Sto parlando della salita di Wall Street, che sta continuando da 8 sedute consecutive sull’indice SP500 e da 9 sul tecnologico Nasdaq100. Un rialzo che non solo ha collezionato sempre segni positivi alla fine di ogni seduta, ma ha sempre, ogni giorno, realizzato minimi e massimi superiori a quelli della seduta precedente. Non posso dire altro che “Chapeau!!”
Eppure gli indici europei, decisamente più “normali”, dopo aver esagerato anch’essi al rialzo la scorsa settimana (ma meno di Wall Street), hanno sentito l’esigenza di infilare almeno un paio di sedute negative all’inizio di questa, per smaltire le prese di beneficio di chi ha interpretato il rialzo come la correzione solo momentanea di un trend negativo destinato a scontare la recessione dell’economia e grossi problemi sugli utili societari dei prossimi trimestri, aggravati dalla ostinata permanenza dei tassi di interesse ufficiali ai livelli record a cui sono stati portati nei mesi scorsi dalle banche centrali.
Invece Wall Street per ora non ne vuol sapere di pensare negativo e di far scendere i suoi due indici principali, sempre più correlati tra loro per via del peso in continua crescita delle “big seven” (Alphabet, Amazon, Apple, Meta, Microsoft, Nvidia e Tesla) nell’indice Nasdaq100, ma anche nel 5 volte più affollato SP500.
Ora il mercato pare convinto che, qualunque cosa succeda, queste società siano destinate a crescere comunque, perché operano in condizione di oligopolio di fatto, che impedisce ogni tentativo di frenare il loro dominio. A maggior ragione quando quasi tutte hanno già messo mani e piedi nel business dei sogni dell’intelligenza artificiale, destinato a cambiare nei prossimi anni il mondo e forse anche la natura umana (in meglio o in peggio? Il dibattito è in pieno svolgimento, ma lo sapremo solo vivendo).
Così ieri anche l’azionario europeo, per non perdere di vista il treno USA che non si ferma mai, ha dovuto rimbalzare e si è riportato, con Eurostoxx50 (+0,6%) e con l’indice tedesco Dax (+0,5%), a contatto con i massimi di venerdì, da cui era partita la mini-correzione dei fifoni europei. L’impresa di superarli in una sola seduta non è riuscita, ma oggi potrebbe essere ritentata, specialmente se arrivassero nel pomeriggio altre conferme di inossidabilità alla tendenza rialzista degli indici USA.
Questi ultimi hanno continuato a macinare positività anche ieri, chiudendo con un piccolo segno positivo una seduta che è parsa inizialmente in grado di interrompere i sogni di gloria degli operatori USA, quando il primo tentativo di superare il massimo di ottobre è stato respinto ed ha causato una scivolata nella prima metà seduta. La dimensione delle prese di beneficio è sembrata rispondere alle divergenze ribassiste che sul grafico orario di SP500 si vedevano da lunedì. Così l’indicatore RSI(14) e rientrato dall’ipercomprato ed ha mostrato il pallino in mano ai venditori. Ma poco dopo le ore 18 europee, i compratori sono tornati ed hanno riportato i due indici in positivo, rinviando ancora il momento della correzione.
A questo punto non è detto che questa benedetta correzione debba arrivare oggi, perché potrebbe anche capitare che lo scampato pericolo di ieri basti a far volare nella seduta odierna i due indici USA sopra i massimi di ottobre e magari a produrre ancora un piccolo impulso rialzista prima di fermarsi ai box. Vedremo.
Ricordo che oggi anche Powell ci metterà lo zampino, con un intervento pubblico alle ore 20 europee, che potrebbe indirizzare le ultime battute della seduta odierna di Wall Street.
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