Si avvicina il momento clou di settembre o forse dell’intero 2024, cioè la riunione FED che questa sera decreterà il primo taglio dei tassi di interesse ufficiali ed invertirà la direzione della sua politica monetaria.
L’era dei tassi azzerati fu sostituita nel marzo 2022 dalla fase di restrizione monetaria per combattere l’inflazione post-Covid. La bestia fu risvegliata da interruzioni e subbugli nella catena produttiva e dall’enorme regalo monetario in forma di sussidi che il governo Trump, imitato poi dal successore Biden, elargì a pioggia sugli americani per fronteggiare i danni del periodo di lockdown, che costrinse in casa l’occidente nella primavera del 2020, prima che si trovasse il vaccino.
La FED, per molti mesi, snobbò l’aumento dei prezzi, dichiarandolo prima lieve e poi transitorio. Quando fu costretta a prendere atto dell’errore (senza mai ammetterlo, e senza mai scusarsi), per recuperare attuò una rapida quanto potente e tardiva manovra di aumento dei tassi, a partire dal marzo 2022. Con 10 rialzi consecutivi portò i tassi al 5,25%. Salirono nel luglio 2023 al picco del 5,5% dopo una riunione di pausa, e a quel livello sono rimasti fino ad oggi.
Nel frattempo, l’inflazione core raggiunse il picco del 6,6% annuo a settembre 2022 (quando i tassi erano al 3,25%) e poi cominciò a calare, per tornare a 3,2% di agosto 2024, quando i tassi erano e sono ancora al 5,5%. La successione dei tempi ci fa vedere quanto la FED tenda ad essere in ritardo. Se poi consideriamo che gli effetti della politica monetaria si trasmettono all’economia con circa un anno di ritardo, si nota quanto inutile, e forse dannosa, sia l’opera della FED che, per colpa del suo ritardo, rischia di ottenere effetti sempre contrari a quelli che desidera. Dobbiamo farcene una ragione, perché il mondo economico gira così.
Finalmente Powell si è accorto che l’inflazione sta scendendo e al simposio di Jackson Hole ha annunciato che oggi la FED toglierà il mirino della politica monetaria dall’inflazione per spostarlo sulla disoccupazione, che dal 3,7% di gennaio, quest’anno è salita al 4,2% (a luglio toccò il 4,3%). Il mercato del lavoro, dopo la revisione attuata in agosto dal BLS, l’Ufficio Statistico USA, a posteriori (sempre a posteriori!), che ha eliminato ben 818.000 posti di lavoro erroneamente stimati dal marzo 2023 al marzo 2024, ha visto anche calare decisamente la creazione di posti di lavoro non agricoli negli ultimi 3 mesi estivi. La media mensile del trimestre giugno-agosto di quest’anno è stata inferiore a 100.000 (96.000), mentre gli stessi mesi del 2023 crearono in media 161.000 buste paga mensili.
I mercati finanziari, che tanto bramano il taglio dei tassi, stanno addirittura scontando che la svolta monetaria partirà col turbo. Ieri, dall’andamento dei futures sui FED Funds, il cosiddetto FED Watch desumeva 67% di probabilità di che stasera venga deciso un taglio da -0,5% e solo 33% che il taglio sia da -0,25%.
Però io credo che il mercato stia sopravvalutando il coraggio della FED. La prudenza e la cautela, per non dire un colpo al cerchio e uno alla botte, sono sempre state la prerogativa di Powell, sempre molto attento a non azzardare cambiamenti allo status quo e a non contraddire il suo datore di lavoro che sta alla Casa Bianca. Forse i mercati sperano che questa volta, dato che Biden andrà presto in pensione, Powell sia più libero di agire.
Non credo. Anzi, mai come questa volta i membri FED rischiano di essere criticati o strumentalizzati da Trump se taglieranno molto i tassi, perché aiutando l’economia USA potrebbero essere accusati di favorire l’amministrazione in carica. Ma Trump potrebbe anche dire che il maxi-taglio conferma che gli USA stanno andando in recessione, come lui afferma ai suoi comizi.
Credo che un taglio da 0,25% sarà considerato più prudente e politicamente meno criticabile. Il taglio doppio potrebbe essere così rimandato al prossimo meeting del 7 novembre, quando si conoscerà già il nome del nuovo Presidente USA. Potrebbe costituire il regalo di benvenuto della FED al vincitore delle elezioni, chiunque sia.
Non escludo che considerazioni simili siano state fatte ieri dagli operatori. Ora il FED Watch stima in lieve calo le probabilità di maxi-taglio (scese al 63%).
Ieri Wall Street è partita a spron battuto, con Dow Jones e SP500 che hanno leggermente migliorato il proprio massimo storico. Ma l’entusiasmo ha avuto vita breve ed ha lasciato spazio a prese di beneficio, che hanno riportato gli indici a restituire i guadagni e chiudere grosso modo sui valori di lunedì.
L’Europa azionaria ha provato a ridurre le distanze dai propri massimi di agosto, ma il rialzo è stato un po’ limitato dall’inizio della retromarcia americana.
Oggi vedo ancora molta incertezza fino alla riunione FED. Poi spero che la FED non faccia pasticci comunicativi, che potrebbero danneggiare mercati molto incerti.
I nostri SERVIZI INFORMATIVI ti aiutano a guadagnare in borsa con un metodo chiaro, semplice, efficace e, soprattutto, replicabile!
GOLD, Report Quotidiano sul Mercato Azionario, fornisce ogni giorno ANALISI sui principai indici, analisi e INDICAZIONI operative sul AZIONI di ITALIA, USA e su ETF-ETC quotati. Prova 1 mese GRATIS!
GAP, Report settimanale per investire con ottica di medio periodo su ETF-ETC e AZIONI di ITALIA e USA Prova 1 mese GRATIS!
In più avrai la possibilità di partecipare ai Webinar FOCUS mensili di approfondimento, riservati agli iscritti a GOLD e GAP.