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EUROPA ED USA MAI COSI' DIVERGENTI
31/01/2025 09:30

Col passare dei giorni la rivoluzione DeepSeek sembra ridimensionarsi, o, almeno, prendere forme meno dirompenti. Certo, permane un evidente ridimensionamento delle valutazioni sul colosso Nvidia, che, nonostante il faticoso rimbalzo, è ancora sui valori di 4 mesi fa e rispetto a venerdì scorso sta ancora perdendo -12,6%. Anche altri produttori di semiconduttori avanzati stentano a recuperare la botta subita lunedì. Ma la parte piena del bicchiere contiene riflessioni sui vantaggi che una maggior competitività nel settore dell’intelligenza artificiale e la riduzione dei costi fornirà agli utilizzatori, aumentandone la produttività. Perciò il mercato sembra tornare a selezionare vincenti e perdenti come fa di solito, senza fare di tutta l’erba un fascio.

Fino ad un certo punto, però. Perché, se guardiamo le 3 trimestrali del clan delle magnifiche che sono uscite prima che ieri aprissero i mercati USA (Tesla, Meta e Microsoft), tutte e tre hanno presentato conti più o meno al di sotto delle attese degli analisti. Ma per le prime due i proprietari, Musk e Zuckerberg, hanno abbellito l’oggettività dei conti in chiaroscuro con affermazioni entusiastiche e “trumpiane” sulle loro aspettative future di crescita “epocale” (Musk) o di un anno 2025 “really big” (Zuckerberg), attirando così acquisti “sulla fiducia”. Microsoft, i cui amministratori non hanno espresso giudizi sul futuro, è stata invece bastonata dal mercato.

Comunque, quel che anche la seduta di ieri ha confermato è stato l’attuale predominio dell’azionario europeo rispetto a quello USA.

Gli indici europei, che già la scorsa settimana erano in testa alla classifica delle performance di gennaio, stanno ripetutamente migliorando i massimi pluriennali e, per il Dax tedesco, quelli storici. Ieri hanno avuto tutti una performance positiva e, a meno di crolli odierni, chiuderanno il mese di gennaio realizzando la quarta settimana positiva consecutiva e porteranno la performance mensile di gennaio ad una positività quasi a doppia cifra.

Wall Street invece dovrà fare oggi una certa fatica ad evitare la negatività del saldo settimanale, e non è detto che ci riesca, mentre da inizio anno presenta sugli indici di punta un saldo positivo, ma non certo eclatante.

I motivi della sovraperformance europea sono più d’uno. Da un lato la scarsa presenza di campioni tecnologici, che in passato ha causato il ritardo degli indici europei rispetto a Wall Street, ma da qualche mese, quando le magnifiche 7 hanno rallentato ed alcune hanno accusato vere e proprie defaillance, è diventata un vantaggio, che ha permesso all’Europa di ridurre le distanze e fare meglio di Wall Street grazie ai titoli europei più tradizionali.

In secondo luogo, la divaricazione, sempre più evidente, delle politiche monetarie sulle due sponde dell’Atlantico sta favorendo l’azionario europeo. La FED mantiene una politica monetaria restrittiva e teme l’inflazione, fermando il tasso ufficiale di interesse al 4,50%. La BCE invece, anche a causa del rallentamento economico persistente in Eurozona, anche ieri ha continuato a tagliare i tassi, portando il suo tasso ufficiale al 2,90%, avvicinando ulteriormente l’obiettivo del 2%. Il calo dei tassi BCE, oltre a fornire l’opportunità alle imprese di Eurozona di ottenere finanziamenti a costi inferiori, mantiene l’Euro molto debole, dando guadagni di competitività agli esportatori europei. Tutto ciò a vantaggio dei profitti e delle valutazioni.

Certo, la crescita europea è minima, mentre quella americana è decisamente superiore. Tuttavia ieri la prima stima del PIL USA del 4° trimestre 2024 ha portato una sorpresa, rivelando una crescita decisamente inferiore al ritmo dei trimestri precedenti ed alle attese degli analisti: +2,3% annualizzato, contro le attese di +2,7% ed il +3,1% del terzo trimestre. Hanno pesato molto la riduzione delle scorte ed il grosso deficit della bilancia commerciale, a causa di importazioni accelerate prima che arrivino i dazi di Trump.

Ironia della sorte: i dazi, che per Trump saranno la chiave per far tornare l’America Great Again, per ora hanno dato un bel ceffone alla crescita. Ma, niente paura. Il carota-president attribuirà la colpa anche stavolta agli immigrati. O a Biden.

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