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IL SOGNO DEL SOFT LANDING
17/11/2023 09:30

Dopo l’esaltante cavalcata che ha portato gli indici azionari, a partire dal 30 ottobre, a mettere a segno rialzi esaltanti, le ultime due sedute hanno mostrato un inevitabile ridimensionamento dell’entusiasmo.

La cosa non deve sorprendere, dato che il principale indice americano, SP500, nelle ultime 14 sedute ha realizzato un rialzo da +9,5%, evidenziando bel 12 rialzi su 14 sedute. Ancor meglio ha fatto Nasdaq100 nelle ultime 15 sedute (la tecnologia ha anticipato di un giorno il rimbalzo): con 13 sedute di rialzo ha collezionato una crescita da +12,2%. Neppure la più restia Eurozona (in preda ad una stagnazione economica che dura da un anno) si è sottratta all’euforia: +7,2% per Eurostoxx50 nelle ultime 14 sedute.

Sono performance che solitamente sarebbe soddisfacente realizzare in un anno di borsa, ma qui sono state ottenute all’incirca in metà mese!

Perciò non ci si deve meravigliare se ora gli indici sentono la necessità di una pausa ai box. Il fatto che le ultime due sedute di rallentamento, dopo lo scoppio dei tappi di spumante della seduta di martedì scorso, tutto sommato non abbiano impedito agli indici di realizzare ancora piccoli ritocchi rialzisti ai valori di martedì, è un segnale di forza, non di debolezza. Significa che le sacrosante prese di beneficio di chi ha pensato di trasformare in guadagno una parte del rischio che ha corso cavalcando questa prima gamba del rally di fine anno, non sono state trasformate in liquidità, ma almeno in parte sono state rimesse in circolo, magari cambiando qualche cavallo della scuderia, mentre alcuni ritardatari, che hanno atteso il dato sull’inflazione USA prima di posizionarsi, ora sembrano presi dalla necessità di inseguimento ed entrano anche a questi livelli più alti.

Dato che dietro ogni movimento dei mercati ci deve essere una storia plausibile che ne motivi le ragioni, in questi giorni sembra essere tornata prepotentemente di moda la narrazione del “soft landing”, il famoso “atterraggio morbido” dell’economia, che la FED ha sempre evocato quando doveva impedire che i mercati si spaventassero troppo per i rialzi a manetta dei tassi di interesse in chiave antinflazione. Per chi non lo sapesse, il termine “atterraggio morbido” significa rallentamento dell’inflazione e dell’economia, ma senza recessione.

La correzione estiva sembrava aver riportato un po’ più di incertezza sulle conseguenze degli alti tassi di interesse sul ciclo economico americano, ma in ottobre il forte dato preliminare sulla crescita del PIL USA del terzo trimestre 2023 (+4,9% annualizzato, non certo un valore da recessione) ha fatto riguadagnare le luci della ribalta alla narrazione del soft-landing. Bloomberg ha notato nelle ultime settimane un picco di articoli di esperti ed analisti economici che discutono e prevedono l’atterraggio morbido dell’economia USA. Sembra essere diventata la nuova narrazione macroeconomica (quella che imperversa in ambito microeconomico è invece l’Intelligenza Artificiale).

Se così fosse avrebbero ragione le borse a scontare il migliore dei mondi possibili: inflazione in retromarcia dappertutto; tassi di interesse ufficiali ormai stabilizzati e che presto ricominceranno a calare; PIL USA che magari rallenterà dai valori di crescita record del 3° trimestre, ma non diventerà negativo; utili aziendali che, dopo la previsione degli analisti di una discesa media del 3% prima dell’apertura della stagione delle trimestrali, a posteriori, dopo che ha pubblicato i rendiconti oltre il 90% delle società di SP500, hanno mostrato una crescita del 6% e possono continuare  a risalire anche nei trimestri successivi.

Ecco perché l’euforia ha preso il sopravvento e il rally di fine anno è partito alla grande.

Chiudo con una curiosità. Un analista si è preso la briga di verificare che cosa è successo negli ultimi 30 anni dopo un picco di interesse per l’atterraggio morbido. Ha scoperto che quasi sempre è arrivata la recessione.

Già. Ho già fatto notare più di una volta nei mesi scorsi che sempre nel passato le politiche monetarie restrittive hanno combattuto con successo l’inflazione. Ma quasi sempre hanno portato la recessione.

Questa volta sarà diverso? Non credo. Però, nel frattempo, i mercati potranno cullarsi anche stavolta nell’illusione e portare a termine con successo il rally di fine anno.

Credo che la resa dei conti arriverà nel 2024, non prima.

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Pierluigi Gerbino - P. Iva 02806030041
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