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PAUSETTA DI BENEFICIO
11/10/2024 09:30

Dopo due sedute di robusto rialzo, che hanno portato in positivo il saldo provvisorio di quella che potrebbe essere la quinta settimana consecutiva di rialzo dell’indice SP500, la guida dell’azionario mondiale, ieri l’ottimismo trainato da Wall Street è stato messo un po’ alla prova da un aumento delle prese di beneficio, che la convinzione dei compratori questa volta non ha assorbito per intero.

Così tutti i principali indici azionari occidentali hanno collezionato un saldo di giornata leggermente negativo. La leggerezza del segno meno mi esenta dal fornire superflui dettagli. Indici tutti negativi tranne l’italiano Ftsemib, trainato dal settore bancario che ieri è stato favorevolmente contagiato dal piano industriale di BPER Banca.

A causare le prese di beneficio possiamo indicare parecchi catalizzatori. La situazione mediorientale, che è stata snobbata per quasi tutta la settimana, dato che Israele tarda a sferrare l’attacco di ritorsione all’Iran, è tornata a ribollire dopo che l’esercito di Tel Aviv ha sparato addirittura contro i caschi blu dell’ONU nel Libano meridionale, colpevoli di intralciare le manovre di occupazione del Libano ed i piani di attacco contro Hezbollah. Ieri il mondo intero è sembrato diventare bersaglio della furia distruttrice israeliana. Qualche operatore deve aver pensato che, se sparano all’ONU, chissà che distruzione provocheranno in Iran.

A conferma della ripresa di interesse per i guai geopolitici constatiamo il forte rimbalzo del prezzo del petrolio versione WTI Crude Oil, tornato vicino ai 76 $ al barile. Sembra ripartire al rialzo anche il prezzo dei metalli preziosi, in ottica di beni rifugio.

Oltre alla geopolitica ieri è tornata al centro dell’osservazione anche l’inflazione, che ha lanciato un messaggio di cautela sulla percezione di discesa inarrestabile e di vittoria ormai scontata delle banche centrali nella partita contro i prezzi.

La pubblicazione nel pomeriggio dei dati sui Prezzi al Consumo USA ha mostrato che sia l’indice globale che quello “core” a settembre hanno avuto una variazione mensile uguale a quella del mese precedente: +0,2% per l’indice globale e +0,3% per l’indice core. In entrambi i casi un decimo in più delle attese degli analisti. Ciò non significa certo che sia in vista un nuovo focolaio di inflazione, ma piuttosto che il ritmo di convergenza verso quel 2% annuo di inflazione core che tanto desidera la FED (ora è stato fissato a fine settembre al 3,3%) sembra essersi fermato, prolungando l’attesa più di quanto i mercati desiderino e stiano scontando.

Non a caso l’obbligazionario aveva già anticipato da qualche seduta questa possibilità, facendo salire con decisione i rendimenti in ottobre: una trentina di punti base su tutta la curva dei rendimenti dei Treasury americani.

Tornando ai mercati azionari, non voglio certo affermare che basti un piccolo storno per rovinare l’inerzia rialzista che accompagna gli indici USA (un po’ meno convinti appaiono quelli europei).

In fondo quel che determina le quotazioni azionarie è la capacità delle società quotate di fare utili.

Se la stagione delle trimestrali, che oggi inizia con le prime due grosse banche USA (JP Morgan e Wells Fargo), andrà come le precedenti, allora il rally potrà continuare. Gli analisti si aspettano un tasso di crescita degli utili del 3° trimestre rispetto all’analogo periodo dello scorso anno pari in media al +11,5%. Attese piuttosto elevate.

Però va detto che le attese sono globalmente elevate, ma non per le società appartenenti al settore finanziario e le banche. Per questo settore le attese sono per un lieve calo, mentre per sottoinsieme  bancario gli analisti si aspettano un calo consistente, quasi -12%. Gran parte delle trimestrali che arriveranno nelle prossime due settimane sono di società appartenenti al settore bancario e finanziario. Perciò la Campagna Trimestrali per il 3° trimestre 2024 potrebbe anche partire col piede sbagliato. Francamente, non so se il mercato ne sia sufficientemente cosciente.

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