Durante i miei corsi per imparare il trading online non mi stanco mai di ripetere che le relazioni esistenti tra l’economia ed i mercati non sono lineari e neppure catalogabili in una relazione di causa-effetto, dove la causa sarebbe le novità dell’economia e l’effetto sarebbe l’andamento dei mercati.
Perché i mercati, sempre e costantemente, cercano di anticipare gli eventi, mettendo nei prezzi la percezione del futuro che la psicologia di massa degli operatori traduce in comportamenti concreti di acquisto o di vendita. Così può spesso capitare che un evento economico, quando si manifesta, sia già stato anticipato dai mercati, che magari hanno già messo a priori nelle quotazioni gli effetti di quell’evento. Si dice che l’evento, in questo caso, sia già scontato nei prezzi. Perciò, quando si verifica, anziché produrre gli effetti sui prezzi che la teoria economica vorrebbe, ne produce di opposti, poiché scattano le prese di beneficio di chi ha correttamente anticipato l’evento ed incassa il guadagno al suo realizzarsi. In America da molto tempo si traduce questa situazione con un celebre motto: Buy the rumors, sell the news (compra sulle aspettative, vendi sulla notizia).
Ieri avevamo in calendario la riunione BCE e la reazione dei mercati alle sue decisioni è stata la prova lampante di quel che ho appena cercato di spiegare.
La BCE ha annunciato il taglio dei tassi ufficiali di -0,25%, portando il tasso di riferimento al 3,15% e quello sui depositi delle banche presso la BCE al 3%. Dice la teoria economica che, quando avviene un taglio dei tassi ufficiali, il rendimento sui titoli obbligazionari deve scendere. Su quelli a breve termine di una entità simile al taglio, su quelli a più lungo termine in misura meno automatica, ma generalmente nella stessa direzione.
L’ultima frase del mio commento mattutino di ieri però è stata: “Oggi abbiamo la BCE che taglierà i tassi. L’evento è così scontato da non fare notizia”. Una frase secca e forse un po’ sbrigativa, che voleva evidenziare che gli effetti erano già stati scontati nelle sedute precedenti, dal momento che i futures sui titoli obbligazionari a breve termine incorporavano già persino qualcosina di più del taglio da 0,25%. Perciò il taglio era già interamente scontato.
Il minimo che potesse succedere era “nessun impatto” sui mercati dopo la notizia. Ma sarebbe anche potuto capitare addirittura un movimento avverso, con un po’ di rialzo dei rendimenti, se fosse emersa la percezione di qualche segno di preoccupazione per l’inflazione che sta scendendo più lentamente del previsto verso l’obiettivo BCE del 2%.
Così è stato. L’impatto nullo si è visto sui mercati azionari europei, che hanno ignorato il taglio.
Sull’obbligazionario invece sono scattate le prese di beneficio, che hanno fatto risalire i rendimenti: sul bund tedesco per la scadenza a 2 anni di oltre 9 punti base, mentre sul decennale il rialzo è stato di oltre 6 punti base. Pare anche logico, se pensiamo che dal 7 novembre all’11 dicembre il rendimento del bund decennale era già sceso di 30 punti base. Perciò il taglio era già più che scontato. E neppure deve sorprendere che il BTP decennale italiano sulla notizia si sia ripreso 14 punti base di rendimento, perché dal 7.11 al 11.12 era sceso di 51 punti base. Se vogliamo proprio dirlo, il titolo italiano ha ancora parecchio rendimento da recuperare.
L’azionario europeo ieri ha cincischiato in lieve rialzo, ma sostanzialmente senza direzione, mantenendosi nell’incertezza se ritornare verso i massimi della settimana oppure continuare la correzione. Le idee più chiare, nella direzione rialzista, le hanno l’indice tedesco Dax, tornato ad un soffio dal massimo storico, e l’indice italiano Ftsemib, già arrivato nei pressi del massimo settimanale grazie al risiko bancario.
Wall Street ha avuto un comportamento piuttosto ambiguo, poiché è sembrata pentita della dimostrazione di forza data la seduta precedente. Perciò gli indici principali SP500 (-0,54%) e Nasdaq100 (-0,68%) hanno restituito parte del rialzo di mercoledì. Una seduta incerta non pregiudica il rally, specialmente per l’indice tecnologico. Desta maggiori dubbi quella di SP500 che, se dovesse scendere ancora oggi e infrangere il supporto di area 6.030, disegnerebbe un modello di inversione di tendenza ribassista in grado di farci vedere una correzione superiore al minimo sindacale che concedono i mercati euforici.
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