HABEMUS PAPAM: AMERICANO, MA NON E' TRUMP

09/05/2025 09:30

Ieri la storia, per una volta, non è stata scritta da Trump, sebbene anche ieri il vanitoso inquilino della Casa Bianca abbia tentato l’ennesima iperbole autocelebrativa, annunciando in compagnia di un remissivo Starmer un’intesa fantastica tra USA e Gran Bretagna, che Starmer, totalmente sprovvisto di senso del ridicolo, ha grossolanamente paragonato alla vittoria nella Seconda Guerra Mondiale di 80 anni prima.

La storia ha soffiato invece in serata a Roma, in Piazza San Pietro, quando è stato annunciato il nuovo Papa che succede a Papa Francesco. A sorpresa è stato nominato un americano, ma per fortuna non è Trump, che deve accontentarsi di vestire i paramenti papali solo nelle immagini taroccate dall’Intelligenza Artificiale.

E’ Robert Francis Prevost, nato a Chicago ma con origini francesi e con tanta esperienza di vita missionaria in Perù. Portatore di un robusto bagaglio multiculturale (parla 5 lingue ed ha conseguito lauree in matematica e filosofia a Filadelfia, oltre ai titoli teologici), che sovrasta di 5 o 6 volte quello di Trump, dal quale si differenzia totalmente, sia per le caratteristiche di umiltà e riservatezza, sia perché come Prefetto per i Vescovi, ha nominato una generazione di religiosi “bergogliani”, aperti e progressisti, e non ha avuto timore a definire come “criminali” le deportazioni dei migranti attuate da Trump.

Chissà se Trump riuscirà a sopportarlo senza trattarlo come Powell, a cui anche ieri ha dato del pazzo per non aver tagliato i tassi di interesse ufficiali?

Veniamo ai mercati, che ieri hanno vissuto sulle aspettative del primo accordo di de-escalation della guerra commerciale e sulle voci che saranno rivisti i divieti alle esportazioni di semiconduttori per l’AI. Aggiungo anche che non è mancato un nuovo tweet di Trump che invitava a comprare azioni e faceva tornare in mente quello del 9 aprile, poco prima della sospensione dei dazi reciproci ed il clamoroso rimbalzone di Wall Street.

L’Europa, che il giorno prima aveva accusato il secondo arretramento consecutivo, è partita subito in quarta ed ha concluso una ottima giornata con rialzi mediamente superiori al punto percentuale. Molti degli indici principali hanno riportato in positivo il saldo settimanale provvisorio.

Positiva anche Wall Street, che è partita in gap rialzista ed ha accelerato nelle prime della seduta, con l’indice SP500 che ha avvicinato nuovamente la sua media mobile a 200 sedute e Nasdaq100 che ha tentato addirittura di scavalcare la sua. Ma l’entusiasmo è via via evaporato man mano che sono arrivati i dettagli dell’accordo storico USA-GB, che hanno mostrato in sostanza un accordicchio, perché i dazi al 10% non sono stati rimossi, ma solo parzialmente addolciti su alcune categorie merceologiche in cambio di qualche miliardo di maggiori acquisti dagli USA di carne estrogenata, di etanolo e qualche aereo Boeing. Insomma, se questo “accordo fantastico” tra i due stati che si considera “migliori amici” è il massimo storico che si è può ottenere di de-escalation, non vedo molti motivi dietro l’esultanza preventiva degli indici azionari. Che, infatti, col passare del tempo e in particolare nell’ultima mezz’ora, sono tornati al di sotto della media mobile a 200 sedute (il Nasdaq100) o si sono decisamente riallontanati (SP500), ridimensionando il rialzo e lasciando tornare qualche perplessità nella mente degli investitori, anche per le dichiarazioni di membri dell’Amministrazione Trump che hanno ipotizzato che la tariffa al 10% dovrebbe essere la base incomprimibile per tutti i successivi accordi.

Oggi termina la settimana, che dovrebbe finire senza clamori, in attesa di vedere come partiranno i negoziati con la Cina ed i tempi delle trattative con le altre parecchie decine di stati che attendono.