Wall Street è rimasta chiusa per la Festa in onore di Martin Luther King, che si sarà più volte rivoltato nella tomba, vedendo la cancellazione immediata delle politiche in favore della diversità, l’equità e l’inclusione. Ci è stata così risparmiata la volatilità che avrebbe accompagnato ognuna delle tante iperboli uscite dalla bocca del neopresidente.
Ma, più che il diluvio di parole, le stesse tante volte pronunciate durante la campagna elettorale, varrebbe la pena di analizzare i primi provvedimenti firmati dal nuovo inquilino della Casa Bianca.
Però sono stati così tanti e su questioni anche abbastanza stucchevoli (come il cambiamento del nome al Golfo del Messico, che in USA si chiamerà Golfo d’America), che ci vorrà un po’ di tempo per
comprenderli.
Due temi paiono comunque inequivocabili e decisamente significativi per il futuro degli USA e dell’intero pianeta.
Il primo è la completa demolizione dell’impianto giuridico che delinea il contributo degli USA alla lotta al cambiamento climatico. Non solo gli USA rinnegano gli accordi di Parigi, alla base degli sforzi collettivi per attuare sforzi globali per un processo di transizione ecologica che salvi il pianeta dal surriscaldamento climatico. Vengono aboliti con una sola firma tutti i provvedimenti di Biden per incentivare la produzione ed il consumo di energia rinnovabile, mentre tornano ad essere incentivate le estrazioni di petrolio e gas al fine di abbassare il prezzo dei carburanti e l’inflazione. Non si tratta solo di un arresto della transizione ecologica, ma di un colossale passo indietro, una capriola politica che susciterà reazioni imitative nel resto del mondo ed impedirà il raggiungimento degli obiettivi di contenere il riscaldamento globale del pianeta rispetto all’era preindustriale entro l’obiettivo massimo 1,5 gradi, e forse anche entro quello minimo di 2 gradi. Chi se ne frega se la vita sul pianeta verrà irrimediabilmente compromessa e una parte significativa delle terre verrà sommersa dall’innalzamento del livello dei mari che deriverà dallo scioglimento delle calotte polari. Tanto Trump ha lanciato la corsa alla conquista di Marte, che ha entusiasmato il suo fidato giullare Elon Musk. E se il polo nord si scioglierà e permetterà la navigazione, gli USA si prenderanno Canada e Groenlandia per trivellare anche quei territori. “Drill, Baby, Drill” è il nuovo motto alla corte di Trump.
L’altro tema foriero di forti tensioni, questa volta sociali è l’ordine di combattere l’immigrazione clandestina con la deportazione (come e dove si vedrà) di milioni di poveracci che sono entrati in USA in fuga dalla povertà e sono stati usati in questi anni usati come carburante umano a basso costo per scaldare la crescita dell’economia USA. Ora sono diventati i principali nemici degli USA. Il confine col Messico vedrà moltiplicarsi i muri di contenimento e l’Esercito verrà schierato e dovrà usare la forza per combattere quella che è stata dichiarata “Emergenza Nazionale”.
Per ora nulla è stato deciso sul terzo cavallo di battaglia della campagna elettorale, cioè i dazi, e per questo i mercati europei ieri hanno mantenuto un certo aplomb, continuando pian piano la loro salita.
Ma che vengano emanati è stato confermato nei suoi discorsi, in cui Trump ha esposto la bizzarra teoria economica che i dazi possono essere usati come alternativa all’aumento delle tasse sugli americani. Già, perché il dazio, che si aggiunge al prezzo della merce importata, chi lo paga, se non il consumatore USA?
Vedremo oggi quanto Wall Street applaudirà il nuovo padrone del mondo. Non mi sorprenderei se le assurdità delle politiche promesse da Trump riuscissero a mantenere alto l’umore dei mercati. In fondo i mercati finanziari sono frequentati dalla stessa tipologia di personaggi che in questi giorni si stanno strappando di mano i token farlocchi $Trump e $Melania. Gente che ama rincorrere i sogni del denaro facile e senza fatica. Gente che a novembre ha votato la trappola MAGA di un’America più grande in un mondo sempre più diviso e rissoso, in viaggio verso l’estinzione, magari non della razza umana, ma forse della civiltà.
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