LA CINA TOGLIE CARBURANTE AL RIALZO USA

27/09/2024 09:30

Dopo la zampata monetaria della banca centrale cinese, dal Politburo del partito comunista cinese è arrivata la promessa di una seconda zampata, questa volta di tipo fiscale, per mettere in mano ai cinesi più poveri un bel po’ di yuan da destinare all’aumento dei consumi. Dovrebbe essere una sorta di helicopter money robusto, che il vertice del partito promette, senza per ora entrare nei dettagli,  in grado di mantenere gli obiettivi di crescita desiderati per il 2024 e 2025.

Mancano ancora le decisioni concrete, ma questa volta la fretta mostrata nell’annuncio ed il tono comunicativo sono sembrati in grado di mantenere qualcosa di più dei precedenti stimoli, spezzettati e parziali, che nulla hanno prodotto.

L’effetto sorpresa ha poi obbligato il risparmio gestito globale a riconsiderare in fretta le sue scelte degli ultimi anni. Da tempo il settore aveva sottopesato la Cina nei portafogli globali, rassegnato a rivedere in salsa cinese la delusione Giappone degli anni dal 1990 al 2020, cioè trent’anni di oblio finanziario ed economico.

Invece, la duplice zampata del capital-comunismo cinese potrebbe rimettere in carreggiata il pachiderma industriale. Vale comunque la pena tornare a far pesare maggiormente la componente cinese nei portafogli globali.

E’ scattata così la corsa dei listini del Dragone ad inizio settimana, ed è proseguita senza sosta, magari procurando liquidità con la vendita di qualche altro asset occidentale. Siccome questa mattina l’ultima seduta della settimana è terminata con un rialzo di +4,4% dell’indice CSI300, che comprende le 300 più importanti società quotate a Shanghai e Shenzhen, possiamo già misurare un rialzo settimanale del +15,6%. Con una sola settimana di recupero l’indice è tornato ai valori del 20 maggio scorso ed ha annullato ben 15 settimane di calo.  

Un afflusso poderoso di ordini d’acquisto provenienti da tutto il globo ha fatto respirare alle borse cinesi una settimana mai vista prima, neppure ai bei tempi del 2014-2015, quando l’indice salì in 33 settimane del 124%.

Curiosamente ieri l’aria frizzante proveniente dall’Asia ha contagiato in occidente solo le borse europee, galvanizzate dall’impetuosa ripartenza del settore del lusso. Eurostoxx50 (sovrappesato di titoli francesi del lusso) è esploso al rialzo mantenendosi assai convinto fino al termine della seduta, con +2,35% finale, non a caso la stessa performance dell’indice francese Cac40, pieno di titoli del lusso. Ma un po’ tutto l’azionario di Eurozona ha fatto faville, con il tedesco Dax (+1,68%) che ha frantumato alla grande il suo precedente massimo storico. Stessa performance quotidiana anche per l’indice italiano Ftsemib, aiutato pure dalle banche, in forte ripresa dietro il portabandiera Unicredit.

Wall Street ha invece mostrato una carenza di carburante. Dopo un inizio rampante, in gap, che ha migliorato ancora il massimo storico di SP500, si sono visti realizzi abbastanza significativi, che hanno ridimensionato a fine seduta il rialzo di SP500 (+0,4%). Un po’ meglio il Nasdaq100 (+0,71%), ma lontano anch’esso dal massimo iniziale.

Si percepisce un po’ di fatica in USA per la corsa finora fatta. Le stesse magnifiche 7 della tecnologia non stanno mostrando la baldanza di un tempo.

Non ci sono ancora segnali di correzione, ma l’impressione è che la sovraperformance americana, che ha fatto da traino al mondo, dalla pandemia in poi, potrebbe ora essere messa un po’ in discussione, almeno per qualche settimana.