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UNA SVOLTA FED DIFFICILE DA DIGERIRE
20/12/2024 09:30

I mercati azionari occidentali sono stati anche ieri alle prese con una svolta FED che, per quanto attesa, si sta confermando piuttosto difficile da digerire.

Il motivo va cercato più che nella oggettiva frenata attuata dalla FED al viaggio dei tassi ufficiali verso l’obiettivo della neutralità (intorno al 2,5%), nel fatto che il cambio di atteggiamento FED è piombato su una condizione dei mercati azionari in preda a sovraesposizione rialzista, conclamata e con poche protezioni, da parte sia degli investitori privati che dei gestori di fondi. Una sorta di eccesso di confidenza che il rialzo potesse continuare senza incertezze ancora per un lungo periodo. Nella settimana di scadenza delle opzioni e dei futures di dicembre (oggi è il giorno delle 4 streghe) lo sbilanciamento emotivo rialzista aveva accumulato un bel po’ di opzioni call sull’indice SP500 con prezzi di esercizio superiori ai 6.000 punti e sul Nasdaq100 con prezzi di esercizio superiori ai 22.000 punti.

Occasione d’oro, per gli istituzionali che le hanno vendute, di esagerare la correzione e mandare tutte quelle opzioni a scadere a zero, cosa che, appunto, oggi succederà.

Potremmo chiamare questo fatto “la punizione degli ingordi”, che puntualmente si verifica quando la folla degli investitori privati si fa prendere dal “Panic Buying” (acquisti compulsivi in preda alla paura di perdere il treno che porta alla ricchezza) e presta il fianco, quando qualcosa va storto, a capovolgere la loro emotività in “Panic Selling” (vendite compulsive in preda alla paura che vada tutto a rotoli). Superfluo aggiungere che, quando l’operatività a leva viene ampiamente usata senza percepirne i pericoli di perdita, ma con l’occhio rivolto solo alla moltiplicazione degli utili che consente quando tutto va nella direzione giusta, si crea una miscela esplosiva che deflagra quando si  rientra nell’atmosfera dopo il viaggio verso le stelle. Con effetti spiacevolmente violenti ed a volte anche duraturi, fino al punto di far girare al ribasso un trend che fino a poche sedute prima pareva invincibilmente destinato a segnare sempre nuovi massimi storici.

Se quello partito violentemente mercoledì sera poco dopo le ore 20 europee e scatenato dal catalizzatore FED possa diventare un ribasso duraturo non lo sappiamo ancora. Abbiamo constatato però che i primi ingredienti della fine di un lungo ciclo rialzista cominciano ad essere sul tavolo.

Innanzitutto, mercoledì è esplosa la volatilità, con l’indice della paura Vix che in due ore è passato dal valore di 15 ad oltre 28. Un rialzo decisamente inusuale. Ce lo conferma un’analisi di Deutsche Bank, che ha messo a confronto le reazioni di SP500 nei giorni degli annunci FED sui tassi di interesse. Ha constatato che quello di mercoledì è stato il peggior FED Day di SP500 dal 2001.

Secondariamente, lo schianto degli indici USA si è riversato, come da manuale, il giorno successivo sui mercati europei, che erano già chiusi quando Powell ha recapitato il regalo di Natale. Ieri gli indici europei hanno imitato tutti Wall Street, scendendo in modo significativo, anche se un po’ meno drammatico di quel che si è visto in USA la sera prima. Hanno chiuso tutti con ribassi superiori al punto percentuale, avvicinandosi in qualche caso (ad esempio l’indice italiano Ftsemib) al -2%.

Quanto basta per generare anche in Eurozona diffusi segnali di inversione ribassista di breve termine destinata a correggere in modo significativo il recupero attuato da fine novembre a metà dicembre.

Un terzo elemento, che ci indica che la scivolata potrebbe continuare, è l’incapacità mostrata ieri da Wall Street di reagire efficacemente alla botta ricevuta. Sia SP500 che Nasdaq100 ieri hanno tentato il rimbalzo immediato, aprendo la seduta in gap positivo. Ma con l’avanzare delle ore è scomparsa  tutta la buona volontà, e SP500 ha terminato la giornata leggermente sotto i livelli della seduta precedente e a pochi punti (solo 14) dal minimo del 15 novembre, da cui partì la seconda gamba del rally presidenziale. Questo supporto si trova a quota 5.853 punti, sotto la quale c’è un ampio gap di 70 punti, ancora da chiudere. Anche Nasdaq100 si è afflosciato nel corso della seduta, concludendo con un calo non rilevante in ampiezza (-0,47%), ma significativo, perché conferma la rottura del supporto di area 21.300 e della media a 20 sedute, evocando la possibilità di voler andare a testare quella 50 sedute, che oggi passerà poco sopra quota 20.800.

Va detto che le inversioni a V sono rare, sia quelle rialziste che quelle ribassiste. Una reazione del trend dominante avviene quasi sempre. Nel caso dei trend rialzisti, spesso il mercato riesce a superare il picco precedente e ripristinare il trend dominante. Più raramente non riesce a superare i precedenti massimi e crea un secondo massimo discendente per poi effettuare una nuova ampia scivolata che rompe il minimo della prima gamba correttiva e decreta l’inversione ciclica, cioè la morte del toro e la vittoria dell’orso.

Non siamo ancora a questo punto. Prima dobbiamo verificare quanta convinzione è rimasta nei rialzisti e valutare il rimbalzo. Quando arriverà….  

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