La seduta di ieri ha rimarcato ancora una volta la svolta rialzista dell’Europa azionaria, arrivata a segnare con l’indice Eurostoxx50, che la rappresenta, ormai sei sedute consecutive di rialzo dopo l’ultimo calo del 27 novembre. Una inversione di tendenza potente e continua, che ha già recuperato quasi il 70% del calo attuato dal massimo del 27 settembre al minimo del 19 novembre. Una performance che, dopo oltre 7 mesi di perdita di forza relativa nei confronti dell’indice USA SP500, in dicembre sta tentando di invertire la marcia ed è già riuscita a ridurre il distacco nelle poche sedute del mese di dicembre.
Questa strana forza dell’azionario europeo capita in uno dei peggiori momenti dell’Unione Europea, in difficoltà sul terreno politico con la crisi di governo francese, che ha seguito di qualche settimana quella tedesca, che si risolverà con le elezioni a febbraio, mentre la Commissione Europea fatica a lavorare con una maggioranza risicata e rissosa. Ma nei guai anche sul terreno economico, con gli indicatori anticipatori che segnalano la persistenza della stagnazione e le continue revisioni al ribasso delle stime sulla crescita futura, ancor prima che i dazi di Trump assestino la temuta mazzata.
Ma i listini azionari d’Europa, in dicembre, ignorano questi problemi, che hanno già scontato con la forte correzione di ottobre e novembre, quando Wall Street continuava a collezionare massimi storici e dopo le elezioni e la vittoria di Trump ha avviato un rally presidenziale con i fiocchi.
Il traino americano, che a novembre non è bastato, ora sta producendo frutti tardivi, ma succulenti.
Ieri la marcia di avvicinamento ai massimi di settembre è proseguita su Eurostoxx50, che ha superato anche la media mobile a 200 sedute, infranta a fine ottobre. Lo ha fatto grazie soprattutto al contributo del settore bancario, che a novembre ha corretto in modo significativo ed ora sembra aver fretta di tornare a brillare. La forza delle banche ieri ha premiato soprattutto gli indici di Italia (+1,59%) e Spagna (+1,57%), mentre il Dax, entrato ormai ampiamente in territorio di eccesso rialzista, ha aggiunto un’altra seduta positiva alla sua serie ed un nuovo massimo storico.
Wall Street, che è arrivata all’apertura della seduta di ieri con il record di 11 sedute positive delle ultime 12, ha provato anche ieri a salire. Ci è riuscita nelle fasi iniziali, tanto che a metà seduta sia SP500 che Nasdaq100 hanno ritoccato di qualche punto il proprio massimo storico per l’ennesima volta. Poi però sono cominciate ad arrivare prese di beneficio abbastanza diffuse, sufficienti a decretare una piccola pausa al rally. Niente di preoccupante, nè per SP500 (-0,19%), né per Nasdaq100 (-0,31%) e Dow Jones (-0,55%). Un po’ più significativo è stato invece il calo delle small cap, rappresentate dall’indice Russell2000 (-1,25%). Probabilmente il settore, molto sensibile ad inflazione e tassi di interesse, che pesano sui conti aziendali, ha risentito più degli altri indici USA delle parole arrivate nella setata di mercoledì da Powell, presidente FED, che ha dichiarato di essere rimasto sorpreso della robustezza dell’economia USA e della risalita dei prezzi al consumo. Concludendo con la frase sibillina che la FED “ha il lusso di poter essere un po' più cauta sul taglio dei tassi”.
Un’affermazione che rimette un po’ più di incertezza sul comportamento futuro della FED e che deve aver fatto sussultare qualche operatore che dava un per certo il calo dei tassi anche nella riunione del 18 dicembre prossimo.
Comunque, l’euforia che si respira in USA è tale da poter sopportare senza danni anche una FED poco collaborativa con l’esuberanza azionaria. Powell può obbligare il rally ad una breve pausa, ma credo che ci voglia ben altro per decretarne la fine.
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