Chi cerca comportamenti lineari e movimenti dei mercati allineati ai dati che arrivano dall’economia reale e alle indicazioni di politica monetaria delle banche centrali, in questi giorni trova decisamente poco conforto dall’erraticità dei mercati, apparentemente priva di senso.
La seduta di ieri veniva dopo quella pesante di mercoledì, dove i mercati USA avevano accusato il colpo di una reflazione che ha allontanato il momento della svolta monetaria della FED in senso accomodante e diminuito a uno o, nel migliore dei casi, a due il numero dei tagli dei tassi ufficiali USA atteso dai mercati obbligazionari in questo 2024. I bond hanno accusato il colpo ed ampliato i rendimenti, mentre quelli azionari di Wall Street sono scesi a segnare nuovi minimi del mese di aprile.
Ieri è stato inizialmente conforme alla logica vedere indici azionari europei scendere in apertura di seduta per adeguarsi a Wall Street e l’obbligazionario di Eurozona fermarsi in attesa di verificare come la BCE avrebbe preso il complicarsi del lavoro della FED.
Ma la BCE, al termine della sua riunione, nel comunicato e per bocca della presidente Lagarde in conferenza stampa ha confermato la sua “colombizzazione”, mantenendo la promessa che nei mesi prossimi «se la valutazione aggiornata del Consiglio direttivo accrescesse ulteriormente la certezza che l’inflazione stia convergendo stabilmente verso l’obiettivo del 2%, sarebbe opportuno ridurre l’attuale livello di restrizione della politica monetaria».
Mi ha colpito l’uso disinvolto delle parole: come fa una certezza ad accrescersi? Sono le probabilità che possono crescere, fino a diventare certezza. La situazione di ultra-certezza non esiste. Per ora… nella realtà. Nel metaverso forse un giorno… chissà?
Ma, a parte questo, il messaggio rivela un orientamento a tagliare i tassi a giugno, salvo sorprese evidenti e negative.
Di fronte a questa sostanziale capitolazione dei falchi BCE mi sarei aspettato di vedere rendimenti in calo e mercati azionari in rialzo. Invece niente di tutto questo. Sull’obbligazionario europeo un piccolo rilassamento dei rendimenti è stato annullato da una ripresa della salita fino a fine seduta. Sull’azionario invece sono scattate pesanti prese di profitto sui bancari, che hanno trascinato gli indici europei a segnare nuovi minimi di aprile e chiudere in ribasso la seduta con percentuali negative, inferiori al punto percentuale solo grazie ad un rimbalzo dell’ultima ora. Complice di questa debacle europea è stata la scivolata iniziale dell’indice SP500, andato nuovamente a testare il minimo della brutta seduta precedente, eguagliato alla perfezione e, curiosamente, mentre il tecnologico Nasdaq100 stava salendo con regolarità.
A chiarire queste stranezze, dopo la chiusura abbastanza mesta dell’azionario europeo (Eurostoxx50 –0,68%), ha provveduto il richiamo grafico della figura di doppio minimo, che ha attirato compratori, anche grazie alla ripresa di forza relativa del Nasdaq, che, sentendo la vicinanza della stagione delle trimestrali, ha rilanciato le scommesse sui prodigi dell’intelligenza artificiale.
Così la seduta si è conclusa con l’Europa in ribasso e Wall Street in forte rimbalzo: SP500 con +0,74% e Nasdaq100 addirittura con +1,65% e le stelle Nvidia ed Apple tornate a brillare con rialzi superiori al 4%.
Prestazione rampante, che potrebbe raddrizzare la settimana e spingere oggi a chiuderla in bellezza, vicino o, magari, al di sopra del massimo storico.
Il compito dell’Europa è più difficile perché ha perso più terreno nei giorni scorsi.
Dovrebbe acquisire la grinta dell’Oro, che ieri ha ripreso a collezionare massimi storici ed è arrivato a 3 dollari da quota 2.400.
E’ curioso vedere indici azionari vogliosi di massimo storico mentre salgono i rendimenti e sale pure l’Oro, che ci hanno sempre raccontato essere un bene rifugio, che dovrebbe dare il meglio di sé quando i rendimenti scendono e l’azionario crolla.
In questi giorni ii rendimenti salgono e l’azionario rimbalza, mentre l’Oro addirittura esagera, alla faccia delle correlazioni e delle teorie.
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