Mercoledì sera a Wall Street, subito dopo la pubblicazione del comunicato FED che ha tagliato i tassi e in seguito ad una conferenza stampa in cui Powell ha annunciato una pausa nel processo di allentamento monetario, si sono viste le due ore di contrattazione peggiori dell’anno, che hanno scardinato la fase di tranquillo consolidamento, che doveva servire a ricaricare la molla del rally di fine anno. Di colpo il Vix, l’indice della paura percepita dagli investitori, è schizzato da 15 a oltre 28 e la seduta ha presentato un conto salatissimo (quasi -3% per SP500 e -3,6% per il tecnologico Nasdaq100), che ha fatto assumere sembianze funeree alla candela settimanale provvisoria. La scarica di adrenalina ribassista si è diffusa giovedì agli indici europei, mentre Wall Street falliva il tentativo di rimbalzo. Venerdì era la giornata delle 4 streghe, che ha consentito agli istituzionali venditori di volatilità di incamerare i premi di moltissimi contratti di opzione rialzisti sugli indici USA, scaduti proprio venerdì a zero perché gli indici hanno mancato gli obiettivi che solo martedì sembravano acquisiti o facilmente a portata di mano.
Nulla mi toglierà dalla testa che la crisi isterica dopo un balbettio di Powell sia stata provocata ed esasperata proprio dagli istituzionali venditori di opzioni, che hanno avuto servita su un piatto d’argento la possibilità di far scivolare gli indici USA quanto basta per spennare la folla dei trader spericolati che puntano sempre sulle opzioni di breve scadenza e con prezzi di esercizio proibitivi.
Me lo conferma anche il fatto che giovedì è stato abbattuto anche il tentativo di rimbalzo che consentiva ad alcuni rialzisti ad oltranza di sperare in un recupero in extremis.
Così venerdì è partito male in Europa, con un nuovo calo profondo e, nonostante un dato sull’inflazione PCE Core USA di novembre incoraggiante (+0,1% mensile, da +0,3% di ottobre e con attese degli analisti di +0,2%), che dimostrava che la misura di inflazione preferita dalla FED a novembre ha ricominciato a rallentare, anche l’apertura di SP500 e di Nasdaq100 è stata negativa. Così gli istituzionali spacciatori della droga rialzista agli scommettitori spericolati hanno incamerato tutti i premi venduti su prezzi di esercizio a partire da quota 5.850 di SP500 e da quota 20.950 di Nasdaq100.
Portato a casa lo scalpo di tanti disperati trader rampanti, non c’era più motivo di deprimere il mercato. Anzi. Bisognava riportare gli scommettitori a riprovarci. Così il rimbalzo fallito giovedì ha potuto materializzarsi con miglior risultato. Fino a poco dopo la chiusura dei mercati europei la salita degli indici USA è parsa dimenticare tutte le ansie presenti ancora all’apertura, ha cominciato ad apprezzare il dato sull’inflazione, ed il rimbalzo ha raggiunto percentuali vicine al +2%. Poi qualcuno deve essersi accorto che esagerare porta male e sono arrivate prese di beneficio intraday, che hanno quasi dimezzato il rimbalzo degli indici, ma questa volta non lo hanno annullato.
Intanto il mini rally di rimbalzo della prima parte della seduta USA ha consentito di diminuire parecchio la negatività agli indici europei e di chiudere la settimana meno peggio di quanto sembrasse inevitabile al mattino.
Già, perché se allarghiamo la visione all’intera settimana, verifichiamo che la terza di dicembre è stata negativa per tutti i principali indici del globo, con la sola eccezione di quello russo, evidentemente galvanizzato dalla trionfalistica conferenza stampa fiume di Putin e dalle prospettive di fine della guerra dopo la dichiarazione di impotenza da parte di Zelensky.
Tutti gli altri indici azionari sono scesi, e con percentuali non trascurabili, specialmente quelli occidentali, guidati questa volta al ribasso dagli ex-invincibili indici americani.
La situazione ora si complica un po’, anche perché nella settimana che si apre oggi gli indici europei, dopo la seduta odierna regolare, rimarranno chiusi per 3 giorni per le feste natalizie, mentre Wall Street domani aprirà mezza seduta e il 26 dicembre avrà apertura regolare. Perciò potranno esserci movimenti americani che l’Europa dovrà inseguire venerdì prossimo.
Direi comunque che la scossa tellurica FED ha fatto almeno vacillare quella tracotante convinzione di rialzo perenne che i mercati hanno mostrato durante tutto il 2024, salvo pochi brevi periodi correttivi.
Una tracotanza che porterà, salvo sorprese ancora più grosse di quelle appena viste, gli indici USA a chiudere l’anno con una performance sopra il +20% per il secondo anno consecutivo. Quelli Europei sono parecchio distanziati e dovrebbero limitare il rialzo a meno di un terzo di quello che registreranno gli indici USA.
Il commento quotidiano si prende una pausa. Tornerà il 7 gennaio 2025. A tutti i fedeli lettori un grazie di cuore ed i migliori auguri di Buon Natale e Felice 2025!!
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