La seconda seduta della settimana ha mostrato una faccia molto simile alla prima. Le borse europee ieri hanno continuato a scendere, anche se la scivolata del mattino è stata in parte recuperata nel pomeriggio. Wall Street ha continuato a non saper che direzione seguire, oscillando fino a chiudere anche ieri vicino alla parità, come già lunedì. Anche ieri l’indice Nasdaq100 ha fatto leggermente meglio di SP500, portando a due i micro-rialzi della settimana in corso, mentre SP500 ha inanellato due micro-ribassi. Movimenti di segno opposto, ma il prefisso “micro” ci fornisce la chiara sensazione che la tendenza è per entrambi laterale, a dimostrazione della confusione che in questa fase annebbia la volontà degli operatori. L’ottimismo che proviene dalla tanta strada fatta da gennaio ad oggi la sostiene, ma le tante incognite (trimestrali, inflazione, tassi, elezioni, geopolitica) che si oppongono ad ulteriori salite la frenano ed impediscono atteggiamenti euforici. Almeno sull’azionario.
In assenza di vitalità da parte degli indici azionari occorre volgere lo sguardo altrove, poiché altri mercati stanno offrendo discrete emozioni e maggior direzionalità.
Sull’obbligazionario le quotazioni continuano a scendere, ed attuano una correzione, che si fa sempre più profonda, degli ampi rialzi che hanno accumulato in estate, quando si è scontata la vittoria delle banche centrali contro l’inflazione e l’inizio della manovra di normalizzazione monetaria.
Ma è sulle materie prime e soprattutto sui metalli preziosi (oro, argento e, ultimamente, anche platino) che si sta accanendo di più la speculazione rialzista, anche senza apparenti motivazioni fondamentali. L’Oro sembra ormai incapace di terminare una seduta senza prima migliorare il massimo storico. Lo ha fatto nelle ultime 5 sedute, ed anche oggi succederà, poiché i prezzi mentre scrivo hanno già superato il massimo storico di ieri. Il contratto future di dicembre ha già superato 2.768 $ l’oncia.
L’Argento è salito di oltre +10% nelle sole 3 sedute del 18, 21 e 22 ottobre e si è riportato su valori abbandonati da 12 anni, nell’ottobre del 2012.
Sia l’Argento che, soprattutto, l’Oro hanno portato l’indicatore RSI(14) applicato sul grafico a cadenza giornaliera a segnalare valori di eccesso rialzista piuttosto conclamato. Ma questi metalli già in passato hanno fatto vedere rialzi esagerati durare più di quanto potesse ipotizzare il buon senso.
Ieri è ripartito al rialzo anche il petrolio, dopo una marcata correzione dei prezzi in conseguenza della decisione israeliana di rinviare (forse a dopo le elezioni USA, su richiesta di Biden) la promessa rappresaglia contro l’Iran e soprattutto di non colpire impianti petroliferi.
La tenuta dei 68 $ al barile ha permesso al Crude Oil un corposo rimbalzo, che ha riportato il prezzo vicino ai 72 $ e a contatto con le medie mobili a 20 sedute (in salita) e a 50 sedute (in discesa). Un’ottima posizione per inviare, magari già oggi, un segnale molto importante di inversione rialzista.
Insomma. Si può vivere qualche giorno anche senza le oscillazioni di Wall Street.
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