Se si cerca una prova della forza della tecnologia in questa fase di mercato, il grafico dell’indice Nasdaq100 che la fornisce in modo chiaro. Con il rialzo di ieri (+1,24%), il sesto consecutivo, l’indice tecnologico ha portato a +18,28% il suo risultato da inizio anno ed è arrivato ad un soffio da un traguardo storico: i fatidici 20.000 punti.
Non solo. Se si osserva il tradizionale strumento usato nell’analisi grafica per misurare le esagerazioni, cioè l’indicatore RSI(14) applicato sul grafico giornaliero, si legge che con la crescita di ieri l’indicatore ha raggiunto quota 81,5. Si considera già la presenza di eccesso di rialzo (chiamato ipercomprato) al superamento di 70. Oltre 80 l’ipercomprato è considerato forte. Quello di ieri non è certo il massimo storico di RSI per l’indice Nasdaq100. In passato si sono visti valori di RSI superiori a quello raggiunto ieri. Ma mai negli ultimi sei anni. Bisogna andare indietro fino al gennaio 2018 per vedere un eccesso di rialzo superiore all’attuale. Direi che è una notizia da non sottovalutare.
Anche SP500 ieri ha stabilito un nuovo massimo storico, a quota 5.488, chiudendo con un rialzo inferiore al Nasdaq100, ma pur sempre gagliardo (+0,77%). Manco a dirlo, anche SP500 è in ipercomprato da quattro sedute, ma con valori ancora ben inferiori a 80. Anche ieri è stata soprattutto la forza della tecnologia, sempre più pesante all’interno dell’indice delle 500 maggiori società USA, a trascinare il resto del listino al rialzo, anche se si è vista un po’ più di partecipazione corale di altre volte. L’indice SP500 Equal Weight ha fatto +0,66%, mostrando ieri uno slancio quasi uguale a quello dell’indice ufficiale, sovrappesato di tecnologia.
La prova muscolare di Wall Street è riuscita ad favorire un po’ di rimbalzo anche per l’azionario europeo, reduce dalla scorsa terribile settimana di terrore per l’ipotesi che i sovranisti vadano al governo in Francia. A fornire aiuto già prima di Wall Street sono arrivate anche le parole ella Presidente BCE Lagarde, che ha sdrammatizzato la gravità della situazione sui mercati obbligazionari, sottolineando che gli spread sono saliti, ma si tratta di rialzo ancora di normale amministrazione. Perciò il meccanismo salva-spread (acquisto di titoli sovrani dei paesi sotto attacco da parte della BCE) è pronto nell’arsenale della BCE, ma per ora non deve essere minimamente utilizzato. Sarebbe utilizzato senza indugio se la situazione dovesse peggiorare oltre la normale amministrazione.
Così hanno potuto rimbalzare un po’ di più gli indici azionari che la scorsa settimana hanno subito i cali più forti (quello francese e quello italiano), mentre il più robusto Dax tedesco ha mostrato solo il minimo sindacale di rimbalzo. Eurostoxx50 sintetizza il tutto con un +0,85%, che è più di quel che è salito SP500, ma è pur sempre neppure metà della perdita della sola seduta di venerdì.
Non possiamo che classificare il rimbalzo europeo come meramente “tecnico”. Doveroso dopo due sventole consecutive da quasi -2% ciascuna, ma scarsamente indicativo di una reale volontà di ripartire. Insomma: ci vuole altro, molto altro sforzo da parte dell’azionario europeo, non dico per inseguire Wall Street, ma anche solo per riportare la situazione direzionale in laterale. La disparità di forza che mostra il confronto USA-Eurozona sui mercati azionari ha del clamoroso e si è vista di rado così impietosamente sbilanciata a favore di Wall Street, come in questo momento.
Come abbiamo visto, la colpa è della debolezza europea, ma anche della forza eccessiva di Wall Street. Per cui è possibile ipotizzare che non dovrebbe mancare molto ad un riequilibrio dei rapporti di forza o almeno ad una stabilizzazione. Però non possiamo certo dare per scontato che questa stabilizzazione passi per un recupero degli indici europei mentre quelli USA continuano a mietere record.
Ritengo più probabile che avvenga attraverso una correzione di Wall Street, chiamata a gran voce dagli eccessi di rialzo enormi dell’indice tecnologico che, in caso di storno, trascinerebbe certamente in basso anche SP500. Resta da vedere se la claudicante Europa sarà in grado di non sprofondare nel caso in cui Wall Street prendesse un po’ di fisiologico raffreddore.
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