Nel pomeriggio anche Wall Street è partita in leve calo, in attesa delle parole di Trump, che alle 17 si sarebbe collegato, in smart working dalla Casa Bianca, al Forum Economico Mondiale di Davos, il convegno che raduna il gotha dell’economia mondiale e quest’anno è stato un po’ oscurato dalla scoppiettante Cerimonia di Insediamento di Trump.
Lo show di Re MAGA di fronte ai finanzieri globali non ha tradito le aspettative. Ha distribuito schiaffi all’Europa, carezze alla Cina ed esortazioni a Putin per cessare la guerra che se ci fosse stato lui non sarebbe neppure scoppiata.
Riguardo agli aspetti economici, ha ribadito i miracoli che ha intenzione di fare: tagliare le tasse, ottenere una crescita mostruosa ed abbattere il debito. Manca la trasformazione dell’acqua in vino, ma credo che il fido Musk ci stia già lavorando.
Le bacchette magiche per ottenere questa “magia MAGA” sono la carota delle tasse basse ed il bastone dei dazi, che dovrebbero convincere le imprese della terra a trasferire impianti produttivi negli USA. Le ha esplicitamente invitate con l’eleganza di un ricatto: “Vieni a produrre il tuo prodotto in America e ti daremo tra le tasse più basse di qualsiasi nazione sulla Terra. Se non verrete dovrete pagare dazi per centinaia di miliardi di dollari che rafforzeranno la nostra economia”.
Certo, ci vogliono anche altri aiuti, ma ha già annunciato dove li troverà: alla FED chiederà di abbassare i tassi di interesse, mentre all’OPEC (si scrive così ma si legge Arabia Saudita) chiederà di abbassare il prezzo del petrolio. In ogni caso a far scendere i prezzi ci penserà lui, stimolando l’estrazione di carburanti fossili in USA, dopo aver cancellato tutte le leggi per il grean new deal, che definito ridicolo e dispendioso, chiamandolo Truffa New Green.
Che riesca a realizzare tutte queste rivoluzioni è più che legittimo diffidare. Molto probabilmente riuscirà a mandare al tappeto la speranza di contenere il riscaldamento climatico entro i limiti che, secondo gli scienziati, dovrebbero evitare conseguenze irreparabili alla vita sulla terra.
Tutto il resto è più un frullato di sogni che una ricetta economica realizzabile e vantaggiosa per tutti. Inoltre, pare più il programma di un dittatore imperialista che quello di un saggio e rispettoso presidente di una grande democrazia responsabile del futuro dell’umanità.
Certo, da un personaggio che quando gli hanno chiesto se non era preoccupato dell’innalzamento del livello dei mari, ha risposto che sarà un vantaggio perché aumenterà il numero di case che avranno la “vista mare”, non potevamo aspettarci discorsi molto diversi.
Gli americani lo hanno scelto ed il mondo se lo becca.
Ovviamente i mercati, su cui domina la speculazione di breve periodo, hanno gradito questo menù, così gli indici europei sono riusciti a collezionare un’altra chiusura di seduta positiva. Eurostoxx50 (+0,22%) e l’indice Dax (+0,74%) hanno portato a 8 consecutive le sedute di rialzo, con il sesto massimo storico del 2025 realizzato dall’indice tedesco.
Anche Wall Street ha raddrizzato la seduta con un lieve rialzo da parte dell’indice Nasdaq100, ancora a secco di record storici in questo 2025, ma con un rialzo più robusto da parte di SP500 (+0,53%), che ha fruttato il secondo massimo storico di quest’anno.
Resta la divergenza ribassista su SP500 a oscurare lo splendore di Wall Street, ma resta anche quella sensazione di invincibilità che dura sui mercati da un paio d’anni e che il nuovo Re ha rafforzato.
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