Era piuttosto improbabile che Powell, dopo l’intervento al Senato di martedì, ieri alla Camera dei Rappresentanti potesse fare un discorso molto diverso. Infatti, si è limitato a qualche precisazione. Come quella che “nessuna decisione è stata presa sul rialzo dei tassi di interesse di marzo”. Dipenderà dai dati economici che verranno nei prossimi giorni.
Non ha comunque rettificato le due frasi che hanno impaurito martedì i mercati, cioè quando ha affermato che “il picco dei tassi sarà probabilmente più alto di quanto precedentemente previsto” e che la FED “è pronta ad accelerare sul rialzo dei tassi, se giustificato dai dati”.
Perciò solo gli ottimisti ad oltranza possono aver scambiato il suo discorso di ieri come un ammorbidimento.
In USA gli ottimisti ad oltranza sul mercato obbligazionario dall’inizio di febbraio ad oggi sono diminuiti parecchio e si concentrano ormai tutti sulla parte lunga della curva dei tassi. Così anche ieri è proseguito il calo delle quotazioni e lo speculare rialzo dei rendimenti sulle durate brevi, fino a raggiungere sulla scadenza annuale dei Treasury il 5,27% di rendimento (a inizio febbraio era il 4,64%), sul due anni il 5,08%. È oltre un punto percentuale in più di quanto segnato a inizio febbraio. Stabile invece, al 3,98% il rendimento del Treasury decennale. Così il tanto temuto differenziale dei rendimenti 10Y-2Y è arrivato al nuovo record negativo di -110 punti base. Per rivedere un valore simile occorre tornare indietro alla preistoria finanziaria del lontano settembre 1981.
Sull’azionario gli ottimisti ad oltranza negli ultimi 6 mesi si sono trasferiti in gran parte sul mercato europeo. Così ieri Eurostoxx50, partito in gap ribassista per incorporare la scivolata di Wall Street della sera prima, ha subito cercato il rimbalzo, cosicché le parole di Powell, interpretate con gli occhiali rosa, lo hanno fatto chiudere in positivo (+0,22%). Meglio hanno fatto Germania, Italia e Spagna, con i loro indici in crescita di oltre mezzo punto percentuale. Ad appesantire Eurostoxx50 sono stati gli scioperi e le proteste in Francia, che hanno pesato sull’indice CAC40 (-0,2%).
Wall Street ha approfittato della volatilità prodotta dalle parole di Powell per realizzare dapprima un nuovo minimo con l’indice SP500 e, successivamente il massimo di seduta a 4.000 punti. La seconda parte della giornata USA è poi tornata indietro fino a segnare un nuovo minimo a quota 3.970. Ma nell’ultima mezz’ora una folata di acquisti, che sembrava orchestrata dalle mani forti per mandare a zero qualche opzione ribassista su basi inferiori ai 4.000 punti, ha riportato l’indice in lievissima positività (+0,14%) e a chiudere la seduta a quota 3.992. Meglio, anche ieri, ha fatto il Nasdaq100 (+0,52%), che da inizio anno cerca di assomigliare più agli indici europei che al fratello maggiore americano.
Il movimento di ieri di SP500 non fornisce certo una dimostrazione di grande forza, dato che tecnicamente la seduta è stata di continuazione ribassista, avendo segnato sia il minimo che il massimo più bassi di quelli della seduta precedente. Ci vuol altro per constatare che la paura della FED si sia allentata.
Per cui oggi è bene rimanere assai guardinghi, evitando di dare per scontato che i minimi di inizio marzo di SP500 (3.928) non possano essere raggiunti e sfondati.
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