La Corda Tedesca
22/11/2011 16:50
Ieri i mercati azionari, più ancora che quelli obbligazionari, hanno inviato un segnale abbastanza chiaro, che, se oggi non sarà smentito da repentini recuperi di Wall Street, è destinato a riportare le borse nell’area dei minimi di settembre.
Il cedimento dell’area di supporto che aveva retto alla volatilità degli ultimi due mesi (1.215 per SP500, 5.750 per il Dax e 14.750 per il nostro FIB) fornisce un forte e chiaro segnale ribassista che ha come obiettivo appunto i minimi realizzati dal forte ribasso estivo.
I quotidiani oggi motivano il calo anche con il mancato accordo al Parlamento americano tra repubblicani e democratici sui tagli al bilancio da 1.200 miliardi di dollari.
Personalmente non credo che questo evento abbia grande impatto, o se lo ha, dovrebbe essere ridotto ad emotività passeggera. Infatti, se è vero che l’interruzione delle trattative farà scattare i tagli lineari al welfare americano, con serie conseguenze per le categorie già in difficoltà, è anche vero che tali tagli entreranno in vigore soltanto nel 2013. Perciò c’è ancora più di un anno per riallacciare i contatti e trovare una quadra. D’altra parte non ho mai visto i mercati preoccuparsi per qualcosa che capiterà oltre un anno dopo. Di questi tempi il lungo periodo dura un mese. Figuriamoci…
Piuttosto la vicenda americana dimostra le dimensioni del cinismo repubblicano che pretende il taglio ai già scarsi servizi sociali (gli USA hanno una densità di homeless che non ha confronti nei paesi avanzati) e si oppone all’innalzamento delle tasse sui più ricchi, sebbene in USA, per strane regalie dell’epoca Bush, costoro paghino assai meno tasse delle loro segretarie, come ha onestamente riconosciuto poco tempo fa Warren Buffett.
Il Focus dei mercati continua ad essere puntato sulle eterne ed inconcludenti discussioni europee, dove i vari leader, mentre la casa brucia, continuano a litigare sulle dimensioni dei secchi d’acqua che ciascuno dovrà portare.
Intanto il mitico Roubini ieri ha affermato che l’Italia è già spacciata e nel 2012 dovrà ristrutturare il debito. Evidentemente il super-gufo non si iscrive tra quelli che votano la fiducia al governo Monti.
Il tempo stringe. Oggi è la Spagna a lanciare un segnale d’allarme con l’asta dei titoli a tre mesi che è stata disastrosa ed ha costretto a pagare un rendimento del 5,11% per trovare compratori. Significa che la vittoria di Rajoy, che è riuscito a vincere le elezioni per mancanza di avversari e non ha dovuto rivelare in campagna elettorale nessuna delle sue intenzioni per risolvere il problema del debito, non rassicura i mercati, che temono l’indecisionismo.
Come quello che si potrebbe avere al prossimo vertice UE del 9 dicembre, se i tedeschi manterranno la loro opposizione a potenziare il ruolo della BCE o all’emissione di veri Eurobonds garantiti da tutti, e continueranno ad insistere che per risolvere la crisi dell’euro basta che tutti diventino più tedeschi.
Anche oggi, a causa di questa impasse nell’area euro stanno salendo tutti i rendimenti tranne quelli sui titoli tedeschi.
Non so fino a quando questa corda possa essere ancora tirata.