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IL CANARINO DELLA MINIERA
10/03/2023 09:15

Sembrava una giornata come le precedenti, quella di ieri, con l’Europa azionaria che non riusciva proprio a correggere, robustamente ancorata ai massimi di quest’anno ed inebriata dagli entusiasmi di chi, oltre a non vedere proprio nessuna possibilità di recessione, nemmeno nel trimestre in corso, resta convinto che la BCE non abbia perso il vizio dell’aiutino alla speculazione rialzista e non mancherà di offrire il suo sostegno fermando i rialzi dei tassi se non già a marzo, certamente entro la metà dell’anno.

Wall Street, che questa settimana aveva traballato con la brutta seduta di martedì scorso, ma mercoledì aveva rallentato il calo, ieri è partita in buon rialzo, cercando di fugare i timori suscitati dal discorso di Powell ed aggrappandosi al dato delle 14,30 sui sussidi settimanali di disoccupazione USA, che finalmente hanno cominciato a salire, moderando un po’ la robustezza del mercato del lavoro, che tanto fa arrabbiare la FED.

Ma intorno alle 17, mentre l’Europa azionaria chiudeva una seduta stancamente invariata, ma molto vicina ai massimi dell’anno, hanno cominciato a circolare voci di strani scricchiolii nel mondo bancario. Già nei giorni scorsi l’intermediario di criptovalute Silvergate aveva comunicato una crisi pre-fallimentare, perdendo il 60% del valore. Ieri qualche apprensione è tornata a fornirla anche  Credit Suisse, che ha rinviato la pubblicazione del bilancio dopo i rilievi fatti dalla SEC, l’autorità di controllo USA. Ma il mercato ha cominciato a notare al Nasdaq un’apertura in calo di oltre il -30% di Silicon Valley Bank, una banca di medie dimensioni molto attiva nei prestiti alle startup tecnologiche, dopo l’annuncio di un aumento di capitale da oltre 2 miliardi di $ per coprire le ingenti perdite sulle obbligazioni.

Il mercato si è trovato di fronte al terzo indizio di crisi bancaria e si è ricordato del famoso detto di  Agatha Christie: “Un indizio è solo un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”.

Perciò è cominciato il fuggi fuggi sul mercato azionario USA, scaricando un po’ di tutto, ma soprattutto titoli bancari, come se SVB Financial, che ha poi chiuso la seduta a -60,4%, fosse il classico canarino caduto stecchito nella miniera, fosco preannuncio di fughe di grisù, il letale gas inodore che a volte si sprigiona nelle miniere e spinge i minatori a fughe precipitose.

Così Wall Street in metà seduta ha trasformato il momentaneo rialzo in un calo piuttosto preoccupante. SP500 (-1,85%) ha perso 100 punti tondi dal massimo di 4.018 segnato nella prima mezz’ora. Anche il Nasdaq100 ha ceduto pesantemente (-1,80%), ma peggio di tutti ha fatto il Russell2000 delle small cap (-2,81%).

L’obbligazionario, che nei giorni scorsi aveva sofferto le parole di Powell e scontato ampi rialzi nei rendimenti, ha pensato che se arriva una crisi bancaria non c’è nulla di più efficace per far cambiare idea alla FED e fermare il rialzo dei tassi. Perciò è partito anche un consistente rimbalzo, con speculare correzione sui rendimenti, soprattutto nella parte centrale della curva.

Senza dimenticare che una crisi finanziaria è in grado di portare rapidamente una recessione, con giubilo dei mercati obbligazionari.

Tecnicamente SP500 ha sfondato la forte area di supporto compresa tra 3.945 e 3.928, dove ieri passava la media a 20 sedute, quella a 200 sedute ed il minimo del 2 marzo. E’ un segnale piuttosto forte di continuazione ribassista di breve periodo, che dovrebbe portare al test di 3.885.

Per quel che vale aggiungo che SP500 ha pure completato un evidente testa e spalle ribassista, che proietterebbe il calo fino a quota 3.650.

C’è di che preoccuparsi, anche se spesso le crisi finanziarie deflagrano con qualche mese di ritardo rispetto ai primi segnali premonitori.

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