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TARIFF-MAN, IL MATADOR
03/02/2025 09:30

La scorsa settimana è stata densa di eventi che hanno stancato il toro che scorrazza da due anni sui mercati azionari. Dapprima il fenomeno DeepSeek, che ha mandato in tilt le valutazioni sulle magnifiche 7 e al tappeto gli indici USA lunedì scorso. Ma non è bastato a uccidere il toro, che nel resto della settimana e fin quasi alla fine ha tentato di riprendere la corsa al rialzo. Nella prima parte della seduta di venerdì scorso SP500 è così riuscito a ritornare nei pressi del massimo storico, a soli 7 punti di distanza. Intanto gli indici europei chiudevano la loro quarta settimana utile consecutiva, un po’ affaticati da una corsa al rialzo che in gennaio ha prodotto un risultato positivo di +8% sull’indice Eurostoxx50, che sintetizza l’azionario di Eurozona.

Tutto sembrava andare per il meglio, dato che si stava diffondendo la voce, ripresa dall’agenzia Reuters, che Trump avrebbe rinviato a marzo i dazi minacciati durante la campagna elettorale. Ma la notizia è stata smentita quasi subito e, al contrario, intorno alle ore 19 europee è sceso nell’arena Tariff-man che ha annunciato dazi al 25% a partire da domani per il Canada ed il Messico, e del 10% per i prodotti cinesi. Il motivo, bizzarro, è che il Fentanyl, la droga che sta producendo parecchie migliaia di zombie in USA, arriverebbe con la complicità o la negligenza di questi paesi. Ha inoltre annunciato che prestissimo arriveranno anche i dazi per l’Europa. In questo caso il motivo è meno chiaro. A suo dire, sta trattando malissimo gli americani.

Immediatamente il toro è andato al tappeto e sono scattare le vendite, che hanno fatto retrocedere in negativo la seduta e la settimana degli indici SP500 e Nasdaq100, e lanciato un segnale di inversione ribassista (engulfing  bearish sui massimi) nei loro grafici a cadenza giornaliera.

Immediatamente il dollaro si è rafforzato e le altre valute si sono indebolite. A testimonianza che oggi è difficile individuare veri e propri beni rifugio, né l’oro, né il Bitcoin hanno approfittato del segnale ribassista dell’azionario.

Morale della favola. In pochi minuti si è passati dall’illusione che Trump fosse rinsavito allo scoramento per l’inizio di una guerra mondiale commerciale peggiore di quella del 2018, che arriva su mercati in preda ad una bolla speculativa piuttosto gonfia che, in caso di scoppio, potrebbe fare danni simili a quelli che si videro nel mercato orso degli anni dal 2000 al 2002.

Se succederà lo vedremo presto. Per il momento indico quali sono gli argini che, se sfondati, riporterebbero l’orso sulla scena, rimuovendo i resti del toro.

Un primo livello che decreterebbe l’inversione di tendenza di breve è 5.963 di SP500. E’ il minimo della scorsa settimana, da cui partì il tentativo di rimuovere il pericolo DeepSeek. Rompere quel livello significherebbe aver già rotto le medie a 20 e 50 sedute, che al momento potrebbero ancora fare da supporto.

Un calo superiore andrebbe a sfidare il minimo del 2025 a quota 5.773, ma per arrivarci dovrebbe aver già rotto l’ampio canale rialzista che ingabbia l’indice da ottobre 2023.

L’ultimo baluardo a cui si aggrapperebbe il toro è in area 5.650 dove nelle prossime sedute dovrebbe transitare la media di lungo periodo a 200 sedute, che tipicamente rappresenta la botola che separa la stanza del toro (sopra) da quella dell’orso (sotto).

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