I governanti hanno rassicurato il popolo. Dopo che nonna Yellen, ministro del Tesoro USA, ha detto nel week-end che nessuna banca verrà salvata dallo Stato, gettando lunedì nel panico i mercati europei, nonno Biden ha invece garantito, come sa fare lui, che nessuno perderà da questi fallimenti bancari, perché il Tesoro Federale con un fondo d’emergenza creato appositamente, coprirà le necessità di liquidità dei clienti (tutti, anche quelli molto ricchi) delle due banche bruciate (SVB e Signature bank di New York) e di eventuali altre che si aggiungessero. Inoltre, la FED ha aperto una linea di credito d’emergenza per le banche in crisi di liquidità, a cui attingere per sedare la paura.
Nessuno perderà, perché perderanno tutti i contribuenti americani futuri, dato che si tratta di soldi pubblici che andranno ad appesantire ulteriormente il pachidermico debito pubblico, che sta già galoppando velocemente e raggiungerà tra poche settimane il tetto che per legge non può essere sfondato. Vedremo come faranno a costringere i repubblicani a concedere l’ennesimo innalzamento del tetto del debito per evitare il blocco dei pagamenti e la penosa chiusura degli uffici pubblici, cha tante volte abbiamo visto negli anni passati.
Intanto ieri si sono riviste le mitiche Agenzie di Rating. Moody’s ha declassato l’outlook sul sistema bancario USA, portandolo da stabile a negativo e mostrando capacità previsionali simili a quelle dei pensionati che discutono di borsa al bar (col mio massimo rispetto per i pensionati… un po’ meno per quelli tra loro che vanno a discutere di borsa al bar).
Si noti la motivazione da bar data alla solenne decisione: “ambiente operativo in rapido deterioramento nonostante gli sforzi delle autorità di regolamentazione per sostenere il settore”.
Mi chiedo: si è deteriorato nel week-end? Perché la settimana scorsa non ho visto traccia di avvertimenti delle agenzie di rating. O anche stavolta va di moda chiudere la stalla quando i buoi sono scappati?
Ho già visto queste cose, esattamente uguali, quando crollarono le banche nel 2007-2009 per la crisi dei subprime.
Comunque, ieri l’apertura di un nuovo pozzo di San Patrizio targato Biden ha momentaneamente rassicurato i mercati. Il settore bancario del “globo terracqueo” (copyright Giorgia Meloni) ha rimbalzato e recuperato un po’ delle forti perdite accusate nelle due precedenti sedute. Il pendolo dei rendimenti obbligazionari è tornato a segnare un po’ di rialzo, dopo la vistosa caduta prodotta dalla prima crisi bancaria di questo ciclo economico. Le aspettative del mercato su che cosa farà la FED la prossima settimana sui tassi di interesse ufficiali oscillano come un arbusto al vento. Dalla quasi certezza di un rialzo da 50 punti base che si vedeva mercoledì scorso sui futures monetari, si è passati lunedì ad una possibilità non peregrina, anche se non maggioritaria, che addirittura la FED lasci invariati i tassi ufficiali, capitolando ai primi fallimenti. Ieri ha ripreso una ampia maggioranza delle probabilità l’ipotesi di rialzo di 25 punti base.
Una tale oscillazione di aspettative la dice lunga del ginepraio in cui si è cacciata la FED, che ora non sa più che pesci pigliare, e rischia di pigliarli tutti in faccia.
Anche gli illustri professoroni che compongono il board della maggiore banca centrale del mondo, come le agenzie di rating, non ne azzeccano una. Dopo aver allagato il mondo di liquidità senza pensare che avrebbe prodotto inflazione, dopo aver ignorato per quasi un anno l’inflazione credendola transitoria, dopo aver scatenato in ritardo un ciclo di rialzo dei tassi veemente come da oltre 40 anni non si vedeva, senza porsi il problema se il sistema era in grado di reggerlo… ora sono rimasti spiazzati anche dalle prime crisi bancarie che non hanno visto arrivare e di cui loro stessi sono responsabili, quasi quanto i manager di SVB, che finanziano i venditori di gelati al polo sud e poi si trovano costretti a vendere in perdita i Treasury quando questi falliscono. Ma che prima si disfano delle azioni in loro possesso della banca per cui lavorano appena vedono la fila dei depositanti a prelevare, e un attimo prima del fallimento.
Oggi tutti i giornali titolano che il pericolo è passato. Non sarei così ottimista.
E’ passata (forse) la prima folata della tempesta finanziaria. Ma le crisi finanziarie procedono a ondate e impiegano tempo a dispiegarsi.
La prima scossa fa cadere qualche banca, e spinge a qualche misura di contenimento. Se i rimedi non sono drastici e tempestivi arrivano altre scosse successive.
Non riesco proprio ad immaginare una FED rapida ed incisiva, perché hanno ancora in testa che il nemico da combattere è l’inflazione, che l’economia USA è robusta e che i recenti fallimenti bancari sono un piccolo incidente di percorso. Perciò i rimedi che metterà in campo saranno palliativi.
Così arriveranno altre scosse più violente. E dopo queste la recessione farà vedere la faccia feroce.
Quello che sto raccontando non è un film di fantascienza, ma quel che è già successo 15 anni fa. Allora, dal momento in cui arrivarono i primi fallimenti, Wall Street perse ancora il 50%.
E’ vero che la storia non si ripete mai uguale. Ma le piace fare la rima.
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