Se l’indice gemello manifatturiero da tempo era piombato, sia in Europa che in USA, significativamente sotto 50 ed annunciava tempi duri per la produzione di beni, il PMI servizi di Eurozona aveva tenuto per tutto il 2023 la barra dritta sopra 50, con un massimo a 56,2 a maggio e un rallentamento successivo, fermatosi comunque in agosto a 50,9.
Questa buona performance dei servizi ha fatto ipotizzare agli analisti che anche l’Europa avrebbe potuto cavarsela con un atterraggio magari un po’ più accidentato di quello USA, ma comunque tale da evitare una severa recessione.
Invece ieri anche l’illusione della tenuta dei servizi è scoppiata come una bolla di sapone. Il primo dato di settembre ha presentato 47,9 per l’intera Eurozona e 47,3 per la Germania. Persino Spagna ed Italia, le economie che, grazie al turismo, avevano performato meglio in questo 2023, sono piombate sotto la soglia dei 50 punti, sebbene meno lontane della Francia e della locomotiva tedesca.
Si tratta di un dato che cambia decisamente in peggio le carte in tavola e, se sarà confermato nei mesi successivi, toglie sostegno alle speranze europee di evitare una seria recessione.
Eurostoxx50 sulla notizia è arrivato a perdere circa un punto percentuale ed ha sfondato il bordo inferiore del canale rialzista che ha guidato il rimbalzo dopo il 18 agosto, interrompendo bruscamente questo trend di recupero di breve periodo.
Come sappiamo, se raramente i mercati europei snobbano quel che capita in America, altrettanto raramente i mercati USA si fanno impressionare da quel che capita in Europa. Perciò i futures USA non hanno battuto ciglio sui dati europei, consentendo agli indici azionari d’Europa di riprendersi almeno un po’ dallo spavento e ridurre le loro perdite iniziali.
La riapertura di Wall Street ha visto SP500 aprire in ribasso, ma contenere le perdite con una certa eleganza. Così gli indici europei hanno chiuso tutti in ribasso, ma decisamente al di sopra dei minimi. Eurostoxx50 sintetizza il calo europeo in -0,25%.
Wall Street ha proseguito abbastanza tranquilla, accentuando però il divario di sentiment tra il settore tecnologico, ancora fiducioso sull’onnipotenza dell’intelligenza artificiale (Nasdaq100 +0,11%), e quello dei settori che rappresentano l’economia reale, maggiormente in apprensione (Russell2000 delle small cap -2,1%, Dow Jones -0,56%).
Forse qualcuno si è fatto prendere da un po’ di paura, pensando che oggi arriverà la comunicazione dell’analogo sondaggio ISM sui manager dei servizi americani e che un dato sotto 50 bucherebbe anche in USA la bolla di fiducia nell’atterraggio morbido.
SP500, che solitamente sta in mezzo, ha chiuso a -0,42%, in seguito ad una scivolata da valori prossimi alla parità, avvenuta nei minuti finali.
Oggi dobbiamo verificare se il peso dell’economia reale in rallentamento riuscirà ad impedire alle speranze della tecnologia di continuare a spingere il Nasdaq100 e magari anche SP500 verso i massimi di luglio. Perché questo, per ora, rimane il loro obiettivo. Fino a quando non cambieranno idea, naturalmente.
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