Questa volta è stata Wall Street a mostrare più dubbi delle borse europee. Queste ultime, sebbene ieri abbiano corretto quasi tutte (mosche bianche solo gli indici italiano e spagnolo, ma di poco), non hanno vissuto particolari drammi perché avevano un rimbalzo più striminzito da correggere e perché le nubi grigie sull’economia europea invogliano qualche scommessa che la prossima riunione BCE di domani possa addirittura partorire una pausa di riflessione sul fronte dei tassi di interesse ufficiali.
I sondaggi fatti ieri dai media tra gli operatori hanno mostrato probabilità intorno al 50% sia per il rialzo dei tassi che per la pausa di riflessione (ovviamente 0% le probabilità di taglio dei tassi).
Ha contribuito alle incertezze l’attesa per il dato sull’inflazione USA di agosto, che verrà comunicata oggi, alle 14,30. Secondo gli analisti dovremmo vedere la variazione dell’Indice globale dei Prezzi al Consumo in rialzo al 3,6% annuale, dal 3,2% di luglio, ma una riduzione di quello “core”, più seguito dalla FED, al 4,3% dal 4,7% di luglio. Se così fosse si attuerebbe una positiva convergenza dei due indici su valori più bassi del recente passato.
Il mercato ritiene estremamente probabile che la FED la prossima settimana lasci immutati i tassi di interesse ufficiali al 5,5%. Il “FED watch” del mercato dei futures CME sui tassi di interesse, stimava ieri al 92% la probabilità di tassi fermi nella prossima riunione FOMC. Ma l’incessante rialzo del petrolio (+27% dal primo luglio a ieri!), rende i mercati nervosi e dubbiosi che la FED voglia mantenere la guardia alta e possa annunciare magari per la riunione successiva del 1 novembre il dodicesimo rialzo dei tassi fino al livello record ventennale del 5,75%.
Oltre alle questioni monetarie ieri ha depresso gli investitori la perdita di smalto di Apple, la regina del Nasdaq. Dopo aver perso dai massimi di luglio oltre 300 mld di $ di capitalizzazione, resta angustiata dai problemi con la Cina. Le attese euforiche del giorno della presentazione dei nuovi prodotti sono ormai un ricordo del passato e ieri l’attesa è stata caratterizzata da una seduta chiaramente negativa. Poi, la presentazione del nuovo iPhone 15 e della nona release di Apple Watch, a mercati chiusi, non è riuscita a stimolare le fantasie degli operatori e non ha prodotto quel rialzo in after hours che tante volte in passato ha innescato il rialzo del titolo e trascinato il mercato intero nella seduta successiva.
Perciò ieri si è vista una seduta chiaramente correttiva. Eurostoxx50 ha limitato i danni a -0,28%, ma a Wall Street, che pure tra le 17 e le 19,30 ha tentato di annullare le perdite, è arrivato un colpo di scena sensazionale: la notizia che i repubblicani hanno iniziato alla Camera una procedura di inchiesta a carico di Biden per presunti illeciti commessi a favore del figlio Hunter, che in teoria potrebbe anche portare all’impeachment.
Intendiamoci: con le attuali maggioranze al Congresso le probabilità di un voto che mandi a casa Biden sono ridotte a zero. Ma il triste spettacolo dei due probabili candidati alle prossime presidenziali accusati di reato ha fornito il pretesto emotivo ridurre un po’ i rischi.
Così l’ultima parte della seduta di Wall Street è trascorsa all’insegna della fuga e la caduta di SP500 (-0,57%) e del Nasdaq100 (-1,11%) ha di fatto negato i segnali positivi inviati dai due indici nella seduta di lunedì.
Non resta che sperare che sia il dato odierno sull’inflazione a fornire qualche idea direzionale in grado di togliere un po’ di confusione. Che tristezza.
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