La terrificante seduta vissuta venerdì scorso da Wall Street ha rotto la diga dell’entusiasmo gratuito per le promesse controverse di Trump ed i post “rivoluzionari” di Musk ed ha mostrato una forte correzione, come si usava una volta, con tanto di gap ribassista iniziale a fare da tappo ai tentativi di resurrezione del rally post-elettorale, che questa settimana i mercati debbono osare.
Oltretutto il week-end ha portato anche un nuovo gradino di escalation nella guerra d’Ucraina, con Mosca che ha bombardato a tappeto il territorio ucraino per migliorare le sue posizioni di partenza nella trattativa che Trump vorrà sicuramente avviare per concludere le ostilità. E Biden, anche per far vedere che comanda ancora lui, come risposta, ha autorizzato l’esercito d’Ucraina ad usare i missili a lungo raggio americani per colpire in Russia le basi di lancio da cui partono ordigni russi. Un ulteriore passo verso lo scontro diretto NATO-Russia.
Ma di queste questioni geopolitiche si è preoccupata un po’ solo l’Europa, che ieri è partita subito in calo, anche per scontare la discesa che gli indici USA venerdì avevano continuato dopo la chiusura europea.
Wall Street è del tutto indifferente alle guerre che non uccidono soldati americani ed ha tentato un primo rimbalzo, dopo aver constatato nel weekend che il rally presidenziale, col calo di venerdì, era stato già corretto per circa metà su SP500 e per i tre quarti sul tecnologico Nasdaq100.
Per cui, delle due, una: o si è sbagliato tutto la settimana delle elezioni a comprare a man bassa, oppure ieri c’era una occasione di ingresso da non lasciarsi scappare.
Il tentativo di rimbalzo è partito fin da subito e si è esteso piuttosto bene fino al momento della chiusura dei mercati europei. I quali hanno approfittato del buonumore americano per risalire verso la parità e chiudere senza troppi danni una seduta che ad un certo punto sembrava mostrare il brivido dell’avvitamento.
Eurostoxx50 ha sintetizzato in -0,09% il lieve calo degli indici europei. Non ha cantato in coro l’indice italiano Ftsemib, che ha vissuto una seduta fortemente negativa (-1,27%), ma in gran parte per colpa dello stacco di numerosi ed abbondanti acconti di dividendi, distribuiti soprattutto dal settore bancario prima che il governo cambi idea e magari tassi gli extraprofitti per recuperare quel che non arriverà dal concordato.
E’ chiaro che il lieve calo di ieri non è in grado di togliere dai guai direzionali gli indici europei, che restano da settimane in fase correttiva, senza neppure aver esultato per Trumo. Consente però di non perdere ulteriore terreno rispetto agli indici USA, che dopo la chiusura europea hanno moderato l’ampiezza del rimbalzo, seppur mantenendo saldi positivi a fine seduta, soprattutto su Nasdaq100 (+0,71%) ancora una volta grazie ad entusiastici acquisti su Tesla (+5,6%), diventata l’unico modo che gli americani hanno per dare un voto al rivoluzionario Elon Musk.
Va aggiunto che il rimbalzo di ieri di Nadaq100 e SP500 (+0,39%) non è gran cosa, se teniamo conto di quel che è successo venerdì scorso a Wall Street, perché si è mantenuto a debita distanza dal massimo della seduta di venerdì scorso e dall’ampio gap ribassista disegnato dai due indici azionari USA sul grafico a cadenza giornaliera.
Prima di parlare di ripristino del rally bisogna chiudere quei gap e consolidare i prezzi al di sopra di essi. Non pare cosa facile e rapida da farsi.
Segnalo anche la seduta di rimbalzo defaticante ieri per l’Oro, che ha interrotto una serie di sei sedute consecutive di ribasso, e per il petrolio, che ha tenuto i minimi di settembre e tentato la svolta con un segnale di inversione (Bullish Engulfing), che sarà confermato se oggi verranno recuperate e medie a 20 e 50 periodi, che passano la prima poco sotto e la seconda poco sopra i 75 $ al barile.
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