La terza settimana di ottobre, che si è aperta con i mercati USA in versione semi-festiva, dato che la festa del Columbus Day ha fermato quello obbligazionario ma non i listini azionari.
E’ così potuta proseguire per gli indici azionari occidentali la festa di apertura della stagione delle trimestrali. Fin dal mattino europeo si è visto ottimismo, grazie alla forte chiusura di venerdì scorso di Wall Street, con il 45° massimo storico del 2024 realizzato dall’indice SP500. Gli indici europei hanno cercato volonterosamente di tenerne il passo, sebbene la differenza di salute economica tra i due lati dell’Oceano Atlantico siano evidenti: l’economia europea sta lottando per non terminare il 2024 in recessione, mentre in USA le previsioni di GDPnow della FED di Atlanta stimano ora la crescita del PIL americano del 3° trimestre in accelerazione al 3,2% annualizzato.
Comunque, sebbene con un po’ di fatica, l’Eurozona azionaria è riuscita a mostrare una mattinata positiva in attesa di capire se la mezza festa in USA avrebbe ammosciato Wall Street.
Invece in USA la partecipazione rispetto a venerdì è stata minore in termini di volume di scambio, ma non certo quanto ad entusiasmo.
Ieri non c’erano trimestrali significative da valutare, così gli operatori presenti hanno continuato a premiare il settore bancario per le ottime sorprese fornite venerdì scorso da JPMorgan e Wells Fargo, le utility e più in generale la vecchia guardia dei titoli tradizionali. Ha alzato la testa anche Nasdaq100, su cui venerdì aveva pesato il tracollo di Tesla, che ieri non è proseguito. Perciò l’indice tecnologico è tornato a sovraperformare leggermente SP500, rimettendosi in linea con la velocità di crociera del fratello maggiore.
A fine seduta quasi tutti gli indici occidentali hanno aggiunto tra il mezzo punto ed il punto percentuale di rialzo ai valori di venerdì. Eccezioni positive, con guadagno sopra l’1%, si sono viste in Italia ed in Spagna, mentre l’indice meno convinto è stato quello francese (solo +0,3%), forse per colpa del downgrade a “negativo” dell’outlook, che Fitch ha affibbiato al rating sul debito della Francia.
Da segnalare che con il +0,77% di ieri l’indice USA SP500, il faro dell’azionario globale, si è portato a quota 5.860 punti, retrocedendo leggermente al nuovo record storico (il 46°) stabilito proprio nell’ultima mezz’ora a quota 5.871. Ora ne mancano solo 140, cioè poco più del 2%, per raggiungere l’obiettivo psicologico dei 6.000 punti. Se dovesse continuare a salire alla medesima velocità mostrata ieri, la vetta dei 6.000 potrebbe essere raggiunta ben prima della fine della settimana.
Per i lettori che dubitano che mi sia fatto contagiare dalla sindrome del “sempre si sale”, aggiungo che si cominciano a vedere pericolosi eccessi di compiacenza. Il rapporto put/call delle opzioni sull’indice SP500 in questi giorni ha raggiunto il valore più basso da luglio dello scorso anno. Significa che sono molti di più quelli che speculano al rialzo di quelli che si proteggono. Inoltre, il Fear&Greed Index l’indicatore di sentiment degli investitori, calcolato da CNN, che misura il passaggio dalla paura all’avidità, è entrato ormai in territorio “Extreme Greed”, cioè avidità esagerata.
E’ vero che l’indicatore RSI(14) applicato al grafico a cadenza giornaliera di SP500 non è ancora arrivato a quota 70, la soglia oltre la quale scattano gli eccessi di rialzo (ipercomprato). Ieri si è fermato a 68, che è comunque il valore più alto dal luglio scorso.
Non mi stupirò se SP500 arriverà in fretta a quota 6.000, portando RSI in ipercomprato, e se da lì scatteranno copiose prese di beneficio.
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