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NOTTE BUIA IN EUROPA, MENTRE IN USA E' SEMPRE FESTA
14/06/2024 09:30

Il rimbalzo dei mercati europei di mercoledì scorso è sembrato attenuare il problema del sovranismo e della frammentazione europea, che le elezioni per il rinnovo del Parlamento UE hanno accentuato, mettendo la Francia a forte rischio di “cambio di regime”.

Ma la seduta di ieri sui mercati europei ha seppellito il rimbalzo di mercoledì con un nuovo affondo dei venditori, che, oltre al pretesto dell’incertezza politica che ha scatenato le vendite a ridosso delle elezioni, hanno visto emergere ieri una nuova patata bollente, proprio mentre al G7 di Puglia i leader occidentali, oltre a mangiare e fare fotografie, si accapigliavano sulla parola “aborto” da mettere o togliere dal comunicato finale.

Si tratta della risposta molto dura della Cina che ha minacciato pesanti rappresaglie alla decisione europea di imitare la mossa di Biden e scatenare una nuova guerra commerciale contro la Cina, infliggendo dazi fino al 48%, a partire da luglio, sulle auto elettriche importate dalla Cina.

Così anche il settore auto europeo è stato bersagliato dalle vendite che si sono aggiunte a quelle sui titoli bancari e finanziari. La seduta dei principali indici europei si è conclusa con cali intorno al -2% ed è stata per molti la peggiore debacle da quasi un anno.

Eurostoxx50 ha sintetizzato il calo medio europeo con un impietoso -1,96%, ma l’indice italiano Ftsemib ha fatto anche peggio (-2,18%).

Il rimbalzo di mercoledì è stato  interamente inghiottito dalle pesanti e generalizzate vendite, che sui principali indici hanno prodotto il nuovo sfondamento della media a 50 sedute e l’avvicinamento dei minimi di inizio maggio e di aprile, che tornano ad essere il prossimo obiettivo del movimento ribassista che dovrebbe concludere la correzione di primavera.

A mettere ancor più in risalto la debolezza dell’azionario europeo spicca la splendida corsa, proseguita anche ieri, del toro tecnologico americano, che con l’indice Nasdaq100 ha realizzato un nuovo record storico, trascinato ancora dalle magnifiche 7. Ieri hanno fatto l’andatura Tesla, la solita Nvidia, e ancora Apple. L’asticella del massimo storico è stata alzata fino a quota 19.639 e comincia a vedersi molto da vicino il livello psicologico di 20.000 punti, obiettivo che ormai non può più essere nascosto.

Sui mercati azionari la divergenza direzionale tra la debole Europa e l’euforica Wall Street ha raggiunto ieri picchi raramente visti e la dice lunga sui problemi politici e di leadership che attanaglia la nomenclatura di Bruxelles e la BCE di Francoforte, che ci mette del suo, con parole e fatti contradditori, a creare confusione nella testa degli investitori, inducendoli a realizzare le plusvalenze ed andare finanziariamente in vacanza.

Ma anche l’obbligazionario europeo sembra rientrato nel vortice dello spread, che da tanto tempo non si vedeva più. Non solo lo spread tra BTP italiano e Bund tedesco, salito in questi giorni da circa 130 punti base fin sopra quota 150, ma anche quello tra OAT francese e Bund, schizzato dai 47 punti di prima delle elezioni ai 69 punti di ieri.

Sta di fatto che le turbolenze di questi giorni hanno aggravato una situazione di debolezza europea già percepibile prima della tornata elettorale. Non è un caso che, mentre in USA a maggio e giugno SP500 ha migliorato il suo massimo storico in ben 8 occasioni, il massimo di quest’anno di Eurostoxx50 sia ancora quello del 2 aprile scorso, che ieri sera è tornato distante quasi 4 punti percentuali dal livello a cui Eurostoxx50 ha chiuso la sua triste seduta.

E purtroppo le rotture di importanti supporti e delle medie mobili di breve e medio periodo fanno pensare che il tracollo non sia ancora finito.

Ha da passà ‘a nuttata, direbbe De Filippo. La nottata prima o poi passerà. Ma avere la notte quando in America pare sempre giorno di festosa mietitura non fa che rendere la notte più fredda e più buia.

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