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TERRORE SOVRANISTA SULL'EUROPA
17/06/2024 09:30

A Wall Street sembra essere tornata all’euforia di febbraio e marzo sui titoli tecnologici (anzi, sui magnifici 7). L’indice Nasdaq100 che la scorsa settimana è riuscito a migliorare il suo massimo storico tutti i giorni da martedì in poi, ed a realizzare un risultato settimanale di +3,47%, seconda miglior settimana del 2024. Anche SP500 ha fatto bene (+1,58% settimanale), ma meno del Nasdaq100 e con “solo” due miglioramenti del massimo storico. L’indice Russell2000 delle small cap ed il tradizionale Dow Jones hanno invece avuto una settimana negativa, a dimostrazione della sempre più marcata divergenza tra l’andamento della tecnologia di punta, che si alimenta della narrazione sull’intelligenza artificiale, ed il resto del listino, rappresentato da titoli che vivono nell’ecosistema dell’economia reale, per i quali i tassi alti sono una vera sciagura, sempre più difficile da sopportare.

Ma il principale fenomeno da osservare la scorsa settimana si è verificato in Europa: il terrore sovranista che si è impadronito dei listini continentali, abbattuti dall’azzardo di Macron, che, appena constatata la sconfitta elettorale del suo partito, ha sciolto l’Assemblea Nazionale (equivalente alla Camera) e lanciato la sfida delle elezioni politiche al sovranismo di destra di Marine Le Pen, che aveva appena trionfato alle europee.

La scommessa di Macron era quella di catalizzare un “fronte repubblicano” che oltre al suo partito comprendesse i socialisti e i repubblicani, per sconfiggere al secondo turno i candidati lepenisti.

Ma in settimana questa scommessa è già fallita, poiché i socialisti hanno preferito allearsi con la sinistra radicale di Melenchon, i comunisti e i Verdi in un rinnovato “Fronte popolare” anti Le Pen, ma non troppo europeista. Lasciando così Macron con il classico cerino in mano.

Diventa così sempre più probabile la vittoria del Rassemblement National di Marine Le Pen, che potrebbe arrivare alla maggioranza dei seggi all’Assemblea.

Se così fosse (lo sapremo il 7 luglio) per la Francia si aprirebbe un travagliatissimo periodo di 3 anni di “cohabitation” tra il Presidente e la maggioranza dell’Assemblea Nazionale, a lui ostile (e viceversa). Alcuni importanti poteri (politica estera e difesa) sono in capo al Presidente Macron, che non si dimetterà, ma il governo sarà in mano ai Lepenisti. A complicare ulteriormente le carte è la necessità della doppia approvazione delle leggi da parte dell’Assemblea e del Senato. Ma il Senato  non è stato sciolto ed è ancora con  maggioranza macroniana. Un vero pasticcio, che potrebbe bloccare la Francia per tre anni e suscitare il caos.

Sappiamo che mercati temono il caos e l’instabilità. A chi se ne fosse dimenticato, la settimana lo ha ricordato in grande stile. Sono partite dapprima prese di beneficio, che nelle ultime due sedute della settimana si sono trasformate in fughe dal rischio sovranismo, che hanno coinvolto ovviamente l’indice francese (-6,23% settimanale!), ma si sono propagate all’anello debole dell’Europa, che per i mercati continua ad essere l’Italia, anche se Meloni in campagna elettorale ha snocciolato i magnifici record della Patria.

Così l’indice italiano ha seguito a ruota il tracollo francese con -5,76% settimanale. Solo il Dax in Europa ha fatto meglio (pardon, meno peggio) contenendo le perdite settimanali a -2,9%, aiutato dalla consuetudine dei mercati di considerare la Germania un porto più sicuro nei mari in tempesta. Eurostoxx50 sintetizza gli estremi registrando un calo settimanale di -4,21%.

Così è tornata sui media specializzati la moda tanto inutile quanto spettacolare di calcolare i miliardi di euro “bruciati” in Borsa. Erano mesi che non si parlava più di incendi finanziari.

Nel giro di una settimana l’Europa è passata dalla voglia di imitare Wall Street nel salto in alto a quella di stabilire record di immersione in apnea.

Basandoci su Eurostoxx50, constatiamo che in poche sedute i minimi dello scorso aprile sono stati travolti, per cui la correzione primaverile rischia di estendere la sua durata anche a parte dell’estate e chiudersi con una onda C impulsiva che potrebbe voler andare a testare la media a 200 sedute. Questa ora passa da quota 4.617 (cioè a -4,6% di distanza dalla chiusura dell’indice venerdì sera) e cresce di circa 20 punti a settimana.

Le sventole ribassiste hanno depresso il momentum dell’indice, che però non ha ancora raggiunto l’ipervenduto sul grafico a compressione giornaliera, e quindi ha ancora spazio per scendere. Magari dopo un rimbalzo di alleggerimento della pressione ribassista, che giovedì e venerdì ha portato in eccesso di ribasso gli indicatori intraday di brevissimo periodo.

Wall Street apparentemente è in ottima salute, ma sotto il rivestimento dorato delle magnifiche della tecnologia, il marcio non manca. Per cui potrebbe cominciare a correggere almeno un po’ anche Wall Street.

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