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UN TAGLIO FED DA COLOMBA PENTITA ABBATTE WALL STREET
19/12/2024 09:30

Che le decisioni della riunione FED fossero attese ed importanti era noto a tutti. Come tutti davano per certo che la FED avrebbe tagliato per la terza volta consecutiva i tassi di interesse ufficiali, stavolta di un quarto di punto, per portarli a quota 4,50%. Quelle che invece si attendeva di comprendere con impazienza erano le intenzioni future della FED, che avrebbe dovuto spiegare ai mercati, sperabilmente in tono rassicurante, se e come l’inflazione, che in USA sta risalendo, e le varie minacce di guerra commerciale lanciate da Trump in campagna elettorale avrebbero modificato il suo comportamento nel prossimo anno. Insomma: le parole di Powell in conferenza stampa avrebbero contato assai più dei fatti espressi nel comunicato.

Come previsto il comunicato ha mantenuto le promesse ed ha tagliato i tassi ufficiali, portandoli al 4,5%, che è un livello, comunque, ancora piuttosto restrittivo. Le parole usate nel comunicato hanno ricalcato quelle della riunione precedente di novembre, che aveva deciso un analogo taglio.

Ma questa volta il comunicato è stato accompagnato dalla proiezione economica trimestrale, la cosiddetta Dot Plot, dove i membri del FOMC debbono stimare che cosa si aspettano per l’anno successivo su inflazione, crescita e tassi di interesse. Riguardo ai tassi di interesse si è subito capito che la mediana dei partecipanti in tre mesi si è trasformata da colomba in falco. Mentre a settembre prevedeva per il 2025 ben 4 tagli dei tassi, con atterraggio a fine anno a quota 3,50%, l’aggiornamento di ieri sera ha drasticamente dimezzato la generosità prevista, limitando la previsione a due soli tagli, con atterraggio al 4% al termine del 2025.

Non solo. E’ stata anche allungata nel tempo la traiettoria di rientro, per cui neppure a fine 2027 i tassi ufficiali arriveranno al livello considerato appropriato dalla FED (il 2,50%), fermandosi al 3%. Assai peggio di quanto si aspettasse il mercato.

Powell in conferenza stampa ha spiegato che la colpa è dell’inflazione, che sta già risalendo un po’ e si prevede il prossimo anno più elevata di quanto atteso precedentemente, oltre che più lenta a convergere verso l’obiettivo del 2%. Per questo motivo cresce l’incertezza e la FED ne prende atto rallentando la fase di rientro dei tassi. “Quando il percorso è incerto - ha spiegato Powell - si procede un po’ più lentamente. È un po’ come guidare in una notte nebbiosa o entrare in una stanza buia piena di mobili. Semplicemente, si rallenta”.

Non si tratta di parole rassicuranti. Anzi, un accenno ostile al Bitcoin, quando ha risposto ad una domanda con l’affermazione che la FED non ha alcuna intenzione di essere coinvolta in iniziative governative per comprare quantità significative di Bitcoin, fa pensare che tra le incognite che i mercati dovranno digerire il prossimo anno ci saranno anche i rapporti tra la FED e l’Amministrazione Trump.

Wall Street ne ha tratto immediate conseguenze, scatenandosi per portare a casa i guadagni dell’anno il più presto possibile. Una grandinata di vendite si è riversata nelle ultime due ore della seduta su tutti i titoli di SP500: solo 19 su 500 sono riusciti a chiudere la giornata col segno positivo.

Alla campanella di fine seduta sono rimasti sul campo di battaglia perdite cocenti: -2,95% per SP500, -3,6% per Nasdaq100 e addirittura -4,39% per l’indice Russell2000 delle small cap.

Una seduta da dimenticare, la seconda peggior seduta del 2024. Mette una seria ipoteca sulla conclusione dell’anno, destinato probabilmente a ridimensionare significativamente il suo saldo finale. Non c’è più tempo per annullare o deteriorare seriamente una performance annuale che dovrebbe restare saldamente a doppia cifra. Ma da qui alla fine dell’anno c’è ancora qualche seduta di tempo per tornare sulla terra e  cancellare i sogni di gloria perenne e senza inciampi, coltivati nell’ultimo trimestre. L’inciampo è arrivato e si chiama FED, ancora una volta.

Un inciampo che oggi  tarperà le ali anche alle borse europee. Magari reagiranno perdendo meno di quelle americane, perché ora tra la visione della BCE e quella della FED c’è l’abisso che separa le colombe BCE dai falchi FED. Ma, come sempre, vedo piuttosto improbabile che in Europa si possa prendere sottogamba la tempesta americana scatenatasi quando i mercati europei erano già chiusi, dopo una seduta di tranquilla attesa.

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