Il volonteroso finale della scorsa settimana, da parte di Wall Street, aveva posto per quella successiva l’obiettivo dei massimi storici, da recuperare e migliorare prima del lungo week-end del Ringraziamento.
Tre dei principali indici (SP500, Dow Jones e Russell2000 delle small cap) hanno pensato bene di togliersi subito il capriccio e già nelle prime battute della seduta di ieri, con un rampante gap rialzista, hanno migliorato i loro precedenti massimi storici, che risalivano al giorno 11 novembre scorso per SP500 e Dow Jones, ma addirittura al 8 novembre 2021 per il Russell2000.
Niente da fare invece per Nasdaq100, che dopo la delusione Nvidia continua a vivacchiare, e, invece di trainare, insegue a minor velocità le società dell’economia tradizionale.
E’ questo l’ennesimo segno della rotazione dal mondo tecnologico sopravvalutato al mondo dell’economia reale, che spera nella riduzione di tassi e tasse. Una rotazione che già accompagnò la correzione estiva e che l’onda populista di Trump ha rianimato dopo la vittoria elettorale.
La vivacità rialzista ieri si è smorzata quasi subito e gli indici sono arretrati dai massimi. Ma Dow Jones e Russell2000, emblemi del business tradizionale e reale, hanno conservato in chiusura un robusto rialzo, rispettivamente di +1% e +1,5%, mentre SP500 ha faticato a conservare un modesto +0,3% e Nasdaq100 a chiudere col segno positivo (+0,14%).
Il deciso rialzo iniziale di Wall Street ha aiutato gli indici europei ad iniziare la settimana con il segno positivo, ma senza risultati eclatanti, sintetizzati dal +0,22% di Eurostoxx50.
A fine seduta i grafici degli indici europei e di SP500 non mostravano molto entusiasmo, nonostante il nuovo record dell’indice USA. Ma la seduta odierna rischia di venire compromessa dalle dichiarazioni fatte da Trump nella serata americana, a mercati chiusi.
Poco meno di due mesi prima del suo insediamento ha già iniziato a parole la sua guerra commerciale contro il resto del mondo. Ha promesso che il suo primo provvedimento che prenderà, immediatamente dopo l’insediamento, sarà l’apposizione di dazi sui tre primi partner commerciali degli USA: del 25% su tutti i prodotti in arrivo negli USA provenienti da Canada e Messico, perché non impediscono l’ingresso in USA di immigrazione clandestina; del 10% verso la Cina, accusata di non impedire l’esportazione in Messico di sostanze che servono a produrre la micidiale droga chiamata Fentanyl, che poi viene immessa negli USA e che sta riducendo a larve umane migliaia di tossicodipendenti americani.
La provocazione è forte e già la Cina ha duramente protestato.
A giudicare dal comportamento dei futures sugli indici europei prima dell’apertura dei mercati, la sortita di Trump sembra spaventare parecchio anche l’azionario europeo, perché viene vista come il primo colpo di una serie, che avrà come obiettivo anche i prodotti che dall’Europa vengono esportati negli USA.
Per ora sono solo parole. Ma sappiamo che potrebbero facilmente diventare fatti, perché Trump di solito tira la prima pietra e poi decide come proseguire in base alla reazione della controparte. Intanto creano incertezza e polemiche, aumentando la tensione geopolitica che già pare una corda di violino. Non è il tipo di comportamento che i mercati gradiscono, perché genera solo volatilità.
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