LA SERIE B E' MEGLIO?
16/01/2012 16:27
Venerdì scorso, nel pomeriggio, i mercati azionari sono tornati a scendere come non si vedeva da qualche tempo. E’sembrato che sentissero il cambio del vento, fattosi improvvisamente più gelido. Quasi che subodorassero ciò che è arrivato più tardi: il consistente e diffuso taglio dei rating sui debiti di molti stati europei da parte di Standard & Poor’s.
I PIIGS sono stati generalmente tagliati di uno o due livelli: il nostro paese è passato dal giudizio “A” al decisamente meno lusinghiero “BBB+”, con outlook ancora negativo e possibilità di ulteriori futuri tagli, qualora la recessione si facesse più consistente e prolungata.
Anche la Francia e l’Austria hanno perso la loro tripla A e sono state retrocesse ad AA+. In area Euro solo la Germania, la Finlandia, l’Olanda e il Lussemburgo fanno ancora parte della ormai ristretta cerchia dei “tripla A”, che identifica il massimo merito di credito.
La scelta di S&P, attesa, ma non nell’entità, appare veramente spietata e si temeva che oggi facesse sentire conseguenze pesanti sui mercati finanziari.
Infatti, non solo spinge ad ulteriori peggioramenti di rating con la Germania, ma provocherà ulteriori declassamenti nei rating delle banche, già in grande difficoltà a trovare finanziamenti. Punirà anche il merito di credito del fondo salva-stati ESFS, che ha un rating legato a quello dei paesi che lo garantiscono e, dulcis in fundo, spingerà molti fondi che per statuto possono detenere obbligazioni con rating “A” a vendere i titoli di stato italici.
Insomma: la mossa di S&P colpisce gli sforzi per trovare accordi per salvare l’unità dell’Europa e la sua moneta, incentivando i mercati a forzare una frattura in Europa tra i pochi paesi ancora ritenuti virtuosi e gli altri su cui si è abbattuta la scure della sfiducia. Se i fondi hedge americani e la speculazione delle grandi banche d’affari USA puntava a spaccare l’Europa e spingere la Germania ed i suoi pochi vassalli del rigore ad abbandonare il mediterraneo al suo destino, uscendo dall’euro per creare una nuova super-moneta, la decisione di S&P fornisce un appiglio ufficiale alla manovra e un appoggio nemmeno tanto indiretto alle scorribande anti-euro della grande speculazione.
Però oggi non è successo nulla. Anzi, i mercati azionari stanno tenendo piuttosto bene ed anche il temuto spread BTP-Bund, dopo essere schizzato nelle prime battute odierne oltre 510 punti, è poi retrocesso sui valori intorno a 480 di venerdì scorso, come se il taglio del rating non ci fosse stato.
I motivi di questa indifferenza possono essere vari. Da un lato c’è il fatto che mai un taglio di rating è stato annunciato come questa volta, per cui si è ripetuto il copione che seguì il taglio di rating agli USA: il mercato se ne è sostanzialmente infischiato, poiché se lo attendeva.
D’altro lato la festività che oggi ricorre negli USA, con tutti gli operatori americani a fare il ponte, ha favorito l’understatement sui mercati per l’assenza di molti operatori.
Credo pertanto che la prudenza sia d’obbligo. Una tenuta con volumi ridotti potrebbe risultare una vittoria di Pirro ed essere smentita domani se dagli USA arriveranno vendite copiose sui titoli bancari europei. Anziché esultare non sarebbe poi così sbagliato prepararsi fin da oggi al ritorno delle difficoltà sui mercati, che il rally di dicembre sembrava aver in parte accantonato.
La speculazione domani finirà le vacanze e potrebbe tornare a suonare una melodia anti-euro. A ballare sarebbe in tal caso sempre il nostro paese.