Prima di quel momento le borse europee erano partite in timido rialzo, ma avevano svoltato in negativo quasi subito, attendendo guardinghe il dato delle 14,30.
L’inflazione USA di aprile è risultata poi sostanzialmente in linea con le attese. Il dato mese su mese è stato +0,4% sia per l’inflazione globale che per quella “core” ed ha coinciso alla perfezione con le attese degli analisti. Il dato annuale, per il gioco degli arrotondamenti, ha mostrato quella globale al 4,9% dal 5% delle attese e del mese precedente. Quella “core” è risultata al 5,5%, in lieve calo dal 5,6% di marzo ed esattamente coincidente con le previsioni degli analisti.
Non c’era quindi ragione né per esultare, né per deprimersi.
Ma i mercati, che hanno atteso nervosamente per due sedute questo dato, hanno dovuto scaricare con un aumento di volatilità l’adrenalina accumulata. Così a caldo ha prevalso l’esultanza per il calo apparente dell’inflazione annuale globale. Gli indici europei sono tornati sui massimi di inizio seduta e i futures americani hanno suonato la carica per un’apertura di Wall Street in gap rialzista, sia su SP500 che sul Nasdaq100. Ma poco dopo l’apertura USA è arrivata qualche perplessità interpretativa a suscitare prese di beneficio. Forse qualcuno deve aver pensato che un’inflazione che sale al ritmo mensile del +0,4% sta veleggiando ad una velocità di crociera equivalente a quasi il 5% annuale (se usiamo la capitalizzazione composta dei risultati mensili). Solo un inguaribile ottimismo può far pensare che stia rallentando in modo significativo. Perciò potrebbe non bastare a convincere la FED alla fatidica pausa sui tassi.
Così gli indici USA hanno cancellato tutto l’entusiasmo e passato il tempo fino alle ore 19,30 europee a chiudere il gap e tornare in parità (il Nasdaq100) o a passare anche marcatamente in negativo (SP500, che alle 19,30 è sceso anche un attimo sotto quota 4.100).
Le incertezze USA hanno convinto gli indici europei a tornare indietro e chiudere la seduta con un calo non clamoroso, ma non certo atteso, dopo l’esultanza della 14,30. Eurostoxx50, che sintetizza l’azionario europeo, ha fatto -0,38%.
Alle 19,30 le perplessità, come erano arrivate, se ne sono andate. Forse l’esame disaggregato delle varie componenti del paniere ha spinto a maggiore ottimismo. Infatti, si nota che le componenti legate alle spese abitative, cioè gli affitti pagati e quelli figurativi, stimati per le abitazioni di proprietà (il termine americano è shelter), che da parecchi mesi fornivano un contributo crescente all’inflazione, ora hanno cominciato a rallentare e presumibilmente continueranno a ridimensionarsi anche nei mesi successivi.
Perciò sono tornati impetuosamente i compratori e con un paio d’ore di fuochi artificiali, hanno portato SP500 da un saldo negativo ad una chiusura a quota 4.138 (+0,45%), quasi sui massimi dello scoppiettante venerdì scorso. Nasdaq100 ha esultato ancor più, salendo fino a 13.384 (+1,11%), ben oltre i precedenti massimi del 2023.
Perciò l’indicazione che viene da Wall Street per la giornata odierna pare essere piuttosto fiduciosa e portatrice di rimbalzi europei ed estensioni rialziste americane.
Una sorta di via libera alla continuazione del recupero verso i massimi di agosto dello scorso anno per gli indici USA e verso i massimi post-covid per i più forti indici europei.
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