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I MAGNIFICI 7 SI INCHINANO A NVIDIA
19/06/2024 09:30

Dopo sei rialzi consecutivi, ieri l’indice tecnologico Nasdaq100 ha faticato a fare il settimo. C’è riuscito per un pelo (+0,03%) ma esclusivamente per merito di una sola società, che da tempo svetta nell’immaginario collettivo come la Regina dell’Intelligenza Artificiale. Parlo di Nvidia, che ieri ha vissuto una seduta di vera e propria incoronazione. Non solo ha realizzato l’ennesimo massimo storico di questo per lei magnifico 2024, fissando provvisoriamente l’asticella a quota 136,33. Non solo ha portato il suo rialzo dell’ultimo mese al +43,1% e quello da inizio anno (udite, udite) al +173,9% (non è un errore di digitazione). Ma ieri con una seduta di rialzo da +3,56% ha anche raggiunto la capitalizzazione di 3.326 miliardi di $ ed è diventato il titolo più importante del mercato azionario americano, superando Microsoft, che è rimasto fermo a 3.321 mld$.

Una dimostrazione di forza (o di esagerata fiducia da parte degli investitori, a seconda delle  opinioni) che ieri è stata ulteriormente esaltata dal fatto che tra i componenti dell’ormai noto gruppo delle Magnifiche 7 del Nasdaq, Nvidia è stata l’unica a registrare un rialzo (e che rialzo!). Alphabet, Amazon, Apple, Meta, Microsoft e Tesla, le altre sei magnifiche, ieri hanno tutte chiuso in ribasso la seduta, con cali compresi tra il -0,4% di Microsoft e il -1,4% di Meta e Tesla.

A mio parere non si è trattato solo di un inchino di sottomissione al nuovo Re Leone, ma la spia di una emergente necessità di pausa, diffusa ora anche all’interno dell’aristocrazia tecnologica, ad eccezione di Nvidia.

Una esigenza di storno per ricaricare le pile, che potrebbe provocare quella correzione che invoca  l’elevatissimo ipercomprato che si vede applicando l’indicatore RSI al grafico giornaliero dell’indice Nasdaq100, di cui ho parlato nel commento di ieri.

Dovrebbe apparire a tutti evidente che un solo titolo, per quanto possa correre, non può tenere a galla a lungo un indice composto da 100 titoli. Ieri Nvidia ci è riuscita. Se togliessimo il contributo dato da questo solo titolo alla performance di ieri del Nasdaq100 non avremmo un piccolo rialzo di 0,03%, ma un calo di -0,22%.  Che Nvidia possa riuscire a lungo a supplire ai cali delle altre 99 ho serissimi dubbi, anche perché, se ci spaventiamo dell’ipercomprato di 81,6 raggiunto dall’indice Nasdaq100, non è che quello di Nvidia stia tanto meglio, dato che ieri è arrivato a 81,4.

SP500 (+0,25%) per una volta ha fatto meglio del Nasdaq100, migliorando anche leggermente il massimo storico e mostrando per una volta un po’ più di partecipazione al rialzo dei giorni precedenti.

Oggi, comunque, il massimo storico in USA non potrà essere migliorato, per il semplice fatto che i mercati azionari ed obbligazionari sono chiusi per la festa del Juneteenth, istituita tre anni fa per ricordare la fine della schiavitù.

Perciò i mercati europei, che ieri hanno provato a rimbalzare ancora dopo la sanguinosa scorsa settimana, oggi dovranno proseguire senza il traino di Wall Street. Un traino del tutto ignorato la scorsa settimana per le catastrofiche notizie politiche provenienti dalla Francia. Ma che in fase di tentativo di rimbalzo avrebbe fatto comodo.

Se pensiamo che nessuno dei principali indici europei, nonostante lo sforzo e la buona volontà rialzista di lunedì e di ieri, è riuscito a recuperare con due rimbalzi consecutivi quanto perso nella sola seduta di venerdì scorso, comprendiamo come si debba ancora classificare il recupero in atto nella categoria dei rimbalzi tecnici, cioè correzioni rialziste all’interno di un trend ribassista. Questi fenomeni spesso evaporano nell’arco di 3 sedute e lasciano spazio alla ripresa del ribasso. Più raramente riescono a trasformarsi in inversione di tendenza.

Siccome gli indici europei principali, tranne il tedesco Dax, la scorsa settimana hanno violato livelli tecnici molto importanti (i minimi di aprile) e poi recuperato solo in parte, e siccome i motivi che  hanno scatenato il ribasso sono ancora tutti in fermentazione almeno fino all’esito elettorale francese del 30 giugno, o magari fino al 7 luglio, dopo il secondo turno di ballottaggio, sarei portato a ritenere probabile un ritorno del ribasso in Europa.

Specialmente se, dopo la festività odierna, anche in USA le mani forti fossero tentate da prese di beneficio in grado di portare una correzione degli eccessi.

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