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DAL REALISMO AL PESSIMISMO
25/05/2023 09:15

Sembra proprio che, almeno in Europa, la stagionalità negativa tipica di maggio (sell in may and go away) abbia preso il sopravvento. Dopo il lungo flirt con i massimi del 2021, l’indice Eurostoxx50, che sintetizza l’azionario europeo, ha preso ieri una legnata, successiva al ceffone di martedì, che lo ha ridimensionato di quasi il 4% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, che aveva segnato il nuovo massimo dal 2021.

La seduta è stata feroce, con apertura già in calo e continuazione senza sosta fino a realizzare un nuovo minimo per il mese di maggio, e chiusura a quota 4.264 (-1,81%), proprio sul supporto.

Però in una sola seduta sono state violate la media a 20 e quella a 50 sedute, imprimendo un segnale di inversione ribassista di breve piuttosto evidente.

È grandinato anche sul Dax (-1,92%) e soprattutto sull’indice italiano Ftsemib (-2,39%).

Non ci sono stati fatti eclatanti e nuovi che possano essere additati a causa di questi pesanti cali. Si è semplicemente diffusa la percezione che l’economia europea non sia più in grado di estendere ancora il miracolo della crescita e stia dando segnali evidenti di fatica, che solo il settore servizi, ancora tonico, impedisce di chiamare recessione, mentre il manifatturiero sembra già essere ben avviato verso il calo produttivo.

Inoltre, stanno arrivando alla percezione generale le evidenze che personalmente ho sottolineato più volte, anche quando mi sembrava di essere “vox clamantis in deserto”: con un’inflazione più alta e più resiliente di quella americana, e con la BCE che è indietro di un punto e mezzo rispetto alla FED nella manovra di rialzo dei tassi, se la FED può lasciare ai mercati qualche speranza di pausa, la BCE è costretta per chissà quanti mesi ancora a proseguire nella politica restrittiva. E ciò significa avviare l’Eurozona verso la stagflazione.

Così si è capito di aver esagerato per parecchi mesi a scontare sull’azionario europeo il migliore dei mondi possibili. La conseguenza si chiama prese di beneficio, cioè “prendi i soldi e scappa, prima che ne scompaia la maggior parte”.

Perciò l’Europa ora si candida a tornare nell’occhio del ciclone, e lo fa per colpe solo sue, anche se i media attribuiscono le colpe del bagno di sangue europeo alle preoccupazioni per il possibile default americano. Se così fosse parrebbe piuttosto strano che chi è interessato direttamente al possibile default USA, cioè Wall Street, ieri sia scesa, ma assai meno degli indici europei. SP500 (-0,73% ieri) non ha ancora dato alcun segnale di inversione di tendenza. Tanto meno il Nasdaq100 (ieri -0,50%), ancora assai vicino ai massimi fatti lunedì scorso, che oggi dovrebbe rimbalzare con vigore, galvanizzato dalla super-trimestrale del colosso tech Nvidia, diramata a seduta conclusa.

Non che laggiù la situazione economica sia ridente. Ma sulla tecnologia il rallentamento economico sembra non riuscire ad intaccare la capacità di fare profitti. E, siccome i big della tecnologia pesano parecchio anche su SP500, non mi stupirei di vedere nelle prossime settimane un forte recupero di forza relativa di Wall Street rispetto all’azionario Eurozona. Sta già avenendo, ma dovrebbe proseguire. Sempre che i politici USA non siano così incapaci da non riuscire a trovare l’accordo anti-default in tempo utile.

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Pierluigi Gerbino - P. Iva 02806030041
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