Con l’arrivo delle trimestrali da parte dei 7 colossi del Nasdaq i riflettori si spostano su di loro e l’indice tecnologico americano, che per un bel po’ di tempo ha viaggiato sottotono (l’ultimo massimo storico risale alla prima metà di luglio), può riprendere il centro della scena.
Così ieri, mentre l’azionario europeo subiva gli effetti perniciosi su tutti i listini del dramma del settore automobilistico, che licenzia e chiude stabilimenti anche in Germania, gli indici USA hanno cominciato a focalizzarsi sulle magnifiche trimestrali.
Alphabet, che avrebbe dovuto comunicare la sua trimestrale prima dell’inizio della seduta di Wall Street, in realtà ha scelto di farlo dopo la chiusura, lasciando i mercati nella scomoda posizione di attesa. Così gli indici europei, partiti in rialzo, non hanno trovato aiuto da Wall Street nel corso della seduta ed hanno chiuso tutti in moderato ribasso, sintetizzato da Eurostoxx50 con un -0,44% che ricaccia l’indice nel limbo della lateralità, allontanandolo nuovamente dalle resistenze che lo separano dai massimi dell’anno. Andamenti leggermente “meno peggio” si sono visti in Italia, Germania e Spagna, mentre il più volatile azionario francese ieri ha accentuato il calo.
Wall Street ha aperto in calo sia con SP500 che con Nasdq100, ma col proseguimento della seduta, specie dopo la chiusura europea, ha mostrato un deciso recupero da parte dei tecnologici, che subodoravano una buona e trainante trimestrale di Alphabet, mentre i settori dell’economia tradizionale hanno sottoperformato per colpa del il rialzo dei rendimenti che sta manifestandosi con grande evidenza da metà settembre ed anche ieri è proseguito. Così a fine seduta si è visto un ventaglio abbastanza variegato di performance: dal -0,36% dell’indice più tradizionale Dow Jones al +0,16% dell’onnicomprensivo SP500, fino al rimarchevole +0,98% di Nasdaq100.
Quando i mercati scommettono così pesantemente prima dell’uscita di importanti trimestrali è perché qualcosa è trapelato, anche se non potrebbe e non dovrebbe. Infatti, dopo la campanella di fine seduta Alphabet, che aveva già segnato +1,78%, ha diramato una trimestrale assai positiva, battendo le previsioni degli analisti sui ricavi e addirittura stracciando quelle sugli utili (2,12$ per azione contro attese di 1,84).
Il merito va soprattutto all’impetuosa crescita dei servizi cloud, richiesti dalle applicazioni di intelligenza artificiale. I risultati hanno prodotto nelle contrattazioni After Hours un ulteriore progresso del +5%.
L’ottima performance dei conti Alphabet metterà oggi, probabilmente, il turbo anche alle altre magnifiche, che ancora debbono comunicarli. Si tratta oggi di Microsoft e Meta, entrambe molto attive sull’intelligenza artificiale, che perciò dovrebbero anch’esse battere le attese ed imprimere all’indice tecnologico la forza per arrivare finalmente all’attacco del massimo storico di quota 20.691. Ma ieri non si è visto solo l’effetto delle trimestrali, ma anche quello del cosiddetto “Trump Trade”.
A pochi giorni dal voto sta crescendo il vantaggio che i sondaggi attribuiscono al vecchio filibustiere. Soprattutto stanno crescendo parecchio le probabilità di vittoria che gli vengono attribuite dalle agenzie di scommesse, che sono molto più affidabili dei sondaggi perché, se i bookmakers sbagliano, ci rimettono.
Perciò sta apparendo con tutta evidenza che i mercati stanno muovendosi scommettendo sulle plausibili conseguenze della vittoria del magnate.
Salgono i rendimenti, perché i dazi promessi a destra e a manca faranno salire l’inflazione, mentre l’abbassamento delle tasse per le imprese e la espansione del deficit renderà più caro il finanziamento del già colossale debito. Esplode anche il Bitcoin, che Trump ha appoggiato in campagna elettorale e che ieri è arrivato a migliorare a quota 73.525 $ il suo massimo storico.
Massimo storico anche per l’Oro, ma questa non pare una notizia eclatante, dato che è l’ennesimo di quest’anno. L’Oro diventa una sorta di bene rifugio con cui proteggere le scommesse ardite.
Oggi osserveremo un altro giro della giostra delle trimestrali, con le ali basse in Europa e con la tipica euforia degli scommettitori vincenti negli USA.
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