Dopo la seduta interlocutoria di lunedì scorso, che aveva fermato la correzione in atto senza riuscire ad esprimere l’inversione di tendenza, la seduta di ieri è stata subito condizionata dalla risposta di Putin all’autorizzazione concessa nel weekend da Biden all’Ucraina per l’uso dei missili americani a lungo raggio per colpire il territorio russo. Un passo nella direzione dell’escalation, che Putin non ha ignorato, rispondendo immediatamente da par suo. La risposta è arrivata già ieri con l’entrata in vigore delle modifiche alla “Dottrina Nucleare” russa, che prevedono un abbassamento della soglia di pericolo che autorizza Putin a usare le armi nucleari. Mentre prima si prevedeva l’uso del nucleare solo “nel caso di una guerra convenzionale su larga scala e se fosse stata in gioco la sopravvivenza stessa dello Stato”, ora la nuova dottrina consente l’uso dei missili atomici anche “in caso di aggressione contro la Federazione Russa e la Repubblica di Bielorussia, che è alleata, con l’uso di armi convenzionali, nel caso in cui tale aggressione crei una minaccia critica alla sovranità e/o all’integrità territoriale”.
Putin, presentando le novità, ha ribadito che queste permettono l’uso dell’atomica anche in caso di attacco convenzionale. Inoltre, va notato che la condizione che permette l’uso del nucleare non è più la messa in gioco della sopravvivenza dello Stato, ma “soltanto” una minaccia critica alla sovranità o all’integrità territoriale. I politologi ora si chiedono se i soldati ucraini attestati nell’enclave di Kursk, in territorio russo, violino oppure no l’integrità territoriale russa.
Comunque la si pensi, pare evidente che si è fatto un altro passo di avvicinamento alla catastrofe nucleare. Senza dubbio i listini, sempre restii a scontare gli effetti delle guerre, ieri hanno ricevuto una doccia fredda che non potevano ignorare. Soprattutto quelli europei, che hanno aperto di cattivo umore e sono scivolati abbondantemente fino all’apertura di Wall Street, raggiungendo minimi inferiori ai precedenti di novembre, proprio a ridosso dell’apertura di Wall Street.
Ma Wall Street ha digerito le paure europee con pochi minuti di incertezza ed ha quasi subito ripreso la via del rimbalzo in continuità con la precedente seduta. Ancora una volta i mercati USA non si fanno impressionare dalle guerre, che, se avvengono fuori dal territorio americano, sono viste più come occasione di business che come fonte di preoccupazione.
Il finale europeo è stato perciò rassicurato, almeno in parte, dai nervi saldi americani, più impressionati dalle speranze per i conti di Nvidia, che arriveranno oggi, che dalle minacce nucleari di Putin.
Gli indici d’Europa hanno chiuso la seduta in negativo, tornando ad allargare il fossato che li separa da Wall Street, ma hanno recuperato circa metà delle perdite che accusavano alle 15,30.
Eurostoxx50 ha sintetizzato il calo medio di Eurozona con -0,82%. Peggio ha fatto l’indice italiano Ftsemib (-1,23%), appesantito da forti realizzi sui titoli bancari, ma comunque risalito dalla perdita abbondantemente superiore al -2% che accusava sui minimi di seduta.
Wall Street ha proseguito il suo recupero riuscendo a chiudere la giornata con SP500 (+0,4%) e Nasdaq100 (+0,71%) leggermente al di sopra dei rispettivi massimi di venerdì scorso, il che significa che sono entrati nel territorio dell’ampio gap ribassista aperto proprio nel venerdì nero.
Oggi il compito molto chiaro è quello di chiudere quel gap e non retrocedere dopo averlo chiuso, per dare l’impressione forte che lo svarione di venerdì è stato dimenticato.
Per riuscirci serve molta fiducia nella trimestrale di Nvidia che verrà resa nota dopo il suono della campanella di Wall Street alle ore 22. Una fiducia che già ieri ha fatto capolino con un rimbalzo di Nvidia superiore al 4%. Sarà frutto di soffiate, vietate, che qualche grosso operatore potrebbe aver ricevuto? Chissà?
Per chi vuole passare la notte con Nvidia, indico le attese degli analisti: Utile per azione 0,746$ da 0,64$ del trimestre precedente; Ricavi 33,09 mld$ da 28,68 mld$ del trimestre precedente.
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