Dopo molti mesi in cui della situazione geopolitica ha interessato poco l’opinione pubblica occidentale e per niente i mercati finanziari, ieri, improvvisamente, la guerra tra Israele ed i suoi tanti nemici sparsi in Medioriente ha preso il centro della scena.
A suscitare l’interesse guardingo da parte dei listini è stato l’attacco missilistico dell’Iran contro Israele. Un attacco telefonato come non mai, atteso da settimane, dopo le uccisioni da parte di Israele del capo di Hamas e del capo di Hezbollah, che il regime iraniano aveva immediatamente promesso di voler vendicare, ma quando sarebbe stato opportuno. Già nella mattinata di ieri i Servizi Segreti USA, che la sanno sempre piuttosto lunga, avevano avvisato che i preparativi iraniani erano avviati e avrebbero dato il via nella notte ad una serie di lanci di missili e droni su Israele.
L’attacco è proprio avvenuto nella serata europea (già notte in Medioriente) con circa 200 tra missili e droni e, da quel che si legge nelle note di agenzia, il risultato dell’attacco è stato un successo, secondo le fonti iraniane, ed un fallimento, secondo quelle israeliane e l’intelligence americana.
Ma a caldo, questa volta, il petrolio è stato comprato ed il prezzo è tornato sopra i 70 $ al barile, mentre dalle sale operative europee e di Wall Street ieri non si è voluto accettare il rischio di escalation e si è passati all’incasso sull’azionario nella prima seduta di ottobre, con la ricerca di porti sicuri dove parcheggiare la liquidità. Così gli indici europei hanno realizzato il bis del calo di lunedì, restituendo in due sedute negative un bel po’ di quel che avevano guadagnato la scorsa settimana. Tutti negativi i principali indici azionari di Eurozona, che hanno snobbato il dato sull’inflazione in Eurozona in rallentamento a settembre, con il dato globale sceso addirittura a 1,8% annuo, mentre il dato Core è ancora al 2,7% annuo, ma anch’esso in calo rispetto ad agosto.
Eurostoxx50 ha sintetizzato il calo con un -0,93% a fine seduta. E’ il secondo calo significativo consecutivo, ma inferiore a quello di venerdì scorso, a conferma che per ora sull’Europa azionaria ha fatto più danni il tonfo di Stellantis e del settore auto che l’escalation mediorientale.
Volatile e negativo è stato anche l’andamento di Wall Street, questa volta coralmente in ribasso con tutti i principali indici. SP500 ha realizzato curiosamente -0,93% come Eurostoxx50, mentre peggio è andata a Nasdaq100 (-1,43%) e Russell2000 (-1,53%).
Come normalmente succede alle sedute condizionate dai guai geopolitici, gli asset considerati “porto sicuro” in cui parcheggiare la liquidità sono invece saliti. E’ salito un po’ l’obbligazionario, ma soprattutto l’Oro ed il dollaro. Il prezzo del petrolio ieri è andato sulle montagne russe, ma ha poi chiuso in buon rialzo, mettendo nei prezzi quel che potrebbe succedere dopo l’attacco.
L’ipotesi più accreditata, ma meno desiderata dall’Occidente, è quella che Netanyahu non si lasci scappare ora il pretesto per fare piazza pulita dei siti nucleari iraniani, con un massiccio bombardamento, che al momento non è scattato, ma potrebbe avvenire nel momento in cui gli israeliani lo giudicheranno più opportuno. Perciò è possibile che la quiete, almeno apparente, segua nell’immediato l’escalation di ieri.
Con questo scenario è molto difficile ipotizzare come reagiranno i mercati. Potrebbero rimanere paralizzati in attesa dell’Apocalisse nucleare, ma anche rimbalzare se Israele temporeggerà qualche giorno, con la spada di Damocle di dover scontare poi il fatto compiuto da Israele in Iran.
Morale della favola: ottobre è partito col piede sbagliato. Ma i passi che portano in guerra sono sempre sbagliati.
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