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IL SOLITO RITORNELLO: "QUESTA VOLTA E' DIVERSO"
14/03/2023 09:15

La riapertura dei mercati ieri presentava il capestro della crisi bancaria che ha colpito gli USA sul finire della scorsa settimana. Nel week-end e ieri si sono alternati pompieri di ogni specie a rassicurare che: “questa volta è diverso”, “non c’è alcun pericolo sistemico”, “i risparmiatori non perderanno nulla”. Potrei continuare, ma si tratta delle stesse identiche frasi che furono pronunciate quando nel 2007 fallirono i primi due grossi fondi Hedge che aprirono la crisi dei mutui subprime.

Nella mia vita, quando scoppiano i bubboni finanziari, non ho mai visto le autorità politiche e monetarie esimersi dalle consuete rassicurazioni. Il sistema non può saltare, così come il Titanic non poteva affondare.

Almeno questa volta il mite e schivo Powell, con il suo silenzio, ha evitato quella figuraccia che fece il Premio Nobel Bernanke quando proprio allora era da poco più di un anno al timone della FED. Dichiarò, nel luglio 2007, che la crisi subprime avrebbe causato al sistema bancario USA la quisquiglia di una perdita complessiva compresa tra i 50 e i 100 miliardi di $ e pochi e poco rilevanti fallimenti bancari. A misfatto compiuto la perdita fu invece 30 volte tanto e le banche fallite superarono quota 2.000.

Ieri ne sono fallite altre due e non le cito nemmeno perché altre ne seguiranno.

Ormai il tappo è stato tolto e la crisi finanziaria si evolverà nei prossimi mesi, tra contagi, salvataggi, erogazioni di denaro pubblico per “salvare il sistema”. Anche stavolta nessuno dei regolatori e dei politici alla guida delle economie mondiali ha visto arrivare il pericolo, nonostante i tanti anni di tassi a zero e di allagamento monetario a foraggiare le iniziative speculative più spericolate, seguiti da un funambolico rialzo globale dei tassi ufficiali, di rapidità ed intensità record, per frenare l’inflazione.

A nessuno è venuto in mente che una manovra così spericolata avrebbe mandato sulla graticola chi aveva impieghi a rendimento zero con durate lunghe e prezzo di vendita in perdita a doppia cifra e che per stare a galla ora si deve finanziare dal 5% a pronti e fino al 7% sui mutui ipotecari, per non parlare del credito al consumo che costa interessi al 19% annui.

Che qualcosa si sarebbe rotto pareva troppo banale per essere preso in considerazione.

Così ora il bubbone è scoppiato e tutti i media, stupiti e sorpresi, si affannano a sdrammatizzare e sperare che la tempesta passi presto.

Passerà, certo. In qualche modo passerà, come tutte le tempeste, ma non sappiamo tra quanto tempo e soprattutto non sappiamo come si evolverà e i danni che avrà causato il suo passaggio. Per esperienza, avendo vissuto la crisi subprime, tendo ad escludere che siano lievi.

Però gli effetti delle crisi finanziarie si diffondono a ondate e tra una ondata e l’altra le misure di salvataggio monetario illudono che la situazione sia sotto controllo.

Ieri l’azionario europeo si è svegliato dal sogno di essere il Paradiso Terrestre ed ha scoperto il cambiamento repentino di scenario, lasciando sul terreno -3,14% con Eurostoxx50 (peggior calo quotidiano del 2023) e anche di più con gli indici carichi di banche (-3,5% quello spagnolo e -4% quello italiano). L’obbligazionario ha proseguito il suo rimbalzo andando a ridimensionare i rendimenti sui livelli di 6 mesi fa, mentre la maggioranza delle probabilità sull’esito della prossima riunione della FED, che mercoledì scorso davano per quasi certo un rialzo del tasso ufficiale di 50 punti base, ieri era ben collocata sull’ipotesi di 25 punti base, mentre sta salendo ogni giorno che passa la probabilità che addirittura la FED sia costretta a fermare il rialzo. Cosa esclusa solo la scorsa settimana da Powell.

L’azionario USA ha vissuto una seduta molto nervosa e con ampie e ripetute oscillazioni, ad inseguire la buona o la cattiva notizia di turno. Non le riporto neppure perché il vorticoso balletto le rende vecchie nel momento in cui diventano ufficiali.

Comunque SP500 è riuscito a chiudere con una piccola perdita (-0,15%), mentre il Nasdaq100, da settimane tornato ad essere l’indice più forte (o meno debole) d’America, ha portato a casa addirittura un chiusura in buon rialzo (+0,79%). Solo il Russell2000 delle small cap ha continuato a sanguinare (-1,6%).

La tenuta dell’azionario USA su livelli che ormai sono da ultima spiaggia per evitare l’immediato affondo verso i minimi di ottobre, lascia sperare che oggi possa arrivare un po’ di rimbalzo, dopo numerose sedute negative.

Non dimentichiamo che nel 2007, dopo lo scoppio della crisi subprime, che causò un forte calo estivo di Wall Street, la polvere fu nascosta per alcuni mesi sotto il tappeto, facendo credere che il problema era sotto controllo e permettendo a SP500 di andare a realizzare ad ottobre addirittura il suo nuovo massimo storico, da cui partì poi la devastazione del 2008-2009.

Attenzione, perciò, a non farsi prendere troppo dall’ansia di voltare pagina. E soprattutto attenzione a non prendere per oro colato le dichiarazioni dei politici.

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Pierluigi Gerbino - P. Iva 02806030041
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