Sui mercati USA, dopo la scossa di terremoto generata da DeepSeek lunedì scorso, sono in atto ora le scosse di assestamento.
Da un lato si cominciano ad osservare arresti e disfunzionamenti nell’utilizzo del Chatbot cinese di intelligenza artificiale a basso costo, dovuti ad un eccesso di domanda da parte dei milioni di fanatici delle novità AI, che vogliono constatare di persona la qualità del prodotto. Ma probabilmente anche causati da attacchi hacker che vogliono guastare la festa ai nerd cinesi e dimostrare che quelle cose sui prodotti made in USA non capitano. A questi disguidi oggettivi cominciano ad aggiungersi accuse ai cinesi (da dimostrare) di furti di dati di proprietà di OpenAI protetti da copyright e di mentire sui chip utilizzati da DeepSeek, che sarebbero quelli più avanzati di Nvidia e non quelli a basso costo e meno potenti.
Il tutto genera i soliti schizzi di fango per arginare le spinte rivoluzionarie che tanto fastidio hanno dato all’Oligopolio AI, proprio poco dopo che gli oligopolisti erano riusciti ad accomodarsi sul carro presidenziale di Trump.
Gli ex rivoluzionari dell’era di Internet, da tempo diventati establishment ed arricchitisi a dismisura grazie alla vendita praticamente esentasse dei servizi che contribuiscono a rimbambire gran parte dell’umanità e favoriscono l’imbarbarimento sociale, ora si sentono minacciati dalla rivoluzione nerd cinese che ha scardinato il loro l’oligopolio, consolidato dall’intelligenza artificiale. Perciò corrono precipitosamente ai ripari e rassicurano che la minaccia cinese non li impensierisce e che continueranno ad investire pesantemente per mantenere il dominio tecnologico. Ieri lo hanno fatto sia Microsoft che Meta, dopo aver presentato trimestrali al di sotto delle attese degli analisti. Tutto ciò con lo scopo di mantenere in vita la bolla che ha alimentato valutazioni generosissime sulle magnifiche 7 della tecnologia USA. Una bolla che, se scoppiasse, potrebbe di farci rivivere i momenti di panico dei 31 mesi dal marzo 2000 all’ottobre 2002, che costarono all’indice Nasdaq100 un calo di -83,3%.
Intanto i rivoluzionari possono annoverare ieri l’annuncio di un nuovo prodotto a basso costo di IA lanciato da Alibaba, con prestazioni dichiarate superiori a quelle di DeepSeek e GPT 4.
Tutta questa agitazione ha oscurato e relegato nell’indifferenza la riunione della FED, che ha lasciato invariati i tassi ufficiali e manifestato un po’ di incertezza sul futuro, scatenando così l’ira di Trump che vorrebbe tassi in calo immediatamente per spingere l’economia.
I mercati hanno dato plastica dimostrazione della confusione che regna sovrana.
In Europa, dove l’arretratezza tecnologica pone i mercati europei al di fuori del ring dove si combatte la battaglia per il futuro dell’intelligenza artificiale, i listini hanno mostrato ancora progressi e riportato Eurostoxx50 quasi al massimo pluriennale segnato venerdì scorso. L’indice tedesco Dax, con una seduta robusta da quasi +1%, è riuscito addirittura a migliorare significativamente il suo massimo storico, passando in testa alla classifica della performance dei principali indici azionari del mondo in questo primo mese del 2025, con un guadagno provvisorio di quasi il 9%.
In USA Nvidia, dopo l’enorme tonfo di lunedì ed il parziale rimbalzo di martedì, è stata nuovamente colpita dalle vendite e ha trascinato in ribasso anche gli indici Nasda100 e SP500, che hanno mancato la possibilità di estendere il rimbalzo e si sono posti nella scomoda posizione di essere costretti oggi ad una seduta assai volonterosa per impedire una nuova forte scossa di terremoto.
Entrambi trovano nelle loro medie a 20 e 50 giorni, appaiate, un supporto da non cedere per evitare la conferma del momento correttivo e l’estensione del calo.
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