il tiro al bersaglio sui barattoli che compongono l’eurozona, in cerca di buttarli giù uno alla volta.
Questo, a prescindere dall’eventuale rimbalzo che potremmo vedere oggi sul mercato azionario.