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TASSI BCE: UN RIALZO CHE SEMBRA UN TAGLIO
15/09/2023 09:30

Non è semplice interpretare quel che è successo ieri, dopo il comunicato BCE al termine della riunione periodica del Direttivo sulla politica monetaria. A meno di scomodare letture della mente degli operatori, cioè quella “finanza comportamentale” che sui mercati finanziari spiega la maggior parte dei movimenti assai meglio dei fatti economici.

Per settimane i media ci hanno spiegato che le incertezze di agosto e settembre, che hanno arrestato il rialzo dell’azionario che a fine luglio pareva inarrestabile, dipendevano dall’inflazione che non sta più rallentando ai ritmi della primavera e dai timori che le banche centrali non abbiano ancora terminato la politica restrittiva sui tassi di interesse.

Perciò ieri si pensava che un’eventuale pausa nei rialzi da parte della BCE sarebbe stata ben interpretata dai mercati, mentre l’ennesimo rialzo avrebbe messo ulteriore ansia agli operatori e spinto a prendere ancora beneficio sul mercato azionario.

Invece ieri non è andata proprio così. La BCE ha annunciato il suo decimo rialzo consecutivo dei tassi ufficiali, portandoli al 4,50% e sui mercati è stato stappato lo spumante, come se avesse annunciato il taglio dei tassi.

L’indice più direttamente interessato, Eurostoxx50, ha fatto un balzo da +1,33%, rimbalzando con veemenza dalla media mobile a 200 sedute, su cui cincischiava da ben sette sedute. Ha superato la trendline ribassista che ne fermava i rimbalzi dal 31 luglio ed ha comunicato un significativo segnale grafico di inversione rialzista (1-2-3 low). Analogo rally si è visto su tutti gli indici europei.

Perché mai?

Perché i mercati azionari sono da quasi un anno intenti a scommettere sulla svolta della politica monetaria, che fermi la sequela di rialzi dei tassi e cominci a preoccuparsi della crescita, e sono sempre più ansiosi di ricevere segnali di comprensione da parte delle banche centrali.

E ieri, se i fatti hanno consegnato il decimo rialzo, le parole del comunicato e di Lagarde in conferenza Stampa hanno fatto credere ai mercati che forse la BCE comincia a capire quel che i mercati, inutilmente, da mesi cercano di spiegarle. Ovvero che l’inflazione sta scendendo, magari in Europa più lentamente del previsto, ma sta scendendo. E, purtroppo, sta già rallentando più rapidamente del previsto la produzione di beni e servizi in Eurozona, con una fase di recessione che pare ormai inevitabile. Perciò occorre cambiare bersaglio. Il rialzo dei tassi di ieri è così parso come l’ultimo pugno dato dalla BCE all’inflazione ed ai mercati, ma un pugno dato con il guanto di velluto, perchè accompagnato da parole che hanno recepito che l’inflazione sta scendendo e che l’economia reale sta soffrendo. Implicitamente Lagarde ha fatto capire, senza dire quando, che la prossima mossa, magari non tanto presto, potrebbe essere un taglio.

Così i mercati, che bramano sempre di poter scontare positività future, hanno già festeggiato la fine dei rialzi BCE.

I brindisi europei hanno contagiato anche l’azionario USA, il quale, con maggior aplomb, non si è sottratto alla positività. Questa volta l’azionario USA è salito meno di quello europeo, e SP500 (+0,84%) è andato meglio del Nasdaq100 (+0,82%). Ma sono quisquiglie.

Il senso è quello tipico di un risveglio da un brutto incubo.

Ora, evidentemente, è necessario continuare il rally per convincere anche gli operatori che non hanno ancora capito, che la svolta monetaria è avvenuta, o è prossima.

A preoccuparsi della recessione ci sarà tempo più avanti. Tanto le borse aprono ogni giorno e ci vorrà pure qualche pretesto per fare le correzioni.

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Pierluigi Gerbino - P. Iva 02806030041
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