I mercati azionari hanno mostrato per tutta la scorsa settimana di temere qualche altro svarione dai dati sul mercato del lavoro USA. Già il passo falso comunicato per il mese di luglio, con il drastico rallentamento ben al di sotto delle attese nella creazione di nuovi occupati in USA, è stato una delle cause principali del mini-crollo dei mercati ad inizio agosto. Poi il 21 agosto è arrivata la cospicua revisione al ribasso delle statistiche ufficiali, con la cancellazione a posteriori di ben 818.000 posti di lavoro tra marzo 2023 e marzo 2024. Ovvero 68.000 occupati in meno al mese rispetto ai numeri che per un anno hanno fatto esultare i mercati e l’Amministrazione Biden per la forza della crescita USA.
I due chiari di luna ricevuti in agosto hanno messo un po’ di paura che si avverasse il famoso proverbio “non c’è due senza il tre”. Perciò la settimana è passata a suon di prese di profitto in attesa che arrivasse il dato relativo ad agosto, da cui si attendeva la creazione di 160.000 posti di lavoro non agricoli che risollevassero le statistiche.
Ma venerdì anche il dato relativo ad agosto ha deluso, mostrando una creazione di buste paga inferiori alle attese (142.000) ma soprattutto la sottrazione ai due mesi precedenti di ulteriori 89.000 unità, che hanno spinto il dato di luglio ben sotto i 100.000 posti creati. Non solo. La media mobile degli ultimi 3 mesi ha cominciato a piegarsi verso il basso in modo significativo e sembra proprio rivelare un trend in deciso calo, che aumenta significativamente le probabilità di recessione, come del resto sta raccotando da mesi l’indicatore ISM manifatturiero.
Venerdì, a caldo, il mercato ha prese bene il dato di agosto, considerandolo inferiore alle attese, ma pur sempre superiore a quello di luglio. Al punto che i futures USA per un’ora dopo la comunicazione del dato delle 14,30 hanno provato a rimbalzare. Ma appena ha aperto il mercato sottostante, dopo aver esaminato anche le revisioni e fatto qualche riflessione, gli operatoti hanno ricominciato a vendere copiosamente, producendo il quarto calo consecutivo per gli indici di Wall Street, con un’accelerazione che ha prodotto per SP500 un saldo settimanale ampiamente deficitario (-4,25%), il peggiore dal marzo 2023. Anche peggio ha fatto l’indice tecnologico Nasdaq100 (-5,89%, peggior settimana da novembre 2022).
Ovviamente gli indici europei hanno imitato quelli USA, scendendo per tutta la settimana ed anche venerdì, con rottura addirittura della media mobile di lungo periodo a 200 sedute da parte dell’indice Eurostoxx50 (-4,4% settimanale), che li sintetizza.
Solo il mercato obbligazionario ha beneficiato della brutta aria che sembra tirare sulle economie americana ed europea. E’ normale, perché le brutte notizie macroeconomiche sono solitamente belle notizie per il mercato obbligazionario, perché possono spingere le banche centrali a tagliare i tassi forse in modo più aggressivo. Il mercato ormai sconta almeno un taglio da -0,25% per la riunione BCE di giovedì prossimo, mentre per il 18 settembre le previsioni crescono per un taglio FED doppio, da 0,50%.
Il comportamento settimanale dei mercati azionari ci rivela invece sull’azionario sembra ormai tornata di moda la normale interpretazione degli eventi macroeconomici. Cioè quella che le brutte notizie sono brutte anche per i bilanci aziendali e le quotazioni azionarie.
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