Non si era mai vista una settimana come quella appena passata dagli indici cinesi. Un clamoroso +15,7% di rialzo settimanale per l’indice CSI300, che comprende le 300 blue chips dei listini di Shanghai e Shenzhen. E la seduta odierna, già chiusa alle ore 9 europee, ha aggiunto un altro +8,5% a questo spettacolo di euforia collettiva, scattata a sorpresa dopo le misure di stimolo monetario e fiscale che il regime ha adottato per dare una sferzata al PIL.
Siccome la sorpresa ha colto impreparati molti fondi speculativi, che continuavano a scommettere sull’implosione economica del Dragone, la chiusura di posizioni ribassiste ed il ritorno agli acquisti di Cina che tutti insieme si sono precipitati a ripristinare, ha generato una esplosione dei listini al rialzo, che sta raggiungendo dimensioni da isteria collettiva.
I mercati europei hanno vissuto di rendita, dato che sono molto più collegati alla Cina di quanto non lo siano quelli americani. Così il sogno di vedere decollare l’interscambio con la Cina che torna a crescere come una volta (aggiungiamo “quasi”, è meglio), ha oscurato l’immagine recessiva dei PMI europei, sempre più depressi, e ridato slancio ai listini europei. Eurostoxx50 ha vissuto una settimana da incorniciare (+4%), così come il Dax tedesco, che ha frantumato il suo massimo storico sia giovedì che venerdì, dimenticando la recessione che tutti prevedono.
Un po’ meno brillante è stata la settimana di Wall Street, anche se positiva e costellata di piccoli miglioramenti al massimo storico di SP500 (martedì, mercoledì e giovedì). Il saldo settimanale è stato “solo” +0,6% per SP500 e +1,1% per il tecnologico Nasdaq100, mentre l’indice delle small cap Rusell2000 non si è affatto unito al coro dei festeggiamenti alla Cina ed è stato l’unico tra quelli occidentali a realizzare un risultato settimanale negativo (-0,26%).
Come giudicare l’esagerato rally dei listini cinesi di fronte a misure adottate che in gran parte (quelle fiscali) sono solo promesse senza dettagli?
I commenti degli esperti di Cina confermano che la sorpresa per il colpo più grosso del solito battuto dal regime ha dapprima suscitato curiosità speculativa negli operatori cinesi, poi ha costretto tanti scettici della finanza globale, sottoesposti alla Cina da molti mesi, a rincorrere in fretta e furia il rialzo dei listini. Insomma: dopo un lungo periodo di disamore, si è visto un deciso e rapido ritorno di fiamma degli investitori occidentali.
La diffusione dell’ottimismo all’Europa potrebbe essere provocata dall’aumento di fiducia che la crescita cinese possa aumentare l’interscambio ed attenuare la recessione in arrivo in Europa. Sui listini europei va poi considerato che il settore del lusso, tipico terreno di caccia dei ricchi cinesi quando l’economia tira, sui listini europei è molto rappresentato. E’ stato soprattutto l’exploit di questo settore che ha trainato la settimana europea.
Simmetricamente è comprensibile la freddezza americana, perché dazi e sanzioni reciproche, che lo scenario geopolitico ha portato negli ultimi anni, hanno ridotto il legame commerciale con la Cina. Anzi, ora è più la Cina ad avvantaggiarsi della crescita americana di quanto non succeda all’economia USA per la crescita cinese.
Che cosa possiamo attenderci ora?
In Cina è possibile che il forte ipercomprato di brevissimo termine ora causi qualche presa di profitto da parte dei più lesti, che si ritrovano con oltre il 20% di guadagno in 6 sedute. Poi, probabilmente il flusso di denaro in ingresso riprenderà il sopravvento e potrebbe far proseguire il rally, con minor impeto, anche nel medio periodo. Soprattutto se il regime fornirà abbastanza in fretta dettagli concreti e convincenti dopo le promesse della scorsa settimana.
Un momentaneo stop all’euforia cinese però potrebbe favorire un po’ di correzione anche in occidente.
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