La settimana che si è conclusa è stata senza dubbio movimentata, con un cambiamento di scenario, che questa settimana, che inizia oggi, potrebbe essere ulteriormente ribaltato.
Esponiamo con ordine e in sintesi la fotografia della scorsa settimana. È iniziata con i mercati in calo sia sull’azionario che sui bond. Sembrava scontare l’ipotesi più volte rimossa di una FED quasi certamente propensa ad inasprire ulteriormente la propria aggressività monetaria nella Riunione FOMC del 22 marzo prossimo. A metà settimana il rendimento dei Treasury bond americani con scadenza a un anno aveva superato il 5,25% e quello a due anni il 5,08%, mentre le probabilità che la FED alzasse nella prossima riunione i tassi di 50 punti base erano di gran lunga preponderanti. Tutto ciò a causa di una economia USA ritenuta da quasi tutti gli osservatori assai robusta e di un’inflazione tornata viscosa a febbraio e poco propensa a scendere.
Ma a partire dalle prime avvisaglie di giovedì, e venerdì con la deflagrazione, ha fatto irruzione sugli scenari il fallimento di Silicon Valley Bank, che ha ribaltato completamente la visione dominante e posto la FED di fronte al dilemma: combattere l’inflazione drenando ulteriore liquidità, col rischio di scatenare il contagio, oppure prevenire una crisi sistemica bancaria fermando il rialzo dei tassi e tornando a fornire liquidità ad un sistema scosso dalla corsa dei depositanti agli sportelli di SVB.
Il mercato obbligazionario USA ha reagito d’istinto ed in modo emotivo con una caduta dei rendimenti, che venerdì sera sono tornati a 4,87% sulla scadenza annuale e a 4,58% sul biennale.
Un ruzzolone che scontava un cambio di strategia da parte della FED per evitare contagi. Una FED che fermi subito o quasi il rialzo dei tassi e ricominci assai presto ad erogare liquidità, come fece a settembre del 2019, senza spiegare il perché (lo capimmo a posteriori, quando qualche mese dopo venne dichiarata la pandemia).
Le probabilità di rialzo da 50 punti base il prossimo 22 marzo si sono così praticamente azzerate e per ora il mercato è tornato ad aspettarsi un rialzo da 25 punti base, ma con prospettive di una fermata molto vicine, come si ipotizzava a inizio febbraio, prima che si prendesse atto della vischiosità dell’inflazione.
Ho scritto e detto più volte nel passato più e meno recente che la FED avrebbe continuato a stringere le condizioni creditizie finché qualcosa di sistemico non si fosse rotto.
Ebbene, la corsa drammatica agli sportelli di SVB e una situazione che ha ricordato a molti i giorni di settembre 2008 del fallimento di Lehman Brothers, per i mercati hanno creato l’evento in grado di imprimere la svolta alla cocciutaggine della FED.
Il mercato azionario, che già aveva accusato il colpo del rialzo dei rendimenti ad inizio settimana, è ulteriormente sceso giovedì e venerdì trascinato giù dal crollo dei bancari ed ha accumulato in USA un passivo settimanale da -4,55% su SP500 (roba che non vedevamo dal settembre dello scorso anno) e un calo da -8% sull’indice Russell2000 delle small cap, che di una crisi sistemica bancaria sarebbero le principali vittime sacrificali.
L’Europa è stata ovviamente coinvolta dallo scoppio del bubbone USA, ma in Europa i mercati continuano a vedere il migliore dei mondi possibili, per cui il calo di Eurostoxx50 è stato confinato in un blando -1,52% settimanale e la situazione grafica continua ad essere laterale e vicina ai massimi di periodo.
Ma non tutto il male vien per nuocere, perché il fatto che il default di SV Bank sia capitato di venerdì, ha permesso di riunire al suo capezzale un sacco di dottori. A cominciare dai minimizzatori, che hanno fatto notare che questa banca non è paragonabile a Lehman Brothers del 2008. Inoltre questa volta il sistema bancario USA è assai più solido di allora (però mi ricordo che anche allora il sistema bancario USA venne dichiarato dal Presidente FED Bernanke molto solido ed in grado di superare la crisi senza grandi difficoltà… poi fallirono 2.000 banche).
Inoltre si stanno cercando acquirenti di alcuni comparti della banca e il governo ha tolto il blocco alla disponibilità dei fondi che superano i 250.000 $, di fatto garantendone la solvibilità con il fondo interbancario FDIC, a cui è stata passata la patata bollente.
Così si spera che tutte queste rassicurazioni oggi evitino il panico, il contagio ed un bagno di sangue a Wall Street.
Un rimbalzo oggi è perciò possibile, perché il weekend ha aiutato a preparare qualche contromisura e a cercare di rassicurare la fiducia dei mercati. Ma occorre attendere che cosa farà la FED, che oggi terrà una riunione straordinaria a porte chiuse.
La situazione comincia ad assomigliare assai a quel che si vide nel biennio 2007-2008.
Avremo occasione di parlarne ancora nei prossimi giorni e, temo, anche nelle prossime settimane e mesi.
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