La zampata monetaria cinese, di cui ho parlato nel commento di ieri, ha preso il centro della scena nel grande teatro dei commentatori finanziari.
Lo stimolo elargito dalla banca centrale cinese è stato molto generoso, e mira direttamente ad incentivare (o manipolare?) l’investimento sulle borse cinesi. Un aiuto forse inatteso per indici azionari che da 3 anni non battono un chiodo e fino a lunedì parevano solo saper scendere.
Per questo la reazione è stata potente. Sull’indice di Shanghai si è vista una serie di rialzi da leccarsi le dita: martedì +4,15%, ieri +1,15% e questa notte +3,6%. La serie di tre sedute colleziona +9% circa.
I primi due rialzi sono stati visti con un certo snobismo dagli operatori occidentali, ormai assuefatti ad ignorare quel che arriva dalla Cina, perché da un po’ di tempo sono solo cattive notizie. Si noti che l’intervento monetario è arrivato quando le attese globali sul futuro dell’economia cinese e dei listini cinesi erano ai minimi termini. I più generosi tra gli analisti prevedono stagnazione, ma molti persino un periodo di deflazione.
Era difficile trovare qualcuno che si aspettasse per l’indice di Shanghai una inversione rialzista di un movimento che, quest’anno, da maggio a metà settembre, ha buttato nel cestino l’illusione primaverile di germogli rialzisti ed è tornato a perdere -9% da inizio anno.
Non mancavano le perplessità nemmeno sulla stessa manovra appena varata dalla banca centrale. Molti hanno osservato che si tratta di stimoli per mettere a disposizione liquidità. Ma per risollevare un’economia dalla stagnazione non basta fornire liquidità. Occorre anche stimolare la domanda, con provvedimenti di politica fiscale, che al momento non si vedono. Altri hanno addirittura bollato la manovra come una sorta di capitolazione delle autorità monetarie, terrorizzate dalla deflazione in arrivo.
Non stupisce quindi che dopo il fuoco di paglia di martedì, anche ieri i mercati occidentali abbiano snobbato il traino cinese. L’Europa ha restituito parte di quel che aveva realizzato martedì (Eurostoxx50 -0,47%), dopo aver constatato la freddezza degli indici USA, poco disposti a seguire l’entusiasmo orientale.
Anche Wall Street è rimasta ieri sostanzialmente ferma con l’indice principale SP500 (-0,19%), che è retrocesso dopo aver realizzato il 41° ritocco di quest’anno al suo massimo storico.
In USA si è vista ieri una tecnologia che sembrerebbe aver ancora qualcosa da dire, trainata nuovamente da Nvidia, mentre gli indici che riflettono l’economia reale hanno perso terreno in modo abbastanza significativo (Dow Jones -0,7% e Russell2000 delle small cap -1,25%).
Ma stamattina gli indici cinesi hanno esteso il rimbalzo con un’altra ventata di euforia, permettendo all’indice di Shanghai di salire ancora parecchio e di recuperare quasi tutto il passivo di quest’anno.
Ma questa volta, cosa assai importante, anche l’indice giapponese (Nikkei +2,4%) è sembrato seguire il traino cinese, mettendo finalmente di buonumore i futures occidentali. Perciò credo che oggi dovrebbero ripartire le scommesse rialziste anche in occidente, per rimettere in marcia verso il cielo tutti gli indici azionari.
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