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IL BICCHIERE MEZZO...
14/09/2023 09:30

La parte finale dell’estate ci ha portato un po’ di confusione. Giugno e luglio hanno entusiasmato, con rialzi impetuosi che hanno scontato il migliore dei mondi possibili, fatto di inflazione in calo (abbastanza fragoroso in USA) e rimbalzo della crescita americana, con contorno di trimestrali piuttosto robuste, specialmente nella tecnologia. Il mese di agosto però ha portato a galla qualche elemento di disturbo, che ha trasformato l’euforia in perplessità. Ora settembre sembra prolungare l’incertezza direzionale dei mercati azionari, che faticano a decifrare la sfera di cristallo.

Sul quadro economico si è assistito in estate ad un deciso rimbalzo dei prezzi dell’energia, che ha riportato perplessità sui tempi di rientro verso la normalità, che le banche centrali definiscono con il 2% di aumento annuo dei prezzi. Riguardo alla crescita, si è avuto il forte deterioramento congiunturale europeo, partito dalla Germania e ora in fase di rapida diffusione nel resto d’Europa, come segnalano gli indici PMI degli ultimi mesi. Regge per ora la crescita USA che, anzi, nel secondo trimestre ha nuovamente accelerato oltre il ritmo annualizzato del 2% di incremento del PIL.

Questa sarebbe una buona notizia, in un mondo senza inflazione. Ma la paura delle banche centrali che troppa crescita stimoli una ripresa dell’inflazione, e le costringa a continuare i rialzi dei tassi, porta i mercati ad interpretare il mondo alla rovescia, dove la debolezza economica (purchè moderata) viene letta come favorevole alla riduzione dell’inflazione, mentre prove di robustezza congiunturale inducono a temere nuovi rialzi dei tassi da parte delle banche centrali.

Il risultato di questa confusione interpretativa porta a vedere a volte il bicchiere mezzo pieno, altre il bicchiere mezzo vuoto. Ecco perché ieri i mercati hanno prodotto un bel po’ di saliscendi appena sono usciti i dati sull’inflazione USA. Già si temeva un rialzo significativo di quella globale, perché gli analisti, per colpa del forte rialzo dei prezzi energetici avvenuto in luglio e agosto, si aspettavano un incremento mensile in agosto di +0,6%. La realtà è stata leggermente peggiore (+0,7%), producendo la salita mensile dei prezzi più alta del 2023. Questa non sarebbe una buona notizia. Ma è venuta in soccorso l’inflazione “core”, depurata dei prezzi dell’energia e degli alimentari non confezionati, che ad agosto è salita solo di +0,3%, esattamente come previsto dagli analisti. E’ vero che è un po’ più dell’aumento di giugno e di luglio, ma è meno degli aumenti visti in tutti gli altri mesi precedenti del 2023.

Perciò il dato annuale core è potuto scendere ancora, al 4,3% dal 4,7% di luglio, consentendo agli ottimisti di fregarsene dell’inflazione globale.

Dopo un po’ di saliscendi degli indici americani, la seduta europea è terminata in modesto calo, con Eurostoxx50 (-0,44%) sceso a testare ancora la media a 200 sedute, a cui ha tentato disperatamente di aggrapparsi.

A Wall Street l’ultima ora di contrattazione ha riportato in lieve rialzo sia SP500 (+0,12%) che Nasdaq100 (+0,38%), chiudendo in modo interlocutorio una seduta che rinvia al futuro ogni decisione direzionale.

Oggi è il giorno della BCE, chiamata a dire la sua in una situazione estremamente difficile.

L’inflazione sta scendendo anche in Europa, ma molto più lentamente che in USA. Il manuale del perfetto banchiere centrale richiederebbe di alzare ancora i tassi, per accelerare la riduzione dell’inflazione.

Per contro l’economia europea è ormai all’inizio di una recessione, che consiglierebbe di tagliare i tassi, anziché aumentarli. Lo chiedono a gran voce i mercati, i governi, specialmente quelli più indebitati, e tutti coloro che hanno ogni mese la rata del mutuo da pagare e magari rischiano il licenziamento.

Oltretutto, gli equilibri in casa BCE fino all’estate vedevano prevalere i falchi, ma ora i tedeschi cominciano ad avere anch’essi necessità di aiuti monetari per sostenere la loro economia reale in recessione.

E’ un bel rebus da risolvere e quello di Lagarde non è certamente un ruolo molto invidiato di questi tempi, perché qualunque cosa proponga susciterà dibattito interno alla BCE e fischi dalla platea dei suoi sudditi monetari.

Ricordando il suo proverbiale senso di “opportunismo” politico ed i suoi comportamenti passati, qualcosa mi dice che lo risolverà proponendo di non fare nulla e di tenere i tassi fermi, in attesa che ottobre porti consiglio.

Sarebbe già una boccata d’ossigeno per gli indici europei, che temono più i falchi BCE dell’inflazione.

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