La prima evidenza è il deterioramento diffuso in tutta l’Eurozona delle condizioni economiche, particolarmente in Germania, che dell’Eurozona è la locomotiva industriale. La recessione pare essere tra noi e, se si svolgerà come in passato, ci aspettano tempi duri e tutta la catena di trasmissione dei suoi effetti: licenziamenti, fallimenti, impoverimento, deterioramento della coesione sociale, aumento del deficit pubblico, possibili attacchi speculativi contro i titoli di stato dei paesi ritenuti finanziariamente più deboli.
Non è una novità, perché è quanto in Europa abbiamo già visto nel 2008-2009 e nel 2012-2013, cioè quando sono arrivate crisi economiche di tipo congiunturale. La crisi pandemica è stata un’altra cosa, poiché sviluppatasi per motivi esogeni (il Covid) e con un decorso imposto dalle esigenze sanitarie.
Pur avvezzi a questi fenomeni, i politici e i mercati sembrano essere stati colti di sorpresa e paiono affrontarlo con la classica forma di rimozione insita nel detto “questa volta è diverso”, alternato con “io speriamo che me la cavo”.
Non capisco perché questa volta dovrebbe essere diverso. Casomai questa volta ci sono delle aggravanti maggiori. Nel 2008 l’inflazione arrivò al massimo al 4% e si azzerò in 6 mesi, per diventare persino negativa a fine anno. Nel 2012 si partì dal 3% e in 18 mesi si andò sotto zero.
Ora l’inflazione è arrivata al 10,6% ad ottobre 2022 e sta scendendo, ma dopo quasi un anno è ancora al 5,3%.
I tassi di interesse BCE nel 2008 erano al 4,25%, ma vennero rapidamente abbassati e in 5 mesi portati al 1%, mentre nel 2012 i tassi ufficiali erano solo al 1,50% e vennero comunque tagliati fino a 0,50% in pochi mesi.
Ora i tassi sono al 4,25% e la BCE si riserva ancora altri rialzi per combattere l’inflazione.
Questo significa che le condizioni finanziarie oggi sono molto più difficili di quelle del 2008 e del 2012. Sarebbe un vero e proprio miracolo riuscire a scampare una severa recessione.
Eppure i mercati azionari europei, dopo aver scontato un atterraggio morbido dall’autunno 2022 fino a fine luglio scorso, con un rally di rara ampiezza e durata, in agosto hanno appena ripiegato un po’ dai massimi di luglio e ora distano una manciata di punti percentuali da quel livello, come se la recessione fosse solo un brutto sogno di mezza estate.
Ho ricordato questi fatti per evidenziare che le vie dei mercati sono quasi infinite e quel che sembra logico magari a volte viene recepito in ritardo dai prezzi azionari, mentre altre volte quel sembra illusorio viene scontato in anticipo.
Detto in altri termini, non è la realtà che finisce nei prezzi, ma la percezione del futuro ottenuta con gli occhi dell’umore prevalente sui mercati.
I mercati continuano a non credere che le banche centrali accettino la recessione senza tagliare parecchio i tassi, nemmeno se è proprio quel che sentono dire dai rappresentanti delle banche centrali nei loro quasi quotidiani discorsi pubblici.
I mercati continuano a credere che gli utili non smetteranno mai di battere le previsioni degli analisti, perché l’intelligenza artificiale sarà in grado di soddisfare tutti i capricci del suo padrone, come il genio della lampada di Aladino.
Poi, quando capiranno di essersi sbagliati, magari crolleranno. Intanto però potrebbero persino tornare sui massimi storici (quelli USA, che li hanno più vicini)
Ieri è proseguito il rimbalzo sia in Europa, con un po’ di assestamento dopo la fiammata iniziale (Eurostoxx50 +0,4%), ma è stata soprattutto Wall Street a brillare, estendendo ampiamente il suo recupero dai minimi della scorsa settimana. A dettare la linea è stata Tesla, con un rialzo a doppia cifra dopo un report di Morgan Stanley che ne ha tessuto le lodi e previsto un aumento di valore della società di 600 miliardi di $ grazie alle meraviglie del suo supercomputer Dojo.
Così l’indice Nasdaq100 ha messo a segno +1,19% ed anche SP500 è salito senza tentennamenti (+0,67%) fino riportarsi al di sopra della media mobile a 50 sedute. Il prossimo obiettivo pare essere il massimo di 4.541 del primo di settembre.
Se domani l’inflazione USA facesse il regalo di non risalire troppo e quella “core” di rallentare ancora, le scommesse su una FED benigna potrebbero far superare anche quell’ostacolo.
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