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UN RIMBALZO CHE NON BASTA
04/04/2024 09:30

L’azionario occidentale ha vissuto ieri una seduta che doveva essere di riscatto, dopo la brutta figura rimediata martedì. Il termine “brutta figura” si riferisce al modello di inversione ribassista che ha caratterizzato gli indici europei. Quasi tutti hanno disegnato un “outside ribassista” o un “bearish engulfing”, che indicano una svolta ribassista di breve periodo.

Il segnale viene confermato da una prosecuzione ribassista nella seduta seguente. Viene invece smentito da una chiusura di seduta che vada a superare il massimo della barra che ha generato il segnale di inversione.

Perciò la seduta di ieri si presentava come l’occasione per confermare o smentire il segnale.

Ma la giornata di ieri, per Eurostoxx50 ed i principali indici azionari europei, è passata tutta all’interno della candela del giorno prima. Perciò il segnale rimane valido, ma in sospeso, né  confermato, né  smentito.

Il rimbalzo che ieri si è visto, di pochi decimi di punto percentuale, non è bastato a recuperare neppure metà del calo del giorno prima. Perciò si rimane nel limbo, fino a quando, oggi o nei prossimi giorni, i mercati scioglieranno l’incertezza direzionale che si è imposta ieri.

Anche a Wall Street, dove per la verità le sedute negative di aprile erano state già due, ieri SP500 e Nasdaq100 hanno fornito una analoga dimostrazione di incertezza direzionale, producendo un rimbalzo che ha avuto la forza di andare a chiudere il gap ribassista aperto dalla seduta di martedì, ma nel finale si è ridimensionato fin quasi ad annullarsi del tutto.

Diciamo perciò che la prova di immediato riscatto non è riuscita, anche se il bicchiere mezzo pieno ci mostra ovunque la tenuta dei minimi di martedì ed una mancata conferma della debolezza mostrata nella seduta precedente.

Dobbiamo attendere ancora per capire se anche questa volta la correzione abortirà un calo inferiore al 2% per lasciare spazio per l’ennesima volta all’euforia, oppure se finalmente la disillusione dei mercati produrrà una correzione degna di tal nome, con un calo dai massimi di almeno il 5%.

Intanto l’obbligazionario è ancora alle prese con il rebus dell’inflazione e della politica monetaria delle banche centrali. In USA il rialzo dei prezzi negli ultimi mesi si è fatto abbastanza vivace, tanto da spingere ieri Powell a prendere tempo per il taglio dei tassi. I futures sui tassi FED ormai lo indicano come probabile non più a giugno, ma a luglio, anche se mantengono ostinatamente intatta la convinzione che i tagli siano 3 nel corso del 2024. Va detto però che in questi giorni si sono sentiti falchi FED (ad esempio Bostic) prevedere un solo taglio nel 2024. Se così avvenisse la sofferenza del mercato obbligazionario non sarebbe ancora finita.

In Europa invece si susseguono letture preliminari dell’inflazione di marzo decisamente più favorevoli, che mostrano i prezzi “core” non troppo lontani dall’obiettivo BCE del 2%.

Potrebbe perciò essere la BCE la prima a tagliare i tassi, precedendo la FED a giugno.

Continua ancora senza pause la riscossa dell’Oro, che da giorni non fa altro che migliorare il suo massimo storico (lo ha fatto nelle ultime 4 sedute), e da qualche seduta sta trascinando al rialzo anche l’Argento.

Ma un po’ tutte le materie prime stanno vivendo un momento favorevole, specialmente i metalli e il petrolio, che risentono del miglioramento della fiducia dei manager sulle possibilità di miglioramento congiunturale. Lunedì scorso, infatti, l’indice ISM manifatturiero USA è tornato inaspettatamente sopra il livello di neutralità dei 50 punti, dopo ben 16 mesi di permanenza in territorio di contrazione.

Non pare un momento facile per le banche centrali. Materie prime ed energia con prezzi in aumento rendono difficile la loro trasformazione da falchi in colombe.

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