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UNA FOMO PIU' FORTE DELL'INFLAZIONE
03/03/2023 09:15

La seduta di ieri ci ha dato qualche lezione sul comportamento dei mercati, e conferma ancora una volta che affidarsi troppo alla “logica” economica non poche volte porta fuori strada.

Lo ha dimostrato il comportamento dei mercati azionari in una giornata in cui sono arrivate parecchie notizie non positive sull’inflazione.

L’obbligazionario ha fatto il suo dovere, andando ad alzare i rendimenti sia in Eurozona che in USA, come vuole la logica che porta a pensare ad una FED e una BCE spinte dai dati ad essere aggressive più a lungo, anche dopo la ormai sempre più vicina riunione di marzo.

Invece l’azionario, dopo un breve sbandamento, ha preso la via del rimbalzo e mostrato che, più che dalla paura dell’inflazione, oggi gli investitori sembrano presi da quella di non riuscire a salire in tempo sul missile che riporterà il toro ai massimi storici. La classica FOMO (Fear of missing out).

Fornisco qualche dettaglio in più. Ieri la seduta dei mercati azionari europei è partita in ribasso per adeguarsi al brutto umore mostrato da Wall Street la sera prima. Del resto, erano attesi per le 11 i dati preliminari sull’inflazione dell’Eurozona di febbraio, su cui era plausibile che ci fosse un po’ di timore, visto l’antipasto indigesto arrivato il giorno prima da quella tedesca.

Ebbene, il dato è stato brutto anche in Eurozona, poiché il la variazione globale annuale di febbraio ha mostrato un rallentamento della salita dei prezzi appena accennato (+8,5% dal +8,6% di gennaio) ma soprattutto è stato assai più alto di quello che gli analisti si attendevano (+8,2%).

La ripartenza dell’inflazione è impressionante soprattutto nel dato mese su mese: mentre a gennaio si vide un calo di -0,2% rispetto a dicembre, a febbraio si è registrato un balzo da +0,8% rispetto a gennaio. Se lo annualizziamo otteniamo una velocità di crociera di quasi il 10% annuale.

Ma non è finita, perché il dato annuale core (senza i prezzi di energia ed alimentari freschi) è salito in febbraio dal 5,3% di gennaio al 5,6% (ottavo mese consecutivo di rialzo), mentre le attese degli analisti erano per un ritmo invariato al 5,3%.

Insomma: non c’è il minimo appiglio che possa aiutare le colombe BCE ad arginare la furia dei falchi.

L’obbligazionario europeo ne ha preso correttamente atto, andando ad alzare i rendimenti su tutta la curva. L’attesa dei mercati è diventata che i rialzi dei tassi ufficiali BCE non si fermeranno col prossimo rialzo da mezzo punto, ma dovrebbero proseguire e portare il tasso di picco oltre il 4%. Intanto il biennale tedesco ha ritoccato il suo massimo portandolo fino al 3,25%. Nuovo record al 2,76% anche per il Bund decennale.

Però l’azionario ha sofferto il dato solo per pochi minuti. È partito quasi subito un convinto rimbalzo che all’ora di pranzo ha riportato in positivo l’indice Eurostoxx50, che rappresenta l’azionario di Eurozona. Alle 14,30 dagli USA sono arrivati altri due dati che dovrebbero spingere la FED alla continuazione dell’aggressività: le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione in calo e il dato del 4° trimestre 2022 sulla produttività del lavoro, risultata in deciso calo ma con il costo del lavoro in forte aumento.

Ma anche queste brutte notizie sono state digerite in fretta. A Wall Street l’indice SP500 ha aperto la seduta in significativo gap ribassista, che lo ha spinto al disotto della media mobile a 200 sedute, ma è riuscito a rimbalzare immediatamente e chiudere il gap nella prima ora. Così Eurostoxx50 ha potuto terminare la seduta con un rialzo non banale (+0,59%), che lo ha riportato al centro del trading range che lo sta imbrigliando dall’inizio di febbraio. Con dati come quelli del mattino alzi la mano chi avrebbe scommesso in una seduta positiva.

Anche Wall Street ha proseguito il rimbalzo nella sua seconda parte di seduta, con un finale veemente, in grado di recuperare quasi un punto e mezzo di rialzo dal minimo di seduta e chiusura a quota 3.981 (+0,76%), proprio a ridosso della media a 50 sedute, abbandonata martedì scorso.

Il grafico giornaliero di SP500 ci consegna un segnale detto “Bullish Engulfing” di inversione rialzista, che potrebbe produrre oggi una estensione del recupero fino ad arrivare alle prime resistenze statiche di 4.018 e 4.028, oltre le quali potremo cominciare ad attenderci la fine della correzione.

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